Marco Zavaglia: da Cosenza a Roma con successo

zavagliadi Francesca Gabriele - E' stato a tutti gli effetti il "pioniere" di un'attività oggi in continua espansione dal Nord al Sud pur tra alti e bassi dovuti alla crisi economica. Non ama apparire e soprattutto- ci ha detto – ostentare. Ha due passioni: il calcio e suonare la batteria. Quando parla della sua famiglia esce fuori l'imprenditore e subentrano il marito e il papà amorevole. Marco Zavaglia ci ha raccontato gli esordi della sua attività, le difficoltà e il suo non mollare. Un uomo del Sud che ce l'ha fatta.

Romano di nascita e cosentino di adozione fino al 1995 ha vissuto a Cosenza, città che le è rimasta nel cuore. Com'è cambiata negli anni la città dei Bruzi?

Cosenza, e in particolare Rende, sono e rimarranno sempre nel mio cuore. Sono tornato a Cosenza dopo oltre venticinque anni ed ho trovato una città ingrandita, e dal mio punto di vista, decisamente migliorata

Da Roma come guarda la Calabria?

Come una terra sfruttata a metà: tanta potenzialità, culturali, paesagistiche ed economiche.

Perché ha lasciato la Calabria?

Ho lasciato la Calabria perché giocavo a calcio e una volta tornato in possesso della proprietà del cartellino (dopo la sentenza Bosman), ho ripreso un percorso che avevo in parte interrotto un po' per rimettermi in gioco ed un po' per capire quali prospettive potevano esserci fuori dai confini nei quali ero cresciuto; quali opportunità professionali potessero svilupparsi considerando che già in me iniziavano a farsi spazio diverse idee.

Qualche anno fa ha fondato Ondequadre e subito dopo sono nate iniziative parallele. Ci spiega in che cosa consiste il suo lavoro?

In generale il mio lavoro nasce prima da 'smanettone' e poi da 'freelance'. Nel '97, quando ancora correvo dietro ad un pallone, coltivavo la passione per l'informatica, le connessioni che non erano delle migliori, infatti, si 'navigava' lentissimi e si pagavano bollette salatissime. Avevo appena scoperto l'Html, un linguaggio di marcatura per il lancio di documenti ipertestuali nel web e da questo ho capito che Internet era qualcosa di più ed ho iniziato ad approfondire la conoscenza del settore. Contemporaneamente mi piaceva disegnare ed ho incominciato ad utilizzare programmi di grafica, che successivamente mi hanno aiutato nella costruzione di siti web.

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Quanto è stato difficile tutto questo?

E' stato un periodo durissimo: cercare l'azienda che volesse entrare in questo nuovo mondo non era facile, spesso uscivo da uffici dove mi ridevano dietro, non comprendevano ancora il potenziale dello sviluppo web. Oggi alcuni di loro sono ancora miei clienti. Qualche anno dopo si èiniziato a parlare di Seo (il posizionamento di un sito web nelle prime pagine dei motori di ricerca) ed il web ha cambiato la mia professione diventando qualcosa di più impegnativo. Essere aggiornati è prioritario perché l'azienda che delega determinati servizi ha bisogno di risultati tangibili. Da questo è avvenuto il passaggio del quale le parlavo prima da 'freelance' a 'smanettone'. Non serviva più solo documentarmi, ma dovevo andare a fondo negli studi e nella qualificazione per quanto possibile della mia attuale professione. Attualmente con l'implosione dei social abbiamo le potenzialità per la costruzione ed il lancio di un brand o del rinnovo dello stesso, potendo curare a 360° la comunicazione di un'azienda sul web ma non solo.

In Calabria, un'attività come la sua, pensa sia insostenibile non solo per il tessuto economico, ma anche per la cultura che punta più alle raccomandazioni che alla meritocrazia?

Tornando in Calabria ho avuto modo di scoprire che ci sono aziende del Sud che vogliono farsi notare e vendere i loro servizi o prodotti. Per quanto riguarda la cultura della raccomandazione c'è purtroppo ancora quest'usanza, che però non è solo calabrese. Tante volte è proprio questa "usanza" ad abbassare il livello. Per quel che mi riguarda ho comunque avuto modo di collaborare con professionisti del mio settore che lavorano al Sud e non posso che parlarne bene.

