"Come amministrazione comunale e assessorato alle politiche sociali del comune di Rende ci impegneremo affinché nella nostra città si istituisca al più presto un centro diurno per assistenza alle persone affette da malattie neurodegenerative": così l'assessore Annamaria Artese a margine dell'incontro "Liberi dalle demenze. Conoscerle, capirle, avvicinarle, prendersene cura" tenutosi lo scorso lunedì pomeriggio al Museo del Presente.
"Bisogna porre attenzione maggiore verso le famiglie dei malati oltre che ai pazienti -ha proseguito l'assessore- e a loro rivolgere il nostro supporto. Per farlo è necessario offrire una formazione specializzante agli operatori e, al contempo, creare una rete tra istituzioni e associazioni di categoria e di volontariato che operano in tale ambito. Oggi, con questa iniziativa, promossa grazie anche alla collaborazione della consigliera di maggioranza Romina Provenzano, si stabilisce un punto di partenza dal quale iniziare ad operare in maniera organica".
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L'assessore alla sanità Mario Rausa ha poi introdotto i lavori proponendo al pubblico in sala la visione di del cortometraggio "Sogni" interpretato da Loretta Goggi e diretto dal regista Angelo Longoni: "registriamo a livello regionale -ha dichiarato Rausa- una carenza di strutture specializzate a garantire assistenza alle persone affette da demenze".
Il neurologo Maurizio Morelli ha illustrato come nonostante le nuove terapie e gli approcci alle diagnosi della malattia, il decennio appena cominciato: "si presenta complesso, ma allo stesso tempo carico di sfide da affrontare per definire e diagnosticare al meglio le malattie neurodegenerative e curarle".
Il ricercatore Antonio Cerasa, impegnato nello studio delle neuroscienze per il CNR, ha spiegato che: "è importante dare la giusta importanza al trattamento comportamentale oltre che alle terapie farmacologiche può fare la differenza e influire sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti".
A concludere la presidente dell'associazione Ra.Gi. Elena Sodano: "occorre conoscere la demenza nella sua specificità perché ogni demenza ha il suo corpo e quindi approcci corporei e comportamentali diversi. Le demenze non riguardano più gli anziani, ma anche persone più giovani. Per questo è necessario avere approccio diverso a seconda della malattia. Noi ci occupiamo del corpo emozionale che nessuna intromissione cerebrale può cancellare. Per arrivare al nostro benessere bisogna creare relazioni durature tra medico e paziente e tra paziente e famiglie. I malati devono vivere relazioni terapeutiche sinergiche e inclusive. La terapia espressiva corporea integrata è da questo punto di vista un metodo che cerca di recuperare l'identità del paziente all'interno di un tempo e di uno spazio discontinuo a livello relazionale all'interno di un corpo non riconosciuto proprio dal paziente stesso. Dare loro tempo relazionale e tempo terapeutico significa dunque decodificare i loro gesti e le loro metafore attraverso cui esprimono le loro emozioni e i loro bisogni perché è attraverso il corpo che si esprimono".
Dopo il dibattito, la serata si è conclusa con un aperitivo preparato e curato dagli studenti dell'Istituto d'istruzione superiore "Todaro-Cosentino" guidato dalla dirigente Tina Nicoletti.