Combine e squalifiche: gli intrallazzi del broker che vuole l’Asd Reggio Calabria

pagniellomorrisdi Claudio Cordova - Nel suo passato, foto con Pelè, eventi con Ronaldo e Ronaldinho, presidenze, incarichi e consulenze e affari. Ma anche un arresto e periodi di squalifica affatto irrilevanti. E', in estrema sintesi, il curriculum di Maurizio Antonio Pagniello. Per tutti Morris. Il suo nome, nelle ultime ore, viene accostato all'Asd Reggio Calabria, la squadra di calcio del presidente Mimmo Praticò, arrivata a giocarsi i playoff nell'ultimo campionato nazionale dilettanti, dopo aver provato a far risorgere il calcio reggino, in grande crisi dopo i tanti guai che affliggono la Reggina e Lillo Foti. Lo scoop è della testata tematica Reggio nel pallone, che prima intervista Pagniello "c'è l'interesse per il Reggio Calabria" e poi chiede conferme proprio a Praticò "se son rose fioriranno...".

Con il proprio scoop Reggio nel pallone prefigura "prospettive decisamente interessanti" per il calcio reggino, proprio in virtù dell'interessamento di Pagniello e dei suoi soci, così come affermato dal broker. Una figura ricorrente nel mondo del calcio, quello di Pagniello, uomo d'affari nato nel 1977 in Australia. Basta digitare su Google il suo nome e i risultati sono a decine: con la sua Genova International School of Soccer's prometteva investimenti un po' ovunque. Dei suoi affari, infatti, è possibile leggere in articoli in lingua italiana, inglese, spagnola e portoghese.

Un vero globetrotter.

L'ultima volta che Pagniello si è associato con qualcuno, però, è finito agli arresti Il suo nome, infatti, è tra le decine di fermati da parte della Dda di Catanzaro, che alcuni mesi fa ha scoperchiato un organizzato sistema di calcio scommesse e combine nel mondo del calcio dilettantistico, in alcuni casi anche con l'ombra della 'ndrangheta. Un ruolo importante, nell'ottica accusatoria, l'avrebbe rivestito proprio Pagniello: la sua figura, in particolare, emerge nei presunti tentativi di combine per alcune partite del Monza, di cui Pagniello sarebbe stato consulente, essendo vicino alla proprietà inglese del club, rappresentata dalla meteora Dennis Bingham.

Era in Spagna, Pagniello, quando la Polizia di Stato di Catanzaro andò a cercarlo su mandato della Dda del capoluogo. Si costituirà alcuni giorni dopo in Questura per rispondere di aver preso parte alle combine di alcune partite del Monza. Pagniello sarebbe stato tra i complici dell'organizzazione criminale il cui scopo era quello di alterare i risultati di alcuni match di Lega Pro, in particolare Monza-Torres e Bassano-Monza.

Pagniello avrebbe svolto il ruolo di mediatore nel tentativo di pilotare il risultato di quei match. Secondo la Dda di Catanzaro, alcuni indagati, avrebbero offerto o promesso, attraverso la mediazione di Pagniello al presidente Bingham denaro o altra utilità affinché il Monza perdesse il match di Lega Pro contro la Torres disputato alla fine del 2014 e poi conclusosi con la netta vittoria del Monza per 3-0, a causa del rifiuto del presidente del Monza. E sempre secondo la Dda, Pagniello avrebbe partecipato all'associazione criminale contestata nell'ambito dell'inchiesta, conoscendone l'esistenza e condividendone gli scopi.

L'imprenditore inglese Bingham aveva, nel dicembre del 2014, acquistato la società calcistica del Monza, facendosi carico dell'ingente esposizione debitoria di tale compagine calcistica che si aggirava intorno ai due milioni di euro. Pagniello sarebbe divenuto ben presto un uomo di fiducia di Bingham e avrebbe sposato in toto l'intento criminoso di Mauro Ulizio, (ex Direttore Generale del Monza calcio ed ex socio, occulto, e Direttore Generale "di fatto" del Pro Patria): Pagniello si sarebbe fatto portavoce delle intenzioni di Ulizio, sia presso Bingham, sia presso l'allenatore del tempo, Fulvio Pea.

