Il viceministro Bubbico a Catanzaro: "Invocare più presenza Stato non sia alibi"

bubbicofilippo"C'è un problema di democrazia che noi dobbiamo affrontare garantendo e rafforzando i presidi di legalità. Dobbiamo però essere tutti consapevoli del sacrificio e anche dell'atto di generosità che spesso viene compiuto dagli amministratori locali". Lo ha detto il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, rispondendo a Catanzaro ad una domanda sulla mancata presentazione di liste di candidati alle elezioni comunali di Platì (Reggio Calabria) dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. