Paolo Palma: “Congiure da Basso impero a Cosenza”

palmapaolobisdi Francesca Gabriele - Giornalista, scrittore, storico, ha partecipato alla vita politica italiana nei momenti più importanti e interessanti. Con Paolo Palma abbiamo cercato di ricostruire quel periodo che ha visto dietro l'esperienza del Partito popolare, poi la nascita dell'Ulivo e infine si è approdati al Partito democratico che Palma ha definito "un progetto politico fallimentare" così come passando in quel di Cosenza, commentando la candidatura a sindaco di Lucio Presta, senza tanti fronzoli, ci ha detto: "Finora non ho sentito da lui una sola idea programmatica e affermazioni contraddittorie sui suoi compagni di strada. Lucio Presta, in realtà, è l'uomo delle prove tecniche del Partito della Nazione". La sfiducia ad Occhiuto? Palma, non ha avuto dubbi: "E' stata una congiura di Palazzo".

Lei politicamente nasce nei movimenti della Sinistra cattolica cosentina, ha vissuto un primo momento storico importante, quello del '68. A grandi linee come lo ricostruisce quel periodo e che cosa rimpiange?

La Sinistra cattolica, il Sessantotto, è proprio così. Quest'anno cade il cinquantesimo anniversario dell'uscita di "Diapason", il giornale studentesco prevalentemente del "Telesio" che può essere considerato la fucina della sinistra cattolica cosentina. Io avevo da poco smesso i pantaloni corti. Eravamo immersi nell'intenso clima d'impegno sociale e religioso che aveva creato a San Domenico una straordinaria figura di sacerdote, padre Carlo Serra, che è stato il padre spirituale di un'intera generazione. Ci fece conoscere di persona La Pira e padre Balducci, ci fece leggere le riviste cattoliche più avanzate, da "Testimonianze" a "Questitalia", da "Aggiornamenti sociali" a "Il gallo". Aprì le nostre menti. Con lui facemmo campi di lavoro con i contadini a Cagno, nella Sila profonda. A un certo punto dovemmo fare i conti anche noi con l'onda lunga del Sessantotto e in tanti ci ritrovammo naturalmente a sinistra, a batterci contro la guerra nel Vietnam e contro le ingiustizie sociali. Ci mobilitammo per portare i servizi essenziali a Borboruso, una frazione abbandonata di Pedivigliano. Cominciammo a diffondere volantini, che stampavamo al Pci o alla Camera del lavoro. Molti di noi frequentavano "Mondo Nuovo" di Totonno Lombardi. Fu un periodo di grandi speranze. Auguro a tutti i giovani un'esperienza come quella, di libertà e di spirito critico.

Dal Partito popolare poi è nato l'Ulivo e, infine, arriviamo al Pd. L'unione di diverse anime in un'unica casa pensa sia uno stato un progetto politico fallimentare?

Il progetto politico è fallito ma l'idea era tutt'altro che sbagliata e andrebbe rilanciata. Era l'idea di fondere in un unico soggetto politico, dopo la caduta del muro di Berlino, tutte le culture riformiste della storia italiana. Il pilastro di questo nuovo soggetto avrebbe dovuto essere, oltre ad un autentico e radicale riformismo sociale, l'affermazione di una nuova etica pubblica di fronte alla corruzione dilagante. All'inizio fu così, e Prodi nel '96 vinse anche grazie al vento di pulizia che soffiava impetuoso in tutta Italia. Subito si misero in moto le forze della restaurazione e del trasformismo che gradualmente, ma inesorabilmente, minarono il progetto ulivista. La Margherita, alla quale non aderii, fu un partito-lavatrice. Il Pd ha poi completato l'opera fino al tradimento finale della fase renziana, diventando un partito di centro che guarda a destra e manomette finanche la Costituzione in senso autoritario.

Rimanendo in Calabria, questo Pd è sempre più tormentato si alterna tra liti e momenti di distensione con al centro di tutto i renziani, le continue mediazioni o interferenze da Roma. Alla fine, a Cosenza, il Pd, il principale partito del centrosinistra ha dovuto abbracciare il progetto Presta per la città, mettendo da parte le Primarie. Come commenta tutto questo?

Ho qualcosa da ridire sull'impostazione di questa domanda. Invito politologi e giornalisti a definire il Pd per quello che ormai è: un partito di centro che, come ho detto prima, guarda a destra, ad Alfano e a Verdini e, sotto sotto credo, ancora, a Berlusconi. La sinistra nel Pd è marginalizzata e sbeffeggiata ogni giorno. Quanto al progetto Presta non so cosa sia, finora non ho sentito da lui una sola idea programmatica e affermazioni contraddittorie sui suoi compagni di strada. Lucio Presta, in realtà, è l'uomo delle prove tecniche del Partito della Nazione, ovvero del trasformismo, del clientelismo e dell'affarismo, con il sostegno della cosiddetta minoranza Dem. Credo che questo sia dovuto alle continue "minacce" che il governo Renzi rivolge alla giunta Oliverio, in spregio ai principi autonomisti.

Come commenta, invece, la sfiducia a Mario Occhiuto, tra l'altro, arrivata a pochi mesi dal voto?

