Crotone, giornalista di Video Calabria licenziata per aver chiesto stipendio

Francesca-Caiazzo 1"Capita ancora una volta a Crotone e per l'ennesima volta in Calabria. Un'altra giornalista è stata licenziata per aver detto basta ad un vergognoso andazzo che mortifica la dignità di quanti, con serietà e impegno, svolgono la professione giornalistica in una regione nella quale i rischi sono sempre più alti, ma i diritti per molte aziende rappresentano un optional".

E' la denuncia di Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e componente della Giunta Esecutiva Fnsi, sottolineando che "Francesca Caiazzo è una professionista seria e scrupolosa, conosciuta e apprezzata in tutta la regione per il rigore e la determinazione con cui ha sempre svolto il suo lavoro. In quasi nove anni di servizio a Video Calabria, con contratto a tempo pieno e indeterminato, mai un richiamo o un appunto da parte dell'azienda, mai un rifiuto a quanto le veniva chiesto".

La vicenda è terribilmente semplice: "la Caiazzo è stata licenziata per aver "osato" chiedere all'azienda il puntuale e, soprattutto, regolare pagamento delle spettanze dovute". Francesca Caiazzo, giornalista professionista in servizio dal 1° dicembre 2006 a Video Calabria, è stata messa alla porta dall'emittente televisiva calabrese per aver rivendicato il pagamento di cinque stipendi arretrati, delle tredicesime e delle indennità redazionali mai ricevute.

Insomma la rivendicazione di un diritto, si è tramutata – come spesso accade – una rappresaglia con il rivendicante. Fare il giornalista non è un lavoro semplice, ma lo è ancor meno in una terra come quella calabrese dove l'editoria annaspa, le redazioni dei giornali chiudono, le spettanze quasi mai vengono onorate, la professionalità viene pagata con le briciole e le prestazioni lavorative si tramutano spesso in volontariato.
Il licenziamento che il Sindacato Giornalisti della Calabria ritiene "nullo, inefficace e illegittimo", è giunto per mezzo di "raccomandata a mano" [...] "per giustificato motivo oggettivo" e con "effetto immediato".
"Per motivazioni relative ad una situazione di grave difficoltà economiche in cui versa l'azienda – è scritto nella lettera – la sua attività lavorativa non può più essere proficuamente utilizzata. Rilevato che non è possibile reperire all'interno dell'azienda altra posizione lavorativa ove collocarla, siamo pertanto costretti a licenziarla, in data odierna, per giustificato motivo oggettivo".
Paradossalmente, dopo la cacciata di Francesca Caiazzo, nella redazione giornalistica di Video Calabria è rimasto un solo giornalista.
"Come farà a fare tutto da solo – si chiede il Sindacato Giornalisti chiedendo anche l'intervento del Corecom – dovrà spiegarlo l'azienda rispondendo anche ai tanti, troppi, quesiti legati a questo illegittimo licenziamento. A partire dal perché, prima di far scattare il licenziamento, non ha valutato il ricorso agli ammortizzatori sociali. Se, come afferma l'azienda, Video Calabria è "la televisione più vista in Calabria da sempre", è impensabile, infatti, pensare di poter garantire un'informazione di qualità con un solo giornalista".
"Video Calabria, come ogni altra impresa editoriale, deve capire che – afferma Carlo Parisi – in questo grave momento per l'editoria italiana, funestata da una crisi senza precedenti, non c'è e non può esserci spazio per le imprese d'informazione senza giornalisti. E', infatti, sulla qualità dell'informazione che si giocano il futuro e la credibilità dell'intero Paese: bisogna impedire agli editori senza scrupoli – sottolinea il segretario del Sindacato dei giornalisti – di distruggere definitivamente un settore messo in ginocchio dal crollo del mercato pubblicitario che, tra crisi generale e spending review, ha imposto, tra l'altro, alla pubblica amministrazione di tagliare le risorse destinate alla cosiddetta pubblicità istituzionale".
"Allo stesso modo i giornalisti – conclude Carlo Parisi – hanno un solo strumento di difesa per la professione giornalistica: il "no", chiaro e forte, a proposte "lavorative" indecenti. Fare il giornalista non è un hobby, ma una professione: un lavoro che, come tale, va pagato e tutelato.
 Il rispetto della dignità professionale del giornalista è un principio indiscutibile, che non ammette eccezioni di sorta. Non esiste qualità dell'informazione senza qualità del lavoro e rispetto della professionalità di quanti, con coraggio e sacrificio, credono ancora che il giornalismo non possa essere svolto con superficialità ed improvvisazione".