100mila euro sul tavolo.

Ma nonostante gli sforzi le trattative per l'alterazione del risultato, malgrado le ripetute ed insistite offerte fatte al presidente del Monza, si arenavano davanti alle paure del vertice societario del Monza che non accettava le offerte di Ulizio e degli altri sodali. In un caso sarà inoltre lo stesso mister Pea a rifiutarsi di fare il gioco sporco di alcuni dei soggetti coinvolti nell'inchiesta. A Ulizio, Pagniello, in una conversazione intercettata, dice: "Lui (riferendosi a Bingham) prima di Natale deve avere i soldi sul conto per la ricapitalizzazione della società, 200mila"; "Bene - risponde Ulizio - allora adesso io lo posso aiutare (...) gli devi dire che lui mi deve dare retta, perché domani dobbiamo fare..."; e Pagniello che risponde: «...sì, sì, fai... che lui già sa".

Così, Pagniello si esprimeva con i suoi interlocutori: "Dove cazzo vanno... non è vero... giocano que... aspetta che... sappiano che non prendono un... se... appena loro sanno che non hanno la possibilità di prendere neanche uno stipendio... nessuno gioca... e noi dobbiamo decidere chi gioca...non devono giocare loro! Devono giocare quelli che... riteniamo che rimangono... non quelli li... capito?".

Le parole di Pagniello tratteggiavano bene quanto insistenti fossero state le sue fraudolente insinuazioni, che nulla avevano potuto contro la determinazione dell'allenatore del Monza, che rifiutava di "vendersi" ai soliti "combinatori", rifiutando pure l'offerta di tornaconti economici personali: "...non c'e' nessuna disponibilità'...nessuna disponibilità da lui...zero...ma Mauro quando dico zero proprio...guarda che c'e' BMW anche per te c'e' ...sai...andiamo sulle compagnie...".

Singolare (per usare un eufemismo) che il presidente Praticò abbia lasciato la porta aperta a un soggetto del genere, già presidente del Trento, società che, dopo l'esperienza Pagniello arriverà al fallimento. Singolare che Praticò non abbia escluso un possibile ingresso in società, di una persona gravata da pesanti sospetti sulla sua probità, proprio in ambito calcistico. Anche, perché, appunto, il nome di Pagniello è abbastanza noto alle cronache, non solo per "Dirty Soccer" e la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ma anche per la giustizia sportiva. All'inizio del 2016, il Tribunale federale, presieduto da Sergio Artico, ha inflitto a Ulizio, ex direttore generale del Monza ed ex socio occulto della Pro Patria, la sanzione: "in continuazione, inibizione a svolgere qualsiasi attività nell'ambito della Figc per anni 5 e preclusione, oltre a anni 1 e mesi 6, e ammenda di 100mila euro", a Gianni Califano, già direttore sportivo del Monza, la sanzione: "inibizione di mesi 6 e ammenda di 30mila euro"; a Morris Pagniello, ex dirigente occulto del Monza, la sanzione: "in continuazione, inibizione di mesi 8 e ammenda di 35mila euro".

Conversando con un sodale, è lo stesso Pagniello ad affermare di essere già stato squalificato. Nel periodo in cui il broker della Genova International School of Soccer's veniva ascoltato e registrato dalle cimici calabresi, scontava una squalifica di 6 mesi inflittagli dalla Federcalcio per non aver ottemperato,quale presidente all'epoca del Trento1921,al pagamento nei termini stabiliti dei credit ivantati da un calciatore in forza alla sua squadra.

Insomma, Pagniello la Calabria la conosce già abbastanza bene. Se son rose, fioriranno...