“Sistema Rende”, Angela Napoli: “La mia interrogazione e il disappunto di Principe…”

napoli angeladi Francesca Gabriele - Ieri l'interrogatorio di garanzia per i quattro politici protagonisti dell'inchiesta Dia che ha poi portato all'accusa di aver ottenuto l'appoggio elettorale della cosca Lanzino-Ruà di Cosenza nelle elezioni amministrative del Consiglio comunale di Rende, di quelle provinciali di Cosenza e di quelle regionali. Con Angela Napoli consulente della Commissione parlamentare antimafia e presidente dell'associazione "Risveglio Ideale" abbiamo voluto ripercorrere le tappe del cosiddetto "Sistema Rende" e le abbiamo chiesto un'analisi di quanto accaduto a Cosenza, dove lo ricordiamo, l'ex sindaco è stato sfiduciato alla vigilia del turno elettorale da ben diciassette consiglieri comunali. Alla Napoli abbiamo chiesto anche un giudizio sull'attuale amministrazione regionale.

Ricordo bene cinque anni fa quando lei accese i riflettori sul quel modello Rende che tanto modello non le sembrava. Allora, piovvero tante critiche su Angela Napoli. Ci furono anche degli arresti, mi riferisco ad Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, il primo ex sindaco della città, il secondo già assessore della Provincia, tornati successivamente in libertà. Nei giorni scorsi, è finito ai domiciliari Sandro Principe, con lui Bernaudo, Ruffolo, Rosario Mirabelli già consigliere regionale, Giuseppe Gagliardi, ex consigliere comunale. Sono finiti in carcere quattro esponenti della cosca Lanzino – Ruà. Ovviamente sempre tenendo conto del garantismo, lei immagino non sia rimasta sorpresa...

I riflettori sul "sistema Rende" personalmente li ho accesi fin dal novembre del 2007, quando presentai un'interrogazione parlamentare denunziando la speculazione edilizia che imperversava nel territorio di Rende e che era riscontrabile anche da un'attività di delibere, prodotte dal relativo ente locale, che riguardavano, a mio avviso, un eccessivo ed anomalo numero di lottizzazioni, espansioni d'area e variazioni di destinazione d'uso; tra l'altro in quel periodo a Rende alcuni consiglieri, amministratori e dirigenti di quel Comune risultavano contemporaneamente costruttori e, pertanto, sempre a mio avviso, direttamente interessati alle citate delibere consiliari. Il Pd emanò subito una dura nota contro "l'untore Angela Napoli", decisamente offensiva, ma che non riuscì a scalfire il mio intento, tanto che nel 2008 alcuni consiglieri comunali di Rende vennero colpiti da avvisi di garanzia. Come lei ben ricorda, nel maggio del 2012, a seguito dell'operazione "Terminator 4" contro la cosca cosentina Lanzino-Ruà, avevo ritenuto di presentare una nuova interrogazione parlamentare per chiedere al ministro dell'Interno l'avvio delle procedure utili ad autorizzare l'invio di una commissione d'accesso presso il Comune di Rende. L'inchiesta che aveva portato all'operazione "Terminator 4" aveva, infatti, fin dal 2012, evidenziato la capacità della 'ndrangheta nel controllo del voto e la conseguente determinazione dei risultati elettorali. Furono allora indagati l'ex sindaco Umberto Bernaudo e l'ex assessore Pietro Paolo Ruffolo del Comune di Rende giacché, secondo l'ipotesi dei Pubblici ministeri, all'epoca in cui occupavano le posizioni di sindaco e assessore di quel Comune, avevano finanziato la cooperativa "Rende 2000", ritenuta in mano di Michele Di Puppo, considerato elemento di spicco della cosca. Nella stessa interrogazione denunziavo anche le assunzioni nel Comune di Rende di presunti noti uomini appartenenti alle cosche della locale 'ndrangheta.

A quest'interrogazione c'è stato un seguito?

Naturalmente anche questa mia nuova interrogazione non fu gradita, mi diede l'opportunità di avere conferma del fatto, peraltro più che noto, che la politica rendese fosse gestita e, pertanto "agli ordini" dell'ex sottosegretario di Stato, Sandro Principe; quest'ultimo, infatti, incontrandomi alla Camera dei deputati palesò il suo disappunto nei miei confronti per il contenuto della nuova interrogazione presentata. L'evoluzione è la notizia di questi ultimi giorni che ha portato ad un vero e proprio ciclone su Rende e che ha fatto chiarezza sugli ultimi intrecci 'ndrangheta-politica in quel territorio. Il Pd si dichiara "sbigottito" di fronte al coinvolgimento dei politici del "calibro" di Sandro Principe e tirano fuori la loro consueta arma del garantismo. Credo sia giunto il momento di mettere da parte quest'arma ed iniziare a chiamare le cose con il loro "nome e cognome", cioè "chiara collusione tra 'ndrangheta e politica". Per carità, il processo farà il suo corso, ed è giusto che sia così, ma la politica se continuerà ad usare l'arma del garantismo ad ogni costo, pur di fronte ad inchieste come queste, suggellate da intercettazioni e prove, non potrà più parlare di lotta alla 'ndrangheta.