Che vuole che commenti? Non mi faccia infierire. E' stata una, sia pur legittima, congiura di Palazzo, da basso impero. Una congiura nel segno del mercimonio e del trasformismo. La giunta Occhiuto meritava più di una critica. Per proporsi come alternativa ad essa bisognerebbe essere credibili, e la marmellata dei diciassette consiglieri che hanno fatto decadere il sindaco non lo è. Giudico anche grave che a pochi giorni dalla defenestrazione di Occhiuto, la Regione abbia dato il via, in assenza quindi di un sindaco eletto, al dissennato progetto della cosiddetta "metro leggera" che in tanti giudichiamo inutile, dannoso, antieconomico e obsoleto.

Il centro storico di Cosenza è sempre più in balia di se stesso, abbiamo assistito subito dopo i crolli dei mesi scorsi, a una passerella politica, poi, come sempre il silenzio. Un centro storico, ritenuto tra i più belli d'Italia, così trascurato, non pensa che sia una sconfitta della politica e della classe amministrativa?

Preferisco chiamarla Cosenza vecchia. Non è un centro storico, ma una periferia storica. Lo sviluppo selvaggio di Cosenza a Nord, che risale agli anni '60, è stato un errore gravissimo. C'è anche bisogno di una battaglia culturale per un riequilibrio a sud se vogliamo che la città antica rinasca. Da questo punto di vista il nuovo ospedale a Vaglio Lise sarebbe una scelta deleteria. Ci sono idee eccellenti sul riequilibrio a sud, da tenere in considerazione. Da pochi giorni in libreria si può trovare il "Libro bianco su Cosenza vecchia. Per un centro storico non più periferia", curato dall'associazione Dossetti "Per una nuova etica pubblica", da me presieduta. Un volume che contiene tre saggi di grande valore scientifico, scritti dai sociologi dell'Unical Antonella Coco e Vincenzo Nicoletta, e importanti interviste a otto tecnici cosentini: l'ex sindaco Battista Iacino, l'urbanista Sandro Campolongo, gli ingegneri Franco Collorafi e Mimmo Gimigliano, l'architetto Fulvio Terzi. Abbiamo anche intervistato i presidenti degli Ordini degli architetti e dei geologi, Silvano Corno e Francesco Fragale e il responsabile della commissione Urbanistica dell'Ordine degli ingegneri, Massimo Cristiano. La "Dossetti" continuerà a tenere i riflettori accesi su Cosenza Vecchia.

Come cinque anni fa, il centrosinistra si presenta agli elettori con due candidati a sindaco: Lucio Presta ed Enzo Paolini. Come la vede?

Coerentemente le rispondo che quello che si presenta diviso non è il centro-sinistra. Presta ha già imbarcato i verdiniani di Giacomo Mancini e tratta con il Nuovo centro-destra, che a Cosenza è guidato dai fratelli Gentile. Nei giorni scorsi, ho letto un'esilarante, ma anche penosa, intervista di un dirigente del Nuovo centrodestra che auspica l'unità del centro-sinistra. Anche Paolini, però, era disposto a guidare la coalizione di centro-destra, come la chiamo io, purché gli avessero concesso le primarie. E ancora in questi giorni manda segnali di apertura ai capi del Ncd. Trovo che il suo atteggiamento sia in stridente contraddizione, e gliel'ho anche detto di persona, con la sua positiva esperienza di presidente del "Sila" che l'anno scorso premiò il professor Settis e quest'anno il professor Rodotà, uno dei cosentini più illustri della nostra storia. Due "professoroni", come li chiamerebbe la ministra Boschi. A Paolini l'area civica di "Ripensare Cosenza" aveva proposto un gesto di generosità civica, di fare personalmente un passo indietro e di contribuire a scegliere un candidato di prestigio per il bene di Cosenza. Purtroppo non siamo stati ascoltati.

Pensa che gli intellettuali siano pronti per dare una voce alternativa ai cosentini?

Gli intellettuali parlano, ogni tanto scrivono, si lamentano, borbottano, ma al dunque, con qualche eccezione, se ne stanno nelle loro torri d'avorio. Come si dice oggi, non ci mettono la faccia. Speriamo che si sveglino, e soprattutto che accettino di sporcarsi le mani.

Qual è il suo appello ai cosentini?

Non ho appelli da rivolgere ai cosentini, non ne ho titolo. C'è una Cosenza civile, colta, di persone per bene, socialmente sensibile, potenzialmente maggioritaria, che meriterebbe di essere rappresentata. Speriamo che sia per la prossima volta. Ma l'alternativa fondata su un forte impegno sul versante dell'etica pubblica e della solidarietà sociale, a fianco dei ceti più deboli, delle periferie abbandonate, dei giovani che faticano a trovare lavoro, un lavoro dignitoso intendo, questa alternativa bisogna cominciare a costruirla da subito. In modo che fra cinque anni nessuno possa dire che è tardi. Dobbiamo costruirla con generosità l'alternativa, non pensando alle proprie casacche o bandierine da piazzare, ma al bene comune, al bene di Cosenza