Lunedì Bruno Palermo all’Unical per i falsi miti delle mafie e la costruzione di una pedagogia antimafiosa

E' Bruno Palermo, giornalista e scrittore, l'ospite dell'85° seminario del progetto scientifico-didattico Pedagogia della R-Esistenza, giunto al settimo anno di attività e attualmente ospitato dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione, che si terrà lunedì 11 dicembre alle 14.45 presso l'University club (cubo 23/C) dell'Università della Calabria. Lo scrittore crotonese parlerà dei falsi miti delle mafie e della costruzione di una pedagogia antimafiosa. L'iniziativa, coordinata da Giancarlo Costabile responsabile del Laboratorio di Pedagogia della R-Esistenza, sarà introdotta da Michele Inserra, giornalista de Il Quotidiano del Sud, e Chantal Castiglione, dell'Officina della Disobbedienza Lorenzo Milani.
«L'ultimo lavoro di Bruno Palermo (Al posto sbagliato – storie di bambini vittime di mafia –prefazione Luigi Ciotti), afferma Giancarlo Costabile, decostruisce l'iconografia del potere mafioso, mettendone in discussione la struttura valoriale, a partire dalla sua pedagogia. Le mafie hanno, ad esempio, sempre ucciso i bambini. Le regole per le quali donne e bambini non vanno toccati sono, come dimostrato da Palermo, un falso mito. Un mito smentito, conclude Costabile, dai 108 nomi racchiusi nelle storie di minori vittime innocenti di mafia contenute in questo lavoro del giornalista calabrese, parte integrante del nostro percorso di ricerca e discussione sociale».

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"Ogni singola storia, ogni racconto diventa parte di un dolore collettivo per i familiari prima di tutto, ma anche per tutte quelle persone che non vogliono arrendersi e non si arrenderanno mai alle mafie. Un moto di resistenza civile che parte dal sangue innocente delle vittime e dal dolore dei loro familiari che riescono a trasformare in testimonianza queste fitte violente al corpo e alla mente. La memoria, dunque, come esercizio di civiltà e convivenza in un mondo in cui vivere da cittadini, e non da sudditi, oggi appare quasi rivoluzionario. Occorre tenere sempre a mente le storie dei tanti bambini e ragazzi morti senza un motivo sotto i colpi feroci delle mafie, perché è di queste storie che deve nutrirsi l'animo di chi vuol cambiare, di chi sente che non è possibile lasciare la bellezza del mondo e della vita nelle mani di pochi barbari che possono, però, contare sulla complicità di milioni di altre persone. Per silenzio, omertà, paura o collusione, ma comunque complicità. Mettere insieme queste storie e creare una vera e propria antologia dà anche il senso di quanto falso sia il mito mafioso secondo il quale «donne e bambini non si toccano». Non solo non è vero, ma non lo è mai stato. In questo lavoro ci sono i nomi e le storie di oltre cento bambini e ragazzi barbaramente trucidati da assassini senza scrupoli che non hanno avuto nessun onore. Mai. Che onore c'è nel prendere una bambina di due mesi e sbatterla contro un muro, che onore c'è nello sparare in fronte a un bambino di undici anni, che onore c'è nello strangolare, nello sciogliere nell'acido e nello sparare alla nuca a innocenti creature che ancora non hanno nemmeno imparato cosa è il male. A questi vanno aggiunti i bambini, e sono tanti, scampati miracolosamente ad agguati di mafia, oppure quelli che ancora oggi portano nel loro corpo il segno di quella barbarie, sia esso un proiettile conficcato in testa oppure una mutilazione che segna la vita per sempre".