Le trame di Cammera alle spalle dell'assessore Marcianò

marcianoangela 500di Angela Panzera - L'assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò era tra le più fiere oppositrici di Marcello Cammera. La Dda di Reggio Calabria lo mette per iscritto. Intercettando per mesi e mesi il dirigente comunale, finito in manette oggi nell'ambito dell'operazione "Reghion", gli inquirenti hanno appuntato e appurato tutto l'astio che Cammera nutriva nei confronti dell'assessore, recentemente vittima dell'attentato incendiario che le ha distrutto l'autovettura. La stessa che aveva "osato" architettare, stando alle loro parole, lo spostamento di settore. Angela Marcianò andava punita, andava "uccisa" sulla stampa. Onta e disonore per chi aveva solo pensato di togliere il re dal suo regno. Già, per come si evince dal fermo emesso oggi dal pm antimafia Stefano Musolino, l'onnipresente e onnipotente Paolo Romeo in tempi non sospetti aveva chiesto informazioni sul neo-assessore comunale «a Giovanni Pontari, funzionario della Regione Calabria, segretario regionale UGL Autonomie della Calabria». Il 21 aprile 2015, l'assessore ai lavori pubblici poi, racconta al tecnico comunale, geologo Vincenzo Postorino che, «durante un incontro avvenuto a Palazzo San Giorgio richiesto dalle associazioni di Gallico al Sindaco Giuseppe Falcomatà, ha conosciuto l'avvocato Paolo Romeo, che indica al suo interlocutore come il "Capo di Cammera" (...)Angela Marcianò, che evidentemente non conosceva il personaggio col quale stava interloquendo, afferma di essere rimasta attonita nello scoprire chi fosse: "Io paralizzata, io che non avevo idea di niente, questo mi guarda e mi fa, poi se ne va, mentre se ne va mi fa il baciamano e mi fa – La sua fama la precede, è stato veramente un piacere conoscerla e sappia che io sono dalla sua parte – Mizzica! Io mi è venuta la pelle d'oca, io l'ho guardato, sai che vuol dire che mi è venuta la pelle d'oca, ...come se sapesse, non come, sapeva tutti i cavoli, quello che sto facendo, quello che non sto facendo, tutto, ...tutto!...-Vuole il numero, ci scambiamo il numero? – gli ho detto io, no, non si preoccupi – Ma, guardi che io l'aspetto perché ho i progetti sul lungomare di Gallico, perché l'amministrazione ha fatto degli scempi – gli stavo dicendo e tuo compare non è là, come mai che li ha acconsentiti, che ti ha rovinato il lungomare di Gallico? ...tu che hai la tua dimora? ...Enzo, mi devi credere, ma sai che significa uno, una specie di tappetino, cioè con un fare proprio viscido ...omissis... ho detto, mamma questo! devo dire la verità, si vedeva che ha un'intelligenza fuori dal comune, su questo non ci sono dubbi, cioè, questa è una mente malefica ...si capiva dai ragionamenti che faceva, da come lasciava parlare e poi si inseriva, proprio, sai, uno, proprio che ... e dice – io volutamente sono venuto perché volevo incontrarla, ho chiesto espressamente di incontrarla". I due conversanti commentando l'incontro convergono sul fatto che Paolo Romeo faccia parte dei c.d. "poteri occulti" che hanno determinato il decadimento della città ed in merito l'uomo afferma: "Uhh! ..la massoneria! ...massoni, massoni! ...ho parlato io con lui, ho avuto a che fare". Angela Marcianò continua ad esporre i fatti e dichiara che nessuno era al corrente della partecipazione del Romeo in quanto all'incontro avrebbero dovuto prendere parte le associazioni del lungomare di Gallico delle quali Romeo si è rivelato esserne il "dominus". In merito all'individuazione di Paolo Romeo intervengono le affermazioni dell'interlocutore della Marcianò: "se me lo avessi detto te l'avrei detto io ...perché è direttamente interessato là sulla, ...sulla vicenda ed ha sempre, ...un'associazione lui ce l'ha ...la sua è un'associazione! E la sua sede è vicino al BAR dove ci siamo fermati noi quando siamo andati a Gallico, ...siamo passati davanti". L'uomo lo indica come posto al vertice di un'associazione avente sede a Gallico di Reggio Calabria, innanzi un Bar. E' chiaro il rifermento all'associazione "Circolo Pescatori Posidonia – Associazione Sportiva Dilettantistica" avente sede presso i locali dalla ex Fata Morgana, innanzi il Bar Snoopy di Gallico Marina"».

