Paolo Romeo e i riferimenti alla massoneria

massoneria 500di Claudio Cordova - Negli anni addietro, il collaboratore di giustizia Filippo Barreca fece pesanti riferimenti circa il ruolo che Paolo Romeo avrebbe avuto all'interno della massoneria. L'indagine "Fata Morgana" dei pm Stefano Musolino, Giuseppe Lombardo, Rosario Ferracane e Luca Miceli riattualizza però il dato. Il tema della partecipazione alla massoneria torna in voga nelle conversazioni del Romeo, allorchè diveniva pubblico il secondo memoriale spedito dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice, nel frangente in cui egli aveva fatto perdere le tracce, abbandonando la località segreta in cui era sottoposto al regime di sicurezza da parte del Servizio Centrale di Protezione. Il dialogo avveniva con il fidato avvocato Antonio Marra, anch'egli indicato dal Lo Giudice nell'elenco dei componenti una loggia massonica occulta che rappresentava una sorta di prosecuzione ideale di quella a cui aveva fatto riferimento Barreca e che, come già segnalato, era stata indicata, più di recente, anche dal collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio. Nel settembre 2013, viene intercettata presso il Circolo Posidonia una conversazione ambientale tra Romeo e Marra, in cui i due legali, sia pure con allusioni, commentano il fatto che viene loro attribuita la contigua appartenenza alla Massoneria. Marra, infatti, nel criticare la differente interpretazione giudiziaria per i reati bancari contestati agli imprenditori Cento e Montesano – a suo dire, nei confronti del Montesano, a fronte di una responsabilità accertata per un ammanco di € 160 milioni, non è stato preso alcun provvedimento – sostiene che i riflettori sarebbero, invece, puntati sulla sua persona e su quella di Romeo, di fatto, sempre inserite nell'elenco degli appartenenti alla massoneria reggina. Emblematico, al riguardo, è lo scambio di battute tra i due, durante il quale, al Romeo che accusa il suo interlocutore di essere massone e, pertanto, necessariamente inscrivibile al relativo elenco "...se sei massone, cosa vuoi, che non ti mettano?", Marra ribatte con un proverbio locale: "...il bue dice cornuto all'asino...".

Un'affermazione dialettale che lascia spazio a poche interpretazioni.

D'altronde, l'interesse di Romeo per le notizie di stampa in ordine alla sua collocazione nella massoneria segreta inquinata dalla ndrangheta, nel periodo in cui si dava pubblicità al secondo memoriale del collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice, è costante, palesando i timori dell'indagato per la possibilità che fossero rinvenuti documenti che lo attestassero; sicchè, per verificare tale circostanza, Romeo cercava di carpire informazioni nell'ambiente giornalistico, al fine di risalire alla fonte dell'informazione ed acquisire i dettagli utili ad intendere l'attendibilità e, quindi, la rilevanza giudiziaria del dato riferito dai mezzi d'informazione.

E che la massoneria rappresenti un tema abbastanza sentito dall'indagato e dai suoi "amici" lo confermerebbe anche il contenuto di alcune conversazioni telefoniche intercorse tra Romeo e la giornalista Teresa Munari, la quale, non appena apprende della pubblicazione di un articolo, su "Calabria Ora", inerente i soggetti appartenenti alla massoneria deviata, indicati da Nino Lo Giudice durante la sua collaborazione, lo avvisa che nella lista appare anche il suo nome, accanto a quelli dei Frascati, di Montesano, Scopelliti, Loiero. Romeo ne appare piuttosto sorpreso e giura alla sua interlocutrice di non essere mai stato massone ma, allo stesso tempo, non riesce a celare la sua curiosità e, interrompendola durante il proprio racconto, per ben due volte a distanza di poco tempo, chiede se in tale elenco si faccia riferimento in particolare a qualche documento ovvero vengano indicati solo dei nomi a caso, come se il richiamo ad una eventuale documentazione potesse rappresentare un problema maggiore "...No...però...pe...pe...perdonami, scusa! Ma questo elenco...lui indica qualche documento o indica nomi a caso...a suo giudizio?". Successivamente, la Munari riferisce di una lista nera della Procura, costituita dalla presunta lobby che, a dire di Lo Giudice, nel suo memoriale, la DDA avrebbe dovuto smantellare, e aggiunge che il suo nome compare subito dopo quelli di Mollace, Agazio Loiero e Franco Morello, seguiti da quelli di Pietro Fuda, Luigi Logoteta, Luigi Fedele, Antonino Nicolò, Demetrio Serraino, Romeo (ex proprietario della Perla dello Stretto) e Francesco Zoccali.

Gli inquirenti rilevano quindi un notevole interesse da parte di nei confronti di tutte le notizie che lo riguardano e lo avvicinano alle associazioni massoniche e, in talune occasioni, è stato egli stesso a citare la simbologia propria della massoneria, così come confermato da uno scambio di battute conseguente all'arrivo dell'imprenditore Domenico Barbieri presso il Circolo Posidonia:

ROMEO: "me la dice lunga quell'aria di ... quell'area di ... compassata, qua ci vuole..." (risata)

BARBIERI: "quell'aria compassata?!"

ROMEO: "il compasso, no!? Non sai cosa simboleggia!?"

BARBIERI: "Si, simboleggia la massoneria!" - ROMEO: "Siii..." [risata]

Per gli inquirenti dunque esiste "un vero e proprio sistema di potere solidamente organizzato che, occultato dalle attività ricreative, culturali e sportive di tali associazioni, sotto la guida dell'Avv. Romeo, è perfettamente in grado di esercitare la propria influenza decisoria sulle determinazioni delle pubbliche amministrazioni e sulle locali dinamiche economico-imprenditoriali".

Secondo la Procura, dunque, "nella vasta rete relazionale del Romeo, è agevole selezionare un gruppo più ristretto con cui l'indagato mantiene una speciale relazione di solidarietà che ha chiare assonanze con quella di tipo massonica".