Traffico di beni archeologici, due crotonesi al vertice dell'organizzazione criminale. Così i reperti venivano individuati e messi in commercio

reperti600Due residenti nella provincia di Crotone (il primo a Scandale, il secondo a Ciro' Marina), cultori di archeologia e conoscitori dei luoghi in cui reperire materiale archeologico da introdurre illecitamente sul mercato, entrambi sono risultati essere costantemente impegnati nell'attivita' di ricerca clandestina di reperti e stabilmente collegati nel circuito di commercializzazione, erano al vertice dell'organizzazione criminale sgominata oggi per il traffico di beni archeologici.

Gli arrestati (2 in carcere e 21 ai domiciliari) sono accusati di aver fatto parte, a vario titolo, di un'associazione finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita. Gli 80 decreti di perquisizione hanno riguardato altrettanti soggetti, indagati in stato di liberta'.

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Le indagini, riporta l'Agi, hanno certificato anche collegamenti con alcuni trafficanti di altri Paesi. In territorio italiano, l'operazione e' stata condotta in sinergia con i Comandi provinciali Carabinieri di Crotone, Bari, Benevento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena, Terni, Viterbo ed il supporto dell'8 Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, dello Squadrone Eliportato "Cacciatori di Calabria" e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia. Oltre 350 i militari impiegati, supportati all'estero dagli investigatori della Metropolitan Police di Londra, della Polizia Criminale del Baden-Wurttemberg, dell'Ufficio Centrale di Polizia Francese per la lotta al Traffico Internazionale di Beni Culturali e del Servizio Serbo per la Lotta alla Criminalita' Organizzata.

Le indagini hanno accertato l'esistenza di un vasto traffico, su scala nazionale ed internazionale, di reperti archeologici provenienti sia da scavi clandestini operati nei siti archeologici di "Apollo Aleo" a Ciro' Marina, "Castiglione di Paludi" a Paludi (Cosenza) e nell'area di "Cerasello" (che, seppur non soggetta a vincolo, riveste un indiscutibile interesse archeologico), sia da tante altre aree private nelle province di Crotone e Cosenza. Nel corso dell'attivita' investigativa sono stati recuperati diversi reperti archeologici risalenti al IV e al III secolo a.C. rinvenuti nella disponibilita' di uno dei capi dell'organizzazione, quali 5 vasi e lucerne in terracotta, piatti con scene di animali, fibule e monili vari; sequestrati anche i mezzi meccanici e le attrezzature tecniche utilizzati per l'escavazione del terreno e per le ricerche archeologiche clandestine. Durante le perquisizioni di oggi sono stati trovati e sequestrati in diverse abitazioni in altre regioni italiane altri reperti provenienti verosimilmente dal Crotonese per un valore di svariati milioni di euro.

Nel mirino un gruppo di tombaroli che - spiegano gli investigatori - agendo "nell'ambito di una organizzazione criminale con specifica ripartizione di compiti e di ruoli, e servendosi di tale struttura", e' riuscito a procurarsi un gran numero di reperti archeologici destinato al mercato clandestino italiano ed estero attraverso una fitta e complessa rete di ricettatori. L'organizzazione - costituita da tombaroli, intermediari e ricettatori - "per qualita' e quantita' di illeciti commessi, nonche' per caratteristiche strutturali ed organizzative" rappresenta un vero e proprio fenomeno criminale che, secondo la definizione del gip, costituisce la "criminalita' archeologica crotonese", radicata nella provincia e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari. Le fasi del traffico illecito sono state documentate dettagliatamente attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, pedinamenti, sequestri, fino ad arrivare alla vendita ai collezionisti finali. I vertici dell'organizzazione hanno diretto e controllato l'attivita' dei componenti, pianificato le singole spedizioni ed individuato i luoghi di interesse, grazie alle specifiche competenze in materia. Inoltre, hanno predisposto modalita' operative tali da scongiurare, o quanto meno contenere, il rischio di controlli da parte delle forze dell'ordine, anche attraverso l'utilizzo di canali di comunicazione di difficile intercettazione. I sodali, dal canto loro, si sono mostrati astuti e prudenti, consapevoli di dover "parlare poco" e di utilizzare un linguaggio criptico per riferirsi al materiale archeologico: "appartamenti", "asparagi" o "motosega", termine con il quale veniva abitualmente indicato il dispositivo "cerca metalli".