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Se Romeo almeno davanti faceva l'adulatore, alle spalle però aveva preparato un coltello da piantare nella schiena dell'assessore. « Il ruolo quindi di Marcello Cammera- è scritto nelle carte dell'inchiesta- era messo in discussione dall'assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò che pretendeva la rotazione dei dirigenti, nei vari settori comunali ed ostacolava ad ogni piè sospinto il ruolo dominante di Cammera all'interno dell'ufficio "Progettazione ed Esecuzione Lavori Pubblici" (poi "Settore Servizi Tecnici") del Comune di Reggio Calabria». Ed ecco che per la Dda la giornalista Teresa Munari «interveniva "a gamba tesa" nella predetta dinamica, pubblicando su "Il Garantista" un articolo a firma "Giacomo Losi", assai polemico nei confronti del citato assessore. Non solo, ma quando il Cammera era denunciato penalmente, in ordine alle modalità attraverso le quali si stavano eseguendo i lavori di riposizionamento del basolato, lungo il Corso Garibaldi, in violazione delle prescrizioni impartite dalla locale Soprintendenza dei Beni Culturali, la giornalista, coadiuvata, si produceva in un'intervista al Cammera, funzionale a tutelarne la posizione e consentirgli, anzi di contrattaccare. Anzi, seguendo un clichè tipico di Paolo Romeo, progettando denunce o altre azioni giudiziarie da parte del Cammera, al fine di "bilanciare" e, così, anestetizzare gli effetti di quella avente per oggetto la sua attività».

La Dda parla di veri e propri «nuovi interventi a mezzo stampa della Munari in favore di Cammera, sempre mediati dal Paolo Romeo e concordati con quest'ultimo». L'articolo esce e la Munari intercettata al telefono con Cammera commenta cosi: "Ma l'hai letto il mio pezzo sull'assessora?" "Maria l'ho ammazzata, l'ho ammazzata...". Per gli inquirenti la Munari la riteneva una "nemica" del dirigente poiché sarebbe stata una delle artefici del progetto di rotazione dei dirigenti all'interno del comune di Reggio Calabria. Sarebbe stato quindi messo in piedi un «disegno preciso, questi (Munari, Cammera e Romeo ndr) infatti attaccavano gli oppositori di Cammera e ne difendevano la posizione mediatica attraverso manovre studiate tra loro "a tavolino"». Sempre intercettato Cammera dirà alla Munari che «a breve le avrebbe fornito una motivazione per attaccare nuovamente l'assessore Marcianò, in quanto quella mattina i Carabinieri avevano sequestrato il cantiere che stava realizzando i lavori sul Corso Garibaldi. Cammera: "Va bene ora ti sto offrendo un'altra occasione "m'ammazzi" (perché tu possa ammazzarla ndr) un'altra volta..." "Hanno sequestrato il cantiere del Corso" "Si, si ieri l'hanno sequestrato i Carabinieri..." "...si, no..., allora l'hanno sequestrato a seguito di una denuncia fatta dalla soprintendenza...". Cammera spiega le ragioni del sequestro mettendole in relazione alla volontà della soprintendenza, che definiva ostile e capricciosa, e che era intervenuta sul Corso Garibaldi e sul Lido Comunale: "Perché c'è un atteggiamento ostile e capriccioso da parte di una sovrintendente e di un funzionario che stanno facendo di questa vicenda un fatto personale e stanno mettendo in discussione tutto quello che sta accadendo a Reggio Calabria, vedi Corso Garibaldi, vedo Lido Comunale per il capriccio, di, di, di, di due, di due soggette e perché a questo punto il Sindaco non... e questo devi scrivere perché il Sindaco non si...". La Munari si offre subito di scrivere un articolo secondo le indicazioni di Cmmera ma vuole capire bene la questione. "No, ma non parlo oggi così non posso parlare, voglio cose chiare io non posso rischiare..." "Adesso così a caldo, intanto sto andando a Capo Vaticano e non posso, perché sto andando due giorni fuori, se scrivo, scrivo lunedì, martedì capito?". Cammera le suggerisce di richiamare nell'articolo il ruolo del sindaco nella vicenda "...però a questo punto sarebbe importante richiamare il ruolo del Sindaco in questa vicenda. Tu perché non ti vesti di autorità a questo punto perché non invocare un'ispezione del Ministero che una volta...". La Munari a quel punto chiede a Cammera se voglia essere intervistato sul punto, puntualizzando che l'intervista non l'avrebbe fatta lei, consueta accortezza che la Munari usa per evitare commenti negativi sul fatto che tutti erano a conoscenza del loro rapporto di amicizia "Ma tu se ti fanno un intervista la fai? Visto che sei soggetto da... non da me..." "...non la faccio io..." "...te la faccio fare da qualcuno eh?". Cammera accetta di buon grado la proposta "Si, si, si, si...si perché no"». Ma sarà la stessa giornalista a fare poi l'intervista e a firmarsi con uno pesudonimo, un trucchetto non passato inosservato ai Carabinieri.

