Elezioni Provinciali, PCI Cosenza: "Ridare legittimità costituzionale a tutti enti"

"Con la legge n. 56 del 7 aprile 2014, nota come "Legge Delrio", si sono mantenute in attività province e città metropolitane, eliminando, alla prova dei fatti, solo l'elezione diretta di questi enti. Si è trattato di un evidente tentativo di anticipare gli eventi, come se l'abolizione delle province, prevista nella riforma costituzionale, fosse un fatto concreto, una vittoria già ottenuta. Purtroppo per chi ha governato fino a poco tempo fa, il referendum è andato diversamente da come s'era immaginato poiché la volontà popolare ha dimostrato il proprio peso bocciando la riforma Renzi-Boschi. Adesso è doveroso dunque rispettare il risultato del referendum, ripristinando la sovranità popolare attraverso la restituzione ai cittadini del diritto di scegliere i propri amministratori a tutti i livelli". Lo scrive il PCI Cosenza.

Il Partito Comunista Italiano ritiene che sia una necessità ridare piena legittimità costituzionale a tutti gli enti. L'art. 114 recita ancora: "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princıpi fissati dalla Costituzione."
Con le elezioni di secondo grado invece, che si svolgeranno a fine gennaio nella provincia di Cosenza, si escludono i cittadini e si calpesta la democrazia.
A nulla è servito il ricorso presentato al Tar Calabria da due consiglieri comunali per verificare la legittimità dell'appuntamento elettorale, avanzando legittimi dubbi sull'efficacia della "legge Delrio", la cui probabile incostituzionalità avrebbe potuto invalidare il voto in questi enti.

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I giudici del Tar hanno tuttavia ritenuto insussistenti le motivazioni riportate nel ricorso, approvando le tesi degli avvocati difensori della Provincia.
Le "elezioni" pertanto si svolgeranno regolarmente, preparate con molta fretta e rapidità, vedranno un unico candidato a concorrere per la presidenza. Il tutto in barba alla partecipazione democratica. In conseguenza a tutto ciò il PCI ha deciso di astenersi dal partecipare a tale procedimento, avendo preso coscienza che la legge di cui sopra non dà possibilità di creare uno spazio politico per le liste con meno consiglieri eletti. Si consideri poi un dato di mera Realpolitik: chi eleggerà pochi consiglieri difficilmente potrà contare sull'appoggio dei singoli, insomma degli eletti indipendenti che preferiranno conservare le loro posizioni piuttosto che andare contro i personaggi influenti politicamente nel territorio.
Il PCI è un partito che vuole rappresentare nella società le classi più deboli, è un partito di programmi, ideali e grandi obiettivi. E ci sembra proprio che in tale frangente non ci siano garantite le condizioni per rispettare i nostri. Il nostro auspicio è che gli amministratori che vedono in noi un riferimento non prestino il fianco ad un triste gioco falsato in partenza da una legge che abolisce la partecipazione di chi rappresenta il popolo".