I pm di Catanzaro: “Una giornalista a far da tramite tra Monsignore Costantini e la cosca Grande Aracri”

"Attraverso alcuni professionisti, la cosca di Cutro dimostra di avere entrature nei vertici giudiziari ed ecclesiastici" a Roma. Così il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che commenta gli esiti dell'inchiesta "Aemilia", che, attraverso una sinergia tra Procure (tra le altre quella di Bologna e Catanzaro, appunto) ha portato all'arresto di oltre 160 persone legate alla cosca Grande Aracri di Cutro, nel crotonese. A far da tramite tra la famiglia Grande Aracri ed il monsignore, Maurizio Costantini, della Diocesi di Roma – secondo quanto riportato nel decreto di fermo di oltre mille pagine firmato dal procuratore aggiunto di Catanzaro Giovanni Bombardieri, e dai pm della Dda Vincenzo Capomolla e Domenico Guarascio – sarebbe stata una "giornalista residente a Roma", Grazia Veloce, che non è indagata – "di fatto ben conosciuta negli ambienti del Vaticano" e "molto vicina a personalità di rilievo del Vaticano e della politica italiana". Secondo i pm la giornalista "si è preoccupata in più occasioni delle sorti giudiziarie di Nicolino Grande Aracri e del genero Giovanni Abramo presentando loro come luminare in giurisprudenza tale Benedetto Giovanni Stranieri", avvocato originario del leccese residente a Roma che figura tra le persone sottoposte a fermo con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. "La piena consapevolezza da parte di Veloce Grazia di agire in favore di un sodalizio criminale di tipo mafioso – si legge nel decreto di fermo – emerge chiaramente dai contenuti di molte conversazioni di cui la stessa è protagonista e che saranno sviluppate in altra sede non risultando destinataria del presente provvedimento. In questa sede il ruolo di Veloce Grazia assume estremo rilievo in quanto, in ragione dei suoi rapporti con istituzioni massoniche e cavalierati vari, pure strettamente collegati con ambienti del Vaticano, presenta a Nicolino Grande Aracri ed ai suoi sodali Benedetto Stranieri quale 'avvocatò capace di risolvere alcuni problemi giudiziari che riguardano in quel momento una delle posizioni di vertice della cosca ed in particolare il genero dello stesso Nicolino Grande Aracri, Abramo Giovanni, soggetto, peraltro in quel momento detenuto ed in cui favore la stessa Veloce attiva tutti i suoi contatti in Vaticano per il suo trasferimento in altro Istituto carcerario".