Cosenza, Festival del giallo: nella mostra del Mam giallo e noir tra attimi, sensazioni e stereotipi

Il Lungo Busento che sembra quasi il Lungo Senna dove ha sede il Quai des orfèvres, il palazzo di giustizia che ospita la polizia giudiziaria parigina, luogo di lavoro di Jules Maigret, il commissario reso celebre dalla penna di Georges Simenon. O il Ponte dell'Arenella in piena notte, con una sagoma che somiglia tanto all'investigatore cui diedero corpo ed anima Jean Gabin al cinema e l'indimenticabile Gino Cervi in televisione, quando la tv in bianco e nero appassionava e creava proseliti. O ancora la Villa Vecchia, dove si staglia ancora un profilo maigrettiano, appena illuminato dalla luce di un lampione.
Cosenza come Parigi. Tre scatti che non passano di certo inosservati e che sono parte integrante dell'interessantissima mostra allestita al Museo delle Arti e dei Mestieri e proposta dalla terza edizione del Festival del giallo e del noir di Cosenza, promosso dal Comune e dalla Provincia, insieme all'Associazione "Prospettiva Avvenire". Un evento da non perdere questa esposizione che ha per titolo "Scatti in giallo", che resterà visibile fino al prossimo 2 dicembre, e che vede 11 fotografi reinterpretare il giallo e il noir secondo il proprio stile personale, attraverso una serie di scatti, diventati poi delle vere e proprie tavole fotografiche, che attingono a piene mani ai diversi generi di giallo, ora risolvendosi in tributi quasi doverosi al cinema, con omaggi, neanche troppo nascosti, a questo o quel regista, ora fermando in pochi fotogrammi l'attimo di uno stato d'animo o di una sensazione, spesso dominata dalla paura. Degli 11 fotografi che formano l'ossatura della mostra, due sono vere eccellenze nazionali della fotografia: Daniele Luxardo, appartenente ad una delle dinastie più longeve di fotografi italiani, particolarmente attiva nel mondo del cinema, e Fabio Vittorelli, esponente di spicco della cosiddetta "fotografia di strada" che gli è valsa frequenti apparizioni sulla rivista "Vogue". Solo due gli scatti di Luxardo presenti in mostra, "Presagio" e "Sicilian Connection", che danno, però, l'esatta misura di chi si ha di fronte. Moltissime le campagne pubblicitarie per griffe importanti che portano la sua firma, anche se buona parte della sua popolarità Daniele Luxardo la deve al fatto di essere stato il fotografo di scena di molti film di Dario Argento, da "Profondo Rosso" a "Suspiria". Fabio Vittorelli è presente, invece, con 4 fotografie : "Riflessi", "Ombre", "Lame di Luce" e "Time to kill". Buona parte dei pannelli della mostra sono, però, occupati dagli scatti di un nucleo solido di valenti fotografi calabresi e cosentini, quattro dei quali appartengono al laboratorio di arte fotografica "4 Imaging" che si occupa della promozione e della divulgazione della fotografia, intesa come espressione artistica.
Si respira forte un'aria hard boiled in alcuni degli scatti di Alessandro Greco, amante del vintage: se "Gangster story" omaggia scopertamente l'omonimo film di Arthur Penn, ritratto senza compromessi di una delle più celebri coppie del crimine come Bonnie & Clyde, "Private eye" strizza l'occhio all'omonima pellicola di Robert Benton, ma riecheggia atmosfere care a Chandler o ad Hammett. Di sicuro effetto anche gli scatti in giallo di Roberto Salvidio che sorprende per la sua personalissima ricostruzione fotografica del personaggio di Jack lo Squartatore, affidata ad un trittico che, in un gioco di rovesciamento di prospettiva, ritrae il tavolo dell'investigatore che dà la caccia al pericoloso criminale e, subito dopo, quello dove Jack prepara il suo prossimo attacco da serial killer. Dal sapore dichiaratamente glamour gli scatti di Gianfranco Confessore che non rinuncia alla presenza femminile, affascinato dalle spy story, ma che dà il meglio di sé con "Cigar, smoke, Gun", dove la ricostruzione degli ambienti fumosi di certi distretti investigativi è colta con fedele adesione agli stereotipi tramandati dalla letteratura e dal cinema. Non è da meno Giuseppe Greco.
Pregevolissime le sue foto "Soggettiva di un delitto" "Omicidio al telefono", dall'imprinting hitchcockiano, "Into the rain" e "L'ombra con la pipa", dove torna prepotentemente il tributo a Simenon.
Completano il lotto dei fotografi presenti in mostra Andrea Bianco, Roberto Calcaterra, vibonese che vive a Milano e la cui "Collina degli scheletri" si inscrive nel novero della "trekking photography", genere da lui molto praticato, Paolo Peluso, Fabrizio Zicarelli e il più giovane del gruppo, Lucantonio Salvidio la cui foto esposta "Addio sogni di gloria" lascia intravedere, a dispetto del titolo, un percorso in ascesa.
Insomma, una mostra che offre tanti motivi per essere visitata.
Affrettarsi! C'è tempo fino a martedì 2 dicembre.