“I 400 precari della Abramo Customer Care di Crotone ‘licenziati’ dal Decreto Dignità”

dimaio500"Come volevasi dimostrare 'la frittata è stata fatta'! Altro che 'boom economico', come annunciato dal Ministro del Lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio. Il cosiddetto Decreto Dignità ha prodotto i suoi effetti devastanti provocando un danno occupazionale incalcolabile che, allo stato, riguarda circa 400 lavoratori dipendenti della Abramo Customer Care di Crotone e che ora per effetto del famigerato decreto sono privi di qualunque contratto". Lo sostiene, in una nota, la consigliera regionale Flora Sculco, in merito alla mancata stabilizzazione dei contratti a tempo determinato dei dipendenti dell'azienda attiva nel settore dei call center. Sindacati e dipendenti hanno puntato il dito contro il provvedimento varato dal governo in base al quale i lavoratori assunti con contratti a tempo determinato, dopo un periodo di 24 mesi, devono essere stabilizzati.

"Non c'è che dire! L'osannato cambiamento' colpisce i più deboli che si trovano – aggiunge Sculco - a dover interrompere un percorso lavorativo che qui nel profondo Sud, a Crotone, può essere l'unica speranza di futuro. Infatti, i lavoratori 'licenziati dal decreto', come tanti altri che già intravedono questa nefasta prospettiva, sono – aggiunge la presidente del gruppo consiliare 'Calabria in rete' - in grandissima parte collocati nelle aree più svantaggiate del nostro Paese. In queste realtà. le opportunità di lavoro costituiscono una preziosità da difendere e tutelare e semmai da moltiplicare e sviluppare. Nel caso del decreto dignità si interrompe un percorso di stabilizzazione e di speranza che tanti uomini e donne hanno allevato giorno dopo giorno, mese dopo mese, e che oggi vedono bruscamente svanire".

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"Bene hanno fatto i lavoratori che, nella giornata di ieri, hanno promosso un sit-in di protesta e ai quali esprimo tutta la mia vicinanza, dichiarando la piena disponibilità a valutare ed intraprendere ogni utile iniziativa mirata a trovare le possibili soluzioni che, in questo caso, non sono e non possono essere ritenute – conclude Sculco - una 'trasgressione' al decreto, bensì affermano equità e giustizia sociale, principi cardine della nostra Costituzione".

"Per colpa dello sciagurato #decretodignita' 400 lavoratori calabresi, nel silenzio generale, resteranno senza #lavoro. Alla scadenza del contratto l'azienda non glielo rinnovera'. Da precari a disoccupati. Ministro @luigidimaio dov'e' la dignita' se le persone restano senza lavoro?". Cosi' il senatore Matteo Richetti commenta su twitter quanto accaduto in una azienda di Crotone che non ha potuto rinnovare il contratto a 400 lavoratori a causa del dl dignità.

Critiche al decreto arrivano anche dal fronte Partito democratico. Su twitter, il presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci scrive: "Mentre Di Maio parla di boom economico, a Crotone 409 persone perdono il lavoro a causa del suo decreto dignita'. Dignita', si', come quella che manca a questo governo. #ministrodelladisoccupazione".

"I 400 licenziati a Crotone sanno bene il nome e il cognome di chi li ha messi per strada. Il Sud si ribelli a chi pensa che la dignità della persona si garantisca con il reddito di cittadinanza e non con il lavoro. Di Maio prenda atto dei catastrofici effetti del suo decreto dignità". Lo afferma il senatore Antonio Saccone (Udc-Forza Italia).

A difesa del Governo sono, invece, intervenute, le parlamentari del M5S Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado. 

"Ormai dovremmo essere abituate a leggere titoli ad effetto e attacchi continui al Governo, ma ogni volta restiamo stupefatte, e non già perché titoli e tanto meno contenuti più o meno offensivi e/o aggressivi ci sconvolgano, bensì perché è così evidente, nelle note pubblicate, la strategia di coloro che tentano di difendere il sistema ed i loro compagni di merenda che, alla fine, anziché arrabbiarci, ci viene da sorridere per i patetici tentativi, in extremis, di volersi accreditare ancora come i difensori dei più deboli.
E, comunque, la cosa che più ci stupisce è la nostra totale incapacità di meravigliarci".

