‘Ndrangheta, ecco chi sono gli imprenditori calabresi finiti del mirino della Dia di Firenze

Dianuova 4La Direzione Investigativa Antimafia di Firenze ha sequestrato un patrimonio stimato in oltre cinque milioni di euro nei confronti di tre imprenditori calabresi: Giuseppe Iuzzolino, 80 anni, Martino Castiglione, 60 anni, Martino, Vincenzo Benincasa Vincenzo, 57 anni, tutti originari di Strongoli (Crotone), ma radicati da molti anni in Toscana.

I sequestri, avvenuti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia e Crotone, riguardano 9 società, 19 immobili (tra fabbricati e terreni), 6 beni mobili registrati (5 autovetture e 1 motoveicolo) e 40 rapporti bancari (conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli), riconducibili a 21 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche.

Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Firenze, scaturisce da complesse indagini condotte dalla Dia, coordinate dal procuratore della Repubblica, Giuseppe Creazzo, e dirette dal sostituto procuratore, Eligio Paolini, che hanno consentito di dimostrare non solo le ingenti movimentazioni di capitali e gli investimenti immobiliari effettuati dagli stessi (frutto di reati fiscali e altre attività illecite) a fronte di esigui redditi dichiarati, ma anche i legami con la criminalità organizzata calabrese.

Tra le molte operazioni poste in essere dai tre imprenditori calabresi, spicca quella relativa alla 'Sira Costruzioni Sas di Benincasa Vincenzo & C.', con sede a Strongoli, di cui oltre il 50% del capitale è detenuto da Iuzzolino (unitamente alla moglie, alle due figlie e al genero), mentre la restante parte è suddivisa tra Castiglione, Benincasa e i loro familiari.

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Attraverso tale società è stata sviluppata un'articolata operazione immobiliare per la costruzione di 66 appartamenti su un terreno sito a Prato, acquistato per oltre un milione e trecentomila euro, la cui provvista di denaro è stata fornita in contanti e senza l'ausilio di alcun finanziamento bancario.

Inoltre, particolare attenzione da parte degli investigatori è stata posta anche sulle movimentazioni dei conti bancari di tutti i componenti dei rispettivi nuclei familiari, in cui sono stati versati dal 2009 al 2014 contanti per oltre un milione di euro. Infine, le indagini della Dia hanno evidenziato contatti tra i tre imprenditori calabresi e gli appartenenti alla famiglia Giglio, organici all'omonima 'ndrina dominante a Strongoli, nei cui confronti sono state fatte transazioni di denaro senza alcuna giustificazione lecita.

"Siamo in presenza di ingenti capitali di incerta provenienza - ha spiegato il procuratore Giuseppe Creazzo - a fronte di redditi bassissimi dichiarati che dal 1998 al 2016 sono stati in media di 9.000 euro l'anno"