Pietrino Fabiano censisce 57 giochi della tradizione regionale calabrese

È fresco di stampa l'esordio letterario di Pietrino Fabiano, I giochi perduti (Calabria Let-teraria Editrice). Il libro, che di recente è stato presentato nella sala consiliare del Comu-ne di Rocca di Neto di fronte a centinaia di lettori, censisce 57 giochi della tradizione regionale calabrese: ne descrive dettagliatamente le regole per poi farli rivivere insieme ai compagni di un tempo, tra quelle "rughe" polverose, dove si affacciavano le piccole case arroccate e stracolme di bimbi.
«Se per un attimo chiudessi gli occhi – sostiene Fabiano – oggi mi rivedrei con gli amici in mezzo a "l'ortu i di Corduli", la nostra Via Pal, rigorosamente in pantaloni corti e calzini, a prescindere dalla stagione. Si giocava in ogni rione, a qualsiasi ora, e difficilmente ci si addentrava da soli nel "territorio nemico", perché si rischiava di essere fatti prigionieri o subire le angherie degli altri ragazzi. I giochi scandivano le stagioni: c'erano quelli prima-verili ed estivi, quelli autunnali e invernali. La noia non esisteva e il tempo correva veloce alla sera, quando si era talmente stanchi che anche il sonno diventava un piacere. Trat-tengo questa sensazione della mia infanzia che, a dispetto del progresso, rivivrei dacca-po». Il libro è un viaggio nella memoria del gioco che inten¬de essere un contributo per la conservazione e la rivitalizzazione di una cultura ludica, per ricongiungere passato e pre-sente, quasi come un filo invisibile.

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«Riscoprire alcuni giochi popolari – prosegue Fabiano – significa riscoprire le proprie origini e recuperare il senso di appartenenza nei confronti di un'intera comunità. La nostra infanzia era vissuta nell'innocenza, perché non si avvertivano differenze sociali tra il figlio di papà e il figlio dell'operaio. Ciascuno cresceva nella consapevolezza delle proprie capacità, acquistando fiducia in se stesso, e nei giochi di gruppo imparava a fidarsi degli altri, dei vicini, che di riflesso si sentivano responsabilizzati. Per dirla tutta, sapevamo giocare perché riuscivamo a stare insieme, a interiorizzare il concetto di collaborazione: dove ognuno apportava il proprio contributo individuale alla squadra. Quei giochi, purtroppo, non esistono più perché le "rughe" ci sono state rubate dalla tecnologia ed essi rivivono solo attraverso di noi». Il messaggio che l'autore vuole trasmettere a chi legge è di fermare il tempo e di ripescare nei cassetti della memoria i giochi dell'infanzia per insegnarli ai piccoli odierni, così da riprovare le emozioni accantonate, quelle che non possono attraversare lo schermo di un pc o di uno smartphone.

PIETRINO FABIANO è nato a Rocca di nato a Rocca di Neto nel 1956. Direttore Amministrativo in pensione dal 2014. Il suo primo lavoro a 20 anni presso la Direzione Didattica di Esine (Bs), poi un lungo periodo all'Istituto Tecnico Industriale "G. Donegani" e al Quarto Circolo Didattico, infine al Liceo Classico Pitagora di Crotone. Oggi mette a disposizione gratuitamente della UIL Scuola di Crotone la sua pluriennale esperienza. I giochi perduti è la sua prima avventura letteraria.