Antonella Grippo: "Quegli sfigati del Pd"

grippoantonellabis 500di Francesca Gabriele - Per le vacanze estive è ritornata nella sua Sapri la vulcanica giornalista e conduttrice di Perfidia, Antonella Grippo. Dopo le amministrative in quel di Cosenza con la vittoria di Mario Occhiuto siamo ritornati a fare il punto con Antonella sul dopo voto nella città bruzia e a Crotone e sulla clamorosa e schiacciante sconfitta dei Dem, senza tralasciare la Regione. Nel frattempo "attendiamo con ansia spasmodica - ci ha detto la conduttrice di Perfidia - il lanciafiamme di Renzi in Calabria, anche se, dopo i responsi di Roma e Torino, quel lanciafiamme rischia di essere derubricato ad inoffensivo trictrac".

Con te ho chiuso il ciclo d'interviste sulle amministrative a Cosenza. Che dirti? Hai azzeccato: Mario Occhiuto ha stravinto e come avevi previsto ha contato il voto d'opinione. Nel mentre, assistevamo più o meno allibiti allo scorrere dei veleni, il settanta per cento circa dei cosentini, incoronava, l'architetto di nuovo primo cittadino. Come commenti questo risultato?

Francesca, come sempre mi offri interessanti spunti di riflessione. Il voto di Cosenza, marcatamente favorevole a Mario Occhiuto, in realtà si è incaricato di prefigurare, in tempi molto sospetti, ciò che poi sarebbe accaduto in tutta Italia, dopo i ballottaggi. Il fatto che io abbia vaticinato, a dieci giorni dalla consultazione, il responso elettorale non mi restituisce il blasone di " politologa". Infatti, non mi pare occorresse il fiuto di Churchill per comprendere che, già dal primo turno, a Cosenza, il consenso popolare avrebbe forzato i confini dell'ipoteca dei soliti capibastone, per tramutarsi in fiotto d'opinione. Stanti gli errori macroscopici di un Pd, che, per esorcizzare " il fenomeno Occhiuto", aveva fatto ricorso all'impiego di spauracchi (arresti, castighi, patiboli, rovine) solennemente spernacchiati dai cosentini. Ne esce tramortita anche la rancida pratica della clientela, che, alle nostre latitudini, non funziona più come elargizione di ceci, fagioli o radicchio a questo o quello. Un tempo, i ceti dirigenti del Sud costruivano le loro fortune politiche, ponendosi come raccordo tra la spesa pubblica nazionale e i bisogni indigeni. La mistica del" dammi che ti premio" è esalata come salma putrida. Le risorse scarseggiano e le papere non stanno a galla. Di qui, la prorompenza assertiva di una comunità che ha scelto liberamente il proprio destino. In perfetta sintonia con il resto d'Italia (vedi Napoli, Torino, Roma), che, mutatis mutandis, si è sottratta alle blandizie di un Pd, incapace di suscitare particolari innamoramenti. Sotto l'egida del Movimento 5 Stelle, invece, si sono radunate sensibilità ed istanze provenienti dalla camicia di forza del bipolarismo tradizionale.

A questo punto Mario Occhiuto, alla luce del periodo di pausa di Peppe Scopelliti, anche se hanno diversa cultura e diversa personalità, diverso carisma, potrebbe essere il nuovo leader del centrodestra calabrese? Insomma lo vedi all'altezza dell'ex governatore?

Credo che la partita per le prossime elezioni regionali non mancherà di riservare suadenti sorprese. L'azione di governo di Mario Oliverio non attizza alcuno. Nemmeno le barbabietole in clausura. Risulta opaca, senza brio, affetta da stipsi. Collassata. Per gli antagonisti del centro-sinistra, insomma, l'occasione è ghiotta. Occhiuto potrebbe agevolmente raccogliere il testimone, forte della plebiscitaria rielezione. Occorre, però, capitalizzare il vantaggio, attraverso la costruzione di un blocco ampio in cui il civismo sappia trasfondere linfa vitale ad un centro-destra che, allo stato, in tutto il Paese, non sembra sfavillare. La naturale leadership del sindaco di Cosenza ha necessità di un reticolo di alleanze che ne legittimi ulteriormente la propulsione. C'è da lavorare al progetto, avendo una visione molecolare della Calabria, oltre ogni tentazione "separatista".Oltre la trappola mortale del campanile. Occhiuto, a mio avviso, è titolare di una visione che valica il perimetro bruzio. Può tranquillamente lanciare la sfida.

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Se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, in queste amministrative bruzie ha brillato Azione nazionale. Abbiamo visto al lavoro il portavoce nazionale del movimento, Fausto Orsomarso, in gran forma, dare, in un clima teso, entusiasmo e proporre candidati di un certo livello. Applausi, applausi, applausi ad Orsomarso e ai suoi giovani sempre più innamorati della politica?

