Le mani dell’associazione segreta di Paolo Romeo sugli Enti

romeopaolo22lugdi Claudio Cordova e Angela Panzera - Gli avvocati Paolo Romeo e Antonio Marra, il commercialista Natale Saraceno, il cancelliere Aldo Inuso, l'ex magistrato Giuseppe Tuccio, il giornalista e politico Amedeo Canale, il prete don Pino Strangio, il professore Rocco Zoccali, l'uomo delle associazioni, Domenico Pietro Paolo, il dirigente della Regione, Giovanni Pontari e Andrea Scordo. Sono rappresentate quasi tutte le categorie nell'associazione segreta ipotizzata dalla Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta "Fata Morgana". Il Gip Barbara Bennato ha emesso la misura cautelare per alcuni di questi soggetti, confermando quello che era già trapelato negli scorsi giorni: l'esistenza di una loggia coperta che avrebbe condizionato la vita pubblica di Reggio Calabria ingerendo in enti come la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria e il Comune di Reggio Calabria, influenzandone scelte e indirizzi.

Di tale associazione avrebbero fatto parte gli indagati, ma anche diversi altri soggetti ancora in corso di identificazione.

Una struttura complessa in cui è possibile che i vari associati non conoscessero la comune appartenenza. Regista occulto e abile tessitore di relazioni e manovratore di plurimi interessi sarebbe stato proprio l'avvocato Paolo Romeo: un "grimaldello" – viene definito nelle carte d'indagine – attraverso cui dischiudere ambiti fin qui inesplorati e inconfessabili per Reggio Calabria. Un centro di potere sociale, capace di mutuare forza di intimidazione, tipica della 'ndrangheta, e tecniche di raffinata pressione attraverso la prestigiosa rete relazionale già emersa negli scorsi giorni. Una pressione occulta che avrebbe condizionato la vita politica della città dello Stretto.

Amici vecchi e amici nuovi. "Fratelli" vecchi e "fratelli" nuovi. Attraverso varie associazioni pubbliche, che, però, avrebbero schermato la vera natura dell'associazione segreta capeggiata da Paolo Romeo. Nelle carte d'indagine è ricorrente il nome della IGEA (Istituto studi e ricerche Geomarine Ecoenergetiche Ambientali): al suo interno il socio fondatore, [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO], ma anche il professor Domenico Pietropaolo, e poi l'avvocatessa Paola Colombini, il marchese Saverio Genoese Zerbi (già presente nelle carte d'indagine che richiamano rapporti intessuti negli anni '70), il professor Rocco Zoccali e il prete don Pino Strangio. Eterodiretto dallo stesso Paolo Romeo anche l'ex assessore comunale alla Polizia Municipale di Reggio Calabria, Amedeo Canale, che con la sua associazione "Formula Sud", si sarebbe prestato a far ingerire Romeo nella vita pubblica cittadina: Canale sarebbe stato il referente di Romeo per l'accesso ai finanziamenti pubblici gestiti dal Consiglio Regionale della Calabria. Lo stesso Canale si sarebbe adoperato per risolvere una pratica amministrativa pendente presso gli uffici comunali, per il tramite dell'allora comandante della Polizia Municipale di Reggio Calabria, Alfredo Priolo.

Ma, oltre alle evidenze sul finanziamento del libro dell'ex magistrato Giuseppe Tuccio dalla Provincia (leggi qui), sarebbero emerse varie ingerenze di Paolo Romeo & co. nell'Ente intermedio reggino.

Dalle indagini sarebbero emerse i rapporti tra Paolo Romeo e il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, con riferimento al progetto "Nostra" delle province di Reggio Calabria e Messina. In quest'ottica, uno degli indagati, il consigliere provinciale Demetrio Cara, sarebbe diventato un altro interlocutore dell'avvocato Romeo. Sarebbe stato proprio l'avvocato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a predisporre una bozza del protocollo d'intesa da firmare. Sarà poi ancora Romeo a suggerire a Cara alcuni enti da coinvolgere, come l'Università per Stranieri, l'associazione industriale e l'ANCE. Modi eleganti e diplomatici con cui comunque Paolo Romeo sarebbe riuscito a manipolare il consigliere. Insomma, la Provincia di Reggio Calabria sarebbe stata un feudo di Romeo, che si esprime così parlando con l'amico Pietropaolo: "C'è un'ignoranza crassa... dispiace che questi poveri dirigenti provinciali... non hanno la dimensione politica del problema... non conoscono il meccanismo attraverso il quale si realizza la condivisione... la conclusione è che noi prepariamo una lettera ora, che faremo firmare a Raffa, con la quale convocheremo , a firma di Raffa, cioè Raffa convocherà questa Commissione per sabato ... venerdì... dove in questa nuova struttura di Commissione, mettiamo pure sta storiella di oggi, però, questa è sovrastante, una sovrastruttura dove loro finiscono per essere relegati... diciamo... a ruolo di pianificatori... diciamo... di panificatori... non pianificatori – risata generale - ... ora vediamo... dice Antonio che la preparava e la mandava a te e a me...".

Ma i tentacoli di Paolo Romeo si sarebbero allungati anche sul Consiglio Regionale, anche tramite l'intervento di congiunti in servizio a Palazzo Campanella. Romeo avrebbe avuto contatti con consiglieri di schieramenti vari: dal centrodestra con Candeloro Imbalzano al centrosinistra con Giuseppe Giordano. Ma, stando alle carte raccolte dagli inquirenti, altro soggetto fidato sarebbe stato l'allora segretario questore del Consiglio Regionale, Gianni Nucera, attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa in un'altra indagine della Dda di Reggio Calabria. "Quali comandi, Paolo!" dice in una conversazione Nucera, interloquendo con Romeo.

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