L'astio per la Marcianò continua. « La Munari- è scritto nelle carte dell'inchiesta- si pone in solidarietà con Cammera ritenendo sempre che il suo peggiore nemico sia l'assessore Angela Marcianò e riferisce di essere contenta perché "la ragazza" ha capito con chi ha a che fare e che lei (Marcianò) non ha mai avuto tanto risalto sulla stampa come avere una pagina intera "No, io sai perché sono contenta pure? Sono contenta che quella merda, la quella ragazza, la ragazzina poi, capito? Capisce con chi ha a che fare..." "...lei una pagina così non l'ha mai avuta..."».

Ma il dirigente stava perdendo colpi, stava perdendo il potere e «nonostante quest'auraa di onnipotenza che lasciava sgomenti e pavidi i dipendenti, pur a conoscenza di gravi illegalità perpetrate da Cammera, gli attacchi provenienti dapprima dalla Commissione Parlamentare Antimafia e, poi, soprattutto, dall'assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò avevano incominciato ad incrinare l'immagine autoritaria che il dirigente comunale imponeva all'interno dell'Ufficio. E mentre questa percezione andava montando in Marcello Cammera la sua reazione svelava il metodo allusivo e mafioso con cui la sua autorità all'interno dell'Ufficio Tecnico ed il silenzio pavido dei relativi dipendenti, erano stati conquistati». Gli inquirenti parlano proprio di un «atteggiamento arrogante e minaccioso nei confronti dei suoi collaboratori», come quanto accaduto il maggio dello scorso anno in cui Cammera colloquiando con Giuseppe Quartuccio sostiene «di aver riferito a suoi responsabili, durante una riunione, di non farsi prendere la mano dai nuovi amministratori (del comune di Reggio Calabria) che, a suo dire, peccano d'esperienza: "non vi fate prendere dal vortice della situazione di questi giovani amministratori che sono inesperti e la loro inesperienza spesso li induce a voler fare, a voler strafare". Aggiunge di aver detto loro "non vi fate prendere dal vortice, vi prego perché poi voglio evitare le spiacevoli conseguenze. Tra l'altro per voi sarebbe più semplice – morto il re, viva il re – ma vedete che io godo di ottima salute e vi vorrei ricordare che gli assessori, i Sindaci, i consiglieri comunali vanno e vengono ma i dirigenti restano ed io gioco forza devo stare qui altri 8-9 anni. E pure se ruoto, sarò sempre il vostro dirigente". Ancora, evidenziando palesemente i toni minacciosi, dice sarcasticamente "io li guardavo a tutti quanti, a Macrì, a Postorino, a tutti quanti. Gli ho voluto dire – state attenti perché...la ruota gira...e se oggi vado alla Cultura domani posso tornare ai Lavori Pubblici, all'Urbanistica...e vi spacco il culo lo stesso». Ma oggi Cammera è finito in galera, la ruota ha smesso di girare.