I migranti della Piana di Gioia Tauro al Festival del Cinema di Venezia con "Mediterranea"

cinema"Ho fatto questo film per evitare i messaggi e per dare la parola ai migranti, con il desiderio di fare avvicinare il pubblico a queste persone". Così il 31enne regista Jonas Carpignano, spiega all'Adnkronos la genesi di 'Mediterranea', il suo primo lungometraggio che dopo la proiezione a Cannes per la 'Semaine de la Critique', l'11 settembre sbarcherà al Lido di Venezia dove concorre per il premio Lux del Parlamento Europeo nella sezione 'Giornate degli autori' della 72ma Mostra del Cinema. Il film è stato realizzato grazie a una coproduzione internazionale in cui figura anche l'italiana 'Good Film', ed è costato un milione di euro. "Sono molto contento che si possa proiettare in Italia", dice Carpignano, che lo ha girato tra il deserto della Mauritania e la Calabria, precisamente la piana di Gioia Tauro e Rosarno, la cittadina che nel 2010 fu teatro della rivolta dei braccianti neri. Da quell'episodio è nata in Carpignano l'idea del film e soprattutto la decisione di trasferirsi a vivere lì. "Mi sono lasciato trascinare dalla vita e ho scelto di vivere nella piana di Gioia Tauro», chiarisce il regista italo-afroamericano, figlio di un professore della John Cabott University e di un'afroamericana, e vissuto tra Roma e New York, che sente il tema dei migranti come suo: "Mi appartiene, in un modo o nell'altro".