Bambino nato morto a Cosenza, Gip non accoglie richiesta archiviazione: nuove indagini

I genitori del piccolino nato morto nel 2013 presso l'Ospedale di Cosenza, grazie al GIP Francesco Luigi Branda del Tribunale di Cosenza, fanno un passo in avanti per ottenere giustizia sulla terribile vicenda che vuole essere dimostrata come l'ennesimo caso di malasanità nel presidio ospedaliero dell'Annunziata.
La coppia cosentina era rimasta decisamente perplessa sui motivi della richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero, che si basava su una consulenza dove molti erano rimasti i punti incerti su cui fare delle accurate investigazioni.
Fortunatamente, il GIP ha accolto l'opposizione all'archiviazione promossa dal legale dei genitori, l'avvocato Margherita Corriere, supportata da un'esaustiva consulenza di parte redatta dal professore Sergio Funicello, specialista in medicina legale, chirurgia d'urgenza, ostetricia e ginecologia.
Branda ha disposto che il PM del Tribunale di Cosenza faccia nuove indagini, dandogli il termine di 90 giorni per effettuarle, evidenziando in particolare come sia destituita di fondamento la giustificazione dei sanitari di non aver potuto controllare la signora M.C. per indisponibilità di cardiotocografi.
Giustamente, il GIP afferma come non si sia tentata nessuna auscultazione, né tantomeno i sanitari, per sopperire all'insufficienza del numero degli apparecchi, si sono curati di alternare l'uso degli strumenti tra tutte le gestanti.
Alla luce di simili fatti messi in evidenza e della non esaustività della consulenza del PM è stata ravvisata l'esigenza di nuove e più scrupolose indagini, in particolare sulla prevedibilità ed evitabilità dell'evento, oltre a voler individuare tutti i sanitari che avrebbero dovuto occuparsi dell'esecuzione del tracciato cardiotocografico e degli altri esami diagnostici necessari a rilevare nell'immediato la sofferenza fetale, insieme all'ostetrica incaricata di seguire la partoriente.
I signori M.C. e C.P. sono soddisfatti del pronunciamento del GIP Branda, perché è doveroso verso la loro piccola creatura mai nata, peraltro primogenito, che non ha avuto la possibilità di avere una vita propria, di verificare la realtà oggettiva dei fatti e di appurare le eventuali reali responsabilità.

Il legale della coppia cosentina, Margherita Corriere, ha affermato subito dopo la decisione: "Aspettavamo fiduciosi il responso del GIP, che è stato molto puntuale. Ora il tutto passa al PM per le ulteriori indagini, che prevediamo essere più scrupolose delle precedenti. Sono soddisfatta di tale provvedimento e continueremo, nel rispetto dei ruoli e dei compiti assegnati dalla legge, ad attenzionare il caso in un lavoro di squadra, in sinergia con il medico legale, Sergio Funicello".

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"Grazie a queste nuove indagini si riuscirà sicuramente a fare chiarezza su tutta la vicenda: un dovere che la giustizia ha nei confronti di una creatura a cui è stato negato il diritto di avere una sua esistenza insieme ai propri cari, che lo stavano aspettando con tanto amore, ma soprattutto per evitare che simili disgrazie possano ripetersi a danno di un'altra creatura che vuole arrivare alla vita, oltre al dolore che ne consegue a chi quella gioia non può più dare un nome o una storia umana da costruire.
Si ricorda che tutto cominciò al termine della gravidanza di M.C., in un freddo mattino del primo dicembre del 2013, quando il signor C.P. accompagnò sua moglie presso il Pronto Soccorso del presidio ospedaliero dell'Annunziata di Cosenza, poi spostata al reparto di Ginecologia e Ostetricia.
Ma l'epilogo di quel giorno, che doveva essere di gioia per due giovani genitori, fu invece nefasto, segnandoli per sempre".