Eva Catizone: “Basta con i Cetto La Qualunque e i “coniglieschi” di Cosenza”

catizoneevadi Francesca Gabriele - "E' la politica dei Cetto La Qualunque che oggi deve andare in soffitta grazie ad un voto consapevole, per un consenso capace di praticare l'uguaglianza".Il periodo manciniano che l'ha vista protagonista e il contorno che ruotava intorno al protagonista? "Ne ho visto molti, di quelli che oggi fanno la voce grossa, chinare il capo e diventare rossi. "Coniglieschi" era questo l'aggettivo con cui li classificava". Parla a ruota libera Evelina Catizone, nel 2002, eletta primo sindaco donna della città bruzia, sfiduciata poi nel dicembre 2005 e oggi sostenitrice di Mario Occhiuto.

Quasi tutti di Sinistra a Cosenza e renziani in quel di Roma. E' di moda il "renzismo"e lei mi pare, in tempi non sospetti. ne sia stata "vittima", pagando anche un prezzo. Chi meglio di lei può descriverci che cosa sia accaduto quando era sindaco di Cosenza?

Se parliamo di prezzi, guardi che ne ho pagati tanti, immateriali e materiali. Per esempio, credo di essere stata il solo sindaco nella storia di Cosenza a pagare di tasca propria a fronte d'un debito che altri non hanno onorato, per una vicenda calcistica che interessava la città. Una cosa della quale, forse sbagliando, non ho mai parlato. Oggi che è passato del tempo è giusto che si sappia. E comunque, cosa è accaduto? Niente di più di quello che non stia succedendo ora. Riposizionamenti e guerre per postazioni di potere. Interesse reale per la città pari al grado zero.

Quanto hanno inciso le manovre di palazzo sulla sua sindacatura?

Diciamo che sono state determinanti nell'interruzione d'un percorso. Sa, nel mio caso non ebbero nemmeno la decenza di scrivere un documento che recasse delle motivazioni politiche. Anche allora, come oggi, chiedevano la testa della mia vicesindaco. Non cedetti, non solo perché, Maria Francesca Corigliano, davvero non lo meritava, ma anche per quell'autonomia e quella libertà che la legge dà ai sindaci. Il burattino non è figura che mi si addice. Poi questa è una storia passata di dieci anni fa, non amo girarmi indietro, preferisco guardare drittoavanti.

Che cosa l'ha ferita di più prima come donna, appassionata di politica, e poi come amministratore?

Che non gl'importasse nulla, davvero nulla della città. Che non ci si fermasse davanti a nulla, nemmeno davanti ad un evento tragico che era sotto gli occhi di tutti. Se la politica non riesce a praticare l'umanità non è tale. Sarà, ma io preferisco la biopolitica.

Il sindaco uscente chiederà di nuovo la fiducia ai cittadini. Lei preparerà una lista a sostegno di Occhiuto. Perché questa scelta, lei che proviene da una storia politica diversa?

Guardi io non ho tessere di partito da più di due anni e sono mentalmente libera, non devo niente a nessuno, men che meno a un centrosinistra locale per il quale da sempre sono urticante. Del resto, la sottrazione dell'obbligo di fedeltà è cosa di questo Governo. Il mio contributo, che sarà sulle liste, lo darò non perché Occhiuto ed io abbiamo avuto lo stesso destino politico né perché a mio parere (pur non avendolo votato prima) è stato un sindaco che ha fatto tanto per la città: dal Mab al Planetario, da piazza Bilotti al ponte di Calatrava, l'elenco potrebbe essere lungo. Quasi tutte opere che appartengono al passato, manciniano e mio, che il sindaco renziano che è venuto dopo di me ha inspiegabilmente mortificato. Ci risparmino la favoletta che abbiamo sentito in questi anni dei debiti, perché se le chiusure di cassa, di Occhiuto e mia, registrano un saldo attivo a differenza di chi invece ha chiuso in passivo, sarebbe forse il caso non dico di fare autocritica, almeno di tacere. Credo che oggi siamo a una svolta: liberare la città da una cappa che per troppi anni l'ha come soffocata. Spostare le decisioni dai soliti pochi ai tanti, sperimentando forme di democrazia partecipativa, processi innovativi di governo municipale.

E' corretto dire che ci sono delle analogie con questo bis di Occhiuto e con Giacomo Mancini senior che è stato, forse, il primo sindaco di civismo che con la lista Cosenza Domani, a portare, in quel di palazzo dei Bruzi, gente non professionista della politica?

Guardi i parallelismi non sono mai utili, ognuno ha una storia a sé. Posso dire che in tempi assai fluidi se non precari, in cui non si sa bene cos'è destra e cos'è sinistra, a me affascina molto l'ipotesi d'una ripartenza dal comune, ovvero da ciò che accomuna sulla base delle autonomie municipali, come del resto sta avvenendo in Europa. Poi sono convinta che la sfida oggi non sia solo rieleggere il sindaco, ma rinnovare dando nuova credibilità ad un'istituzione: il consiglio comunale, che dovrà essere forte, affidabile, di qualità soprattutto per presenza femminile. Per la prima volta votiamo con la doppia preferenza il che vuol dire la possibilità di traghettare più donne nelle assise comunale.

Che cosa cambiò, invece, nella sindacatura del secondo Mancini senior? Da allora iniziò una guerra tra i partiti tradizionali...

Certo, arrivarono i partiti che però furono sempre supini a Giacomo, che era una mischia d'autorità ed autorevolezza. Ne ho visto molti, di quelli che oggi fanno la voce grossa, chinare il capo e diventare rossi..."coniglieschi" era questo l'aggettivo con cui li classificava. Fondamentalmente credo li disprezzasse, preferiva gli spiriti liberi.

Qual è il suo appello ai cosentini?

Che vadano a votare, in tanti, pensando alla città, pensandopiù che alle loro libertà a quelle dei loro figli. Sa, io do a questa elezione uno straordinario significato, ovvero l'opportunità di liberarsi definitivamente da un fardello, da un tappo che è come un freno, da una zavorra che irrimediabilmente spinge verso il basso. Cosenza non a caso è città nata senza mura e mai infeudata. Fa parte della nostra identità, la vocazione libertaria. Solo da questa città, oggi, può venire, in questa regione, un segno di cambiamento, un'inversione di tendenza con un voto affrancato da logiche del passato, che sono quelle della captazione del consenso, di chi magari ti dà un posto di lavoro, una casa, insomma, un diritto e poi estorce un voto. Quasi che fosse uno scambio. E' la politica dei Cetto La Qualunque che oggi deve andare in soffitta grazie ad un voto consapevole, per un consenso capace di praticare l'uguaglianza. Solo così potremmo, sorridendo, dire davvero di vivere finalmente in una città che è uno spazio libero, felice, affrancato.Perché la democrazia è l'esatto contrario del dominio.