L'accusa formulata dai pm Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni è appunto gravissima: intreccio politico e mafioso. Anni d'indagini hanno portato a questi arresti, c'è il racconto dei pentiti che tante volte non sono attendibili, ci sono le intercettazioni. Aspettando nei dettagli quello che uscirà dalle tesi difensive, il processo e le eventuali assoluzioni o condanne, ci chiediamo anche nella tutela della dignità di chi finisce in prima pagina: è mai possibile che debbano passare anni per cercare di fare luce su certe zone d'ombra?

La lentezza della Magistratura, che anch'io spesso evidenzio, è dovuta al fatto che inchieste di questa portata necessitano di indagini approfondite e di prove inconfutabili. Indagini per nulla semplici per magistrati come Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, giacché occorre tener conto delle "coperture" di cui godono i grossi personaggi coinvolti e dei vari numerosi tentativi che gli stessi attuano, fino a quando sono a piede libero, per l'inquinamento delle prove.

A Cosenza, intanto, immagino, saprà, che a pochissimi mesi dal voto diciassette consiglieri comunali hanno mandato a casa l'oramai ex sindaco. Più che la scelta dei diciassette è risultata preoccupante la motivazione dell'interrogazione parlamentare di quattro deputati Dem "Il malgoverno che in questi anni ha interessato la città di Cosenza e che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale è stato caratterizzato da un esercizio diffuso e quotidiano dell'illegalità e del clientelismo". I giorni passano, nessuno intervento si è visto, la campagna elettorale è entrata nel vivo. Le sembra normale che dopo le parole gravissime usate all'interno di una interrogazione parlamentare tutto continui a procedere come se niente fosse accaduto lasciando dei punti interrogativi su da che parte sta la verità?

Ho disapprovato da subito quanto accaduto a Cosenza con le dimissioni di diciassette consiglieri comunali a pochi mesi dalla consultazione per il rinnovo della locale amministrazione comunale. Così come ho considerato assurda l'interrogazione parlamentare presentata dai deputati del Pd, nel mentre proprio quel partito stava facendo i giochi per cercare di conquistare la guida della nuova amministrazione. Giochi caratterizzati da un trasformismo politico molto evidente e dalla negazione dello svolgimento delle primarie, a differenza di quanto accaduto nelle altre importanti città italiane. Mi sembra poi davvero vergognoso sentire parlare il Pd di "malgoverno", considerato che Rende e Cosenza sono attigue ed intensi sono i rapporti tra i politici del Pd cosentino.

Passando all'amministrazione regionale, in passato, lei ha assai criticato la gestione Scopelliti. Che giudizio ha dell'attuale esecutivo? Mario Tassone, nei giorni scorsi, è stato durissimo nel definire l'attuale governatore il peggiore che la Calabria abbia avuto. Condivide questo concetto?

Premetto che non ho mai criticato le amministrazioni regionali per "partito preso", bensì di fronte a fatti ufficiali che hanno evidenziato mancanza di legalità, di trasparenza e di utilità per i cittadini. In tal senso ho criticato Scopelliti fin dalla formazione delle liste elettorali e poi per tutte le vicende note che lo hanno visto colpito anche giudiziariamente. Purtroppo, la gestione del presidente Oliverio, si è da subito rivelata fallimentare. Intanto, non posso non ricordare che l'inchiesta che ha portato al "ciclone Rende" ha evidenziato che Pietro Ruffolo, oggi arrestato, dopo le elezioni provinciali di Cosenza del 2009, per le quali avrebbe ricevuto il supporto dei clan, era stato nominato assessore dall'allora presidente della Provincia, Mario Oliverio. Cosi come va ricordato che Rosario Mirabelli, anche lui oggi arrestato, è stato candidato alle regionali del 2014 nella lista "Oliverio Presidente". Da subito fallimentare la gestione del presidente Oliverio, con la nomina ad assessore di Nino De Gaetano, poi finito agli arresti, perché coinvolto nell'inchiesta "Rimborsopoli". E se è vero che Nino De Gaetano, oggi libero ma sotto processo, continua ad essere di casa nel Palazzo regionale di Catanzaro, non potrei più prendere le difese del presidente Oliverio. Tra l'altro, come farei a considerare positiva la gestione di Oliverio, se a distanza di ben diciassette mesi dal suo insediamento non si registra un solo settore che sia uscito dalla fase emergenziale, dalla sanità all'occupazione, dai trasporti all'ambiente, dalla viabilità al porto di Gioia Tauro, ecc...

E' la politica che oramai ha bisogno delle 'ndrine?

Ormai non c'è inchiesta che veda coinvolti pezzi del mondo politico, dalla quale non emerga che non è più il boss di turno a presentarsi dal candidato, bensì il contrario. Ciò è decisamente grave perché il rapporto tra 'ndrangheta e politica avviene proprio in campagna elettorale con il voto di scambio. Da ultimo l'operazione contro il "sistema Rende" ha evidenziato "favori in cambio di voti"

E' la politica che rende forte la zona grigia?

Non mi sento più di parlare di "zona grigia", bensì di "sistema corrotto e colluso", dove la politica ha il suo ruolo e le sue responsabilità. Parlo di "sistema" perché gli intrecci tra 'ndrangheta, politica, imprenditoria, pezzi di Istituzioni e massoneria deviata, sono diventati così fitti da riuscire a coprire tutta la vita del nostro territorio regionale. Né mi sento più in grado di fare una distinzione netta tra 'ndrangheta e parte del mondo politico, per me, infatti, entrambi stanno uccidendo la libertà e le speranze dei numerosi onesti cittadini calabresi.