Le aziende vivono un momento di crisi drammatica. Come riuscite a gestire il tutto da ambedue le parti?

La crisi è un po' ovunque ma è anche vero che oggi se non sei sul web, se non ti rendi visibile vieni risucchiato dall'anonimato, ed il risultato salvo che non si tratti di un settore di nicchia, non è mai buono. Per raggiungere obiettivi concreti bisogna farsi conoscere e soprattutto farsi trovare, essere reperibili attraverso i quotidiani mezzi di comunicazion: smartphone, tablet, pc. La gestione, nonostante la crisi, è abbastanza semplice: si stabilisce un budget di riferimento e cerchiamo di creare un programma di comunicazione valido in base allo stesso affinché si possano raggiungere i risultati richiesti. Normalmente si riesce a trovare una soluzione che accontenti le parti.

Dal punto di vista prettamente lavorativo che rapporti intrattiene con la Calabria?

Riguardo alle collaborazioni ne ho una in particolare che ci tengo a sottolineare ed è quella con Francesco Paciola, un professionista serio e molto preparato, esperto di Comunicazione visiva, con il quale ho avuto modo di sviluppare alcuni progetti, questo per rimarcare che anche in Calabria esistono risorse importanti con il quale condividere e realizzare progetti di comunicazione. Per quanto riguarda, invece, l'attività di comunicazione presso aziende del Sud, curiamo al momento la comunicazione di due aziende che hanno scelto un percorso di vendita online, un settore non semplice dove la media di vita di un e-commerce è di circa diciotto mesi e spesso i tassi di conversione anche rispetto a siti con grande afflusso non sono poi così positivi tanto da non ripagare l'investimento effettuato e portarli alla fine a chiudere. Per una delle due abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati nel lancio del nuovo brand e nelle vendite già durante il primo anno e puntiamo a migliorarci considerevolmente avendo rinnovato la collaborazione. Nel secondo caso si tratta di un progetto nuovo non ancora "attivo sul web" sul quale cercheremo di raggiungere gli obiettivi richiesti dal cliente. Ovviamente per raggiungere certi risultati ci deve essere costante collaborazione tra le parti. Il nostro compito è di portare il massimo risultato in termini di comunicazione e visibilità sul web, cercando di convogliare sul sito web persone realmente interessate affinché la visita possa essere convertita in una vendita, dal canto suo l'azienda deve avere chiare poche regole ma essenziali.

Sul piano turistico tanta approssimazione è stata notata dai più sul rilancio anche all'esterno di quello che potrebbe essere il vero volano di questa realtà. Che cosa manca e che cosa è carente non sul profilo istituzionale, ma proprio da parte di chi dovrebbe trovare "format" originali?

Il problema è più ampio, in primis, credo che dovrebbero migliorare proprio i rapporti tra istituzioni (Comuni) e fornitori di servizi. Ad esempio, nella località di mare dove da qualche anno passo le estati con la mia famiglia, noto una certa ostruzione nel fornire i servizi richiesti dagli operatori turistici ed una comunicazione sbagliata data a chi invece dovrebbe ricevere giovamento dal vacanziere, che invece viene visto come un corpo estraneo da sopportare per qualche settimana. A livello di comunicazione c'è totale carenza di informazioni da parte dei Comuni sui portali istituzionali: il format andrebbe studiato caso per caso. Talvolta, come lei ha accennato in una precedente domanda, il problema della comunicazione è proprio l'assegnazione al giusto professionista della campagna: ribadisco che in Calabria ce ne sono molti, capaci e preparati.

Da imprenditore verrebbe ad investire in Calabria?

Se ci fossero le giuste condizioni perché no?

Un brand per la Calabria potrebbe essere?

Probabilmente lei si riferisce a qualcosa che non è mai stato valorizzato e per rispondere a questa domanda bisognerebbe fare uno studio più approfondito. Posso dire che la Calabria ha talmente tante ricchezze culturali, paesaggistiche e culinarie che possono fare la differenza in termine di guadagno economico e di posti di lavoro.

Chi è Marco Zavaglia nel privato?

Marco è un uomo di quarantotto anni, sposato e padre di due bimbe, con la passione per il calcio. Amo viaggiare, mi piace la musica, suonare la batteria e fuori dal lavoro mi godo famiglia e amici.