Danni da amianto. conciliazione raggiunta per due dipendenti di Ferrovie della Calabria. Falsetta (Bene Comune): “Non e’ giustizia, ma ammissione di responsabilità”

Si è conclusa con una conciliazione la vertenza riguardante due dei lavoratori a tutt'oggi in servizio presso Ferrovie della Calabria, utilizzati dalla società di trasporto in modo diretto e abituale per ben 15 anni (dal 1995 sino al 2010) ad attività lavorative consistenti specificatamente in interventi di controllo, manutenzione di materiali contenenti amianto nelle sue strutture edilizie.
Per entrambi i dipendenti, rappresentati e difesi dall'Avvocato e Presidente dell'Associazione Bene Comune Calabria Filomena Falsetta, è stata accertata la sussistenza di un danno biologico differenziale correlato alle attività svolte, coincidente con le rispettive percentuali del 25 e del 30 %, riconducibili alle condizioni cliniche, con particolare riferimento ai risvolti psichici sorti a seguito di una protratta esposizione all'amianto in mancanza della dovuta protezione prevista dalla normativa vigente.

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I due lavoratori hanno infatti riferito di aver lavorato in stretto contatto con l'amianto completamente sprovvisti di adeguati dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di altri dispositivi di protezione individuali.
Ad entrambi, a titolo di risarcimento danni, sono state corrisposte, da parte del Datore di Lavoro Ferrovie della Calabria, le rispettive somme di euro 27.000,00 e 23.000,00 in via stragiudiziale.

"Tuttavia – dichiara Falsetta – non ritengo assolutamente si tratti di una vittoria, né sotto il profilo giuridico, nè, tantomeno, sotto quello sociale, specie se ci si rapporta ai dati contenuti nel Libro bianco delle morti di amianto in Italia, presentato il 19 giugno scorso dal Presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) Ezio Bonanni, i quali confermano, purtroppo, il trend in aumento, sia in ordine alla diagnosi, che per i decessi; un totale di 6000 decessi nel 2017 (anche non tenendo conto di tutte le patologie amianto); 40 milioni di tonnellate da bonificare, tra materiale compatto e friabile; un milione di edifici pubblici e privati con notevole presenza di materiali di amianto ancora da bonificare.
Pertanto, a fronte di questa silenziosa ecatombe, non può non riaffiorare una delle più pregnanti dichiarazioni sociali (ripresa, tra l'altro, da una recente sentenza della Corte di Strasburgo): "la vita umana non è monetizzabile", perché ciò significherebbe mettere in gioco il concetto stesso di Essere e di comunità.
Il risarcimento ottenuto dai lavoratori dovrebbe, quantomeno, rappresentare un indice di ammissione di responsabilità da parte del Datore di lavoro, ma certamente non può mai convergere con la parola "giustizia".
Un senso di responsabilità che dev'essere prima di ogni altra cosa umanamente sentito, e mai confondersi con la tendenza, ormai diffusa in molte aziende, di ignorare il problema garantendo irrisori compensi al solo fine di distogliere l'attenzione dei lavoratori dal reale problema, alterando, persino, la loro obiettività in merito a questioni che riguardano i propri diritti nonché la sicurezza del proprio operato e dell'ambiente circostante. Un comportamento, questo, "doppiamente colposo".
Pertanto, l'Associazione che rappresento, e che è divenuta contenitore delle istanze dei dipendenti di Ferrovie della Calabria, si farà carico dell'onere sociale di verificare l'effettivo stato dei luoghi della società di trasporto calabrese, nonché la valutazione del rischio e, a seconda degli esiti, esortare il Datore di Lavoro affinchè si attivi per programmare ed eseguire nei tempi tecnici strettamente necessari, interventi di bonifica dell'amianto (da effettuarsi solo per opera di ditte specializzate e abilitate formalmente e a seguito di un piano di lavoro redatto da tecnico abilitato), provvedendo la nomina di un "responsabile amianto" e avendo cura di consegnare il piano di lavoro alla ASL competente per territorio, che si riserva la possibilità di eseguire ispezioni del cantiere.
Dall'altro lato - conclude Falsetta -, è pur vero che tutto questo non potrà certamente impedire a quella fibra invisibile a occhio nudo e assunta con il gesto più semplice quale il respiro, di produrre i suoi effetti milioni di respiri dopo, quando ormai si è nel bel mezzo di quel viaggio che è la vita, ma contribuirà in ogni caso a scatenare una forma di reazione straordinariamente innocua, questa volta, e perfettamente percettibile: il grido sociale".