E ancora: "Non ci meravigliamo, infatti, che per anni si siano avallate azioni di precedenti governi che hanno privato i lavoratori della loro dignità condannandoli ad un precariato a vita ; non ci meraviglia altresì che tutto ciò sia avvenuto sotto lo sguardo distratto di chi avrebbe dovuto difenderne gli interessi; non ci meravigliamo del sentimento di diffusa sfiducia che i lavoratori avvertono in maniera sempre più diffusa e capillare, non ci meraviglia, e oggi ne abbiamo la riprova, perché la nostra scientifica e annosa osservazione ci ha consentito di capire che non si valuta obiettivamente la bontà di un provvedimento a prescindere dalla sua paternità, ma che proprio a quest'ultima si guardi prioritariamente facendo in modo che la provenienza determini il giudizio e la decisione di avallarlo o meno. Un esempio che ancora grida vendetta? La buona, anzi la ottima scuola di renziana memoria, l'arruffato piano assunzionale, l'esilio dei docenti deciso dal mitologico quanto sconosciuto algoritmo e la condanna alla precarietà di ruolo nel silenzio assordante dei sindacati.
Ma oggi sul banco degli imputati a Crotone siede il decreto dignità cui viene attribuita la responsabilità della perdita del lavoro di circa 400 persone cui la Abramo Customer Care non rinnova o non rinnoverà i contratti ed i cui vertici attribuiscono disinvoltamente le colpe al provvedimento legislativo varato nello scorso mese di luglio. Non ci meravigliamo affatto che la Società Abramo si affranchi da ogni tipo di responsabilità in merito a tali decisioni, pur contestandone vivamente la fondatezza per le evidenti discrasie tra i proclami ed il concreto operare. Ma soprattutto non ci meraviglia affatto, perché ormai di lapalissiana evidenza da molto tempo, la posizione di coloro che dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori. La posizione di coloro che dovrebbero essere al fianco dei lavoratori, di coloro che avrebbero dovuto esultare per un provvedimento che mirava e mira a dare dignità ai lavoratori stabilizzandoli in quanto evidente il loro necessario contributo lavorativo nell'azienda, ed invece si schierano a sostegno dell'azienda avallandone l'operato e, coniando il terrificante slogan "Meglio precari che disoccupati", ne strumentalizzano la legittima protesta e ne aizzano le ire contro l'attuale Governo reo di avere fortemente voluto dare un forte impulso alla loro stabilizzazione anziché contro chi, dopo averli fatti lavorare per anni come precari, se ne libera disinvoltamente provvedendo a rimpiazzarli, mediante qualche escamotage, con risorse inquadrate in figure di natura diversa (ma che svolgeranno sempre lo stesso lavoro... come dire cambia l'involucro, ma il contenuto del pacco è sempre lo stesso) mirando esclusivamente al proprio interesse e al proprio profitto. Ribadisco. Non ci meraviglia la posizione della società che, se pur disdicevole sotto ogni profilo, resta nel trend di una attività svolta a fini di lucro e certo non di beneficenza. Ma, purtroppo, non ci meraviglia nemmeno la posizione dei rappresentanti sindacali che avrebbero dovuto insorgere contro questo sistema, sostenere la dignità dei lavoratori, combattere contro gli escamotages che li penalizzano e invece si scagliano, a prescindere, contro chi ha operato contro la precarietà ritenendosi evidentemente più in sintonia con chi la precarietà ha sostenuto al punto di sacrificare giovani e meno giovani condannandoli ad un futuro incerto e senza speranze.
Auspicando, pertanto, il ritorno dello spirito e l'indipendenza che animò fenomeni come quelli di Solidarnosc, ribadiamo la nostra solidarietà ai lavoratori che oggi protestano invitandoli ad una seria riflessione sulle reali responsabilità della loro attuale situazione e fin d'ora ci dichiariamo disponibili ad essere concretamente al loro fianco qualora vogliano intraprendere qualsiasi azione interlocutoria con l'Azienda, unica responsabile della situazione attuale, in tutte le sedi istituzionali competenti e/o presso il Ministero del Lavoro".