Nutro nei confronti di Fausto Orsomarso stima incondizionata. Parliamo di un dirigente granitico, dal background pregevolissimo. Coerente, appassionato, generoso. Non v'è dubbio che Azione Nazionale abbia giocato, nelle amministrative di Cosenza, un ruolo da protagonista. L'ha fatto senza rinunciare al proprio stigma ed alla propria " ragione sociale". Orsomarso, d'altro canto, non ha mai mollato l'ancoraggio d'origine. Una rarità nel paesaggio delle facili erranze ...

Quel Pd e quel Partito della nazione tanto voluto da Renzi, ma anche dall'affascinante sottosegretario Luca Lotti, a Cosenza, ma non solo, è stato un'esperienza – esperimento, fallimentare. A Carletto Guccione chi gliel'ha fatta fare a metterci la faccia dopo il ritiro della candidatura a sindaco di Lucio Presta?

Attendiamo con ansia spasmodica il lanciafiamme di Renzi in Calabria, anche se, dopo i responsi di Roma e Torino, quel lanciafiamme rischia di essere derubricato ad inoffensivo trictrac. Hai presente, Francesca? Il trictrac in uso presso la festa di San Cucuzzaro ... Certo, la "nomenklatura calabra del Pd ha lo stesso nerbo di un polipetto in umido (a Sapri lo cucinano da Dio!). Merita, perciò, la condanna all'oblìo. Siano destinati allo spaccio di porchetta e salamella ai Festival dell'Unità. Banconisti di supercazzole, quanti altri mai! Circa il pronunciamento popolare su Guccione, non credo a complotti interni o a fratelli coltelli. Carlo non ha convinto. Troppi salti mortali carpiati all'indietro. Prima assessore di Oliverio, poi, una volta trombato, acerrimo nemico di Palla bis. In men che non si dica, di nuovo sodale del silano. Come si diceva un tempo : di lotta e di governo...L'accezione originaria aveva, in ogni caso, un tratto più nobile.

Intanto, il segretario regionale, Ernesto Magorno, parla di raccolta firme, mi riferisco al referendum, e spara numeri da capogiro. Magorno, non sarebbe il caso che faccia un passo indietro?

Non credo che Oscar Wilde nella stesura de " L'importanza di chiamarsi Ernesto" si fosse ispirato a Magorno. Il segretario regionale è altra cosa. Non demorde, malgrado l'incendio divampi. Mi ricorda il suono della cetra di Nerone. La raccolta di firme per il referendum di Ottobre ha la medesima capacità velante di una foglia di fico. Trattasi di un maldestro tentativo risarcitorio per i danni provocati al partito. Sennonché pare che gli umori degli italiani, in fatto di Riforma Costituzionale, virino nella direzione del No. Temo che Wilde, dall'oltretomba, stia pensando di pubblicare " La sfiga di chiamarsi Ernesto".

Come analizziamo, invece, i risultati usciti dalle urne di Crotone?

A Crotone il Pd ha impallinato la giovane candidata. Troppo sveglia, autonoma, di qualità. Non affidabile sul piano dell'intrallazzo. Meglio perdere che issare il vessillo di una donna tosta. Le truppe si sono mosse in modo da infilzarla.Un classico. Al netto delle legittime scelte degli elettori.

Chi ce lo doveva dire. Un piccolo partito, la Dc, contesta la legge regionale con la quale si è mandato al voto i calabresi. Ad ottobre, Consulta volendo, l'esecutivo regionale e tutto il "cucuzzaro" rischiano di tornare a casa. Sarebbe un danno?

La Dc, pur di recentissimo conio, forte della sua tradizione, non si muove mai a caso. I suoi calci nel deretano dell'avversario sono pur sempre felpati di " anestetica giurisprudenza"...Danno? Non direi. L'esodo dall'incubo, piuttosto.

Nicola Gratteri, in una dichiarazione pubblica, è stato durissimo: molti di quelli che mi applaudono, ha detto in sostanza, lavoravano per non farmi arrivare a Catanzaro. Resta Gratteri la speranza dei calabresi onesti?

Non sono tra quanti coltivano il culto della Magistratura e della sua funzione catartica. Gratteri è uomo dalle indiscusse qualità. Suscita rispetto per la sua autorevolezza. Detto ciò, sono persuasa del fatto che la politica debba riappropriarsi del suo primato. Proprio perché si evitino innaturali supplenze giudiziarie. A ciascuno il suo. Gli attestati di giubilo per l'avvento di Nicola a Catanzaro hanno la stessa genuinità del clone di una mozzarella azzurrina. Ci si caga sotto, è chiaro!Se non altro con Gratteri, i politicanti nostrani possono emanciparsi dal clistere.

Nella scorsa intervista abbiamo chiuso col nostro amico Lucio Presta. Chiudiamo anche questa volta con lui: che cosa avrà raccontato a Matteo Renzi quando ha deciso di lasciare la candidatura a primo cittadino di Cosenza?

Lucio Presta a Renzi ha detto: " Madonna du Pilerio, compa'! Ero e sono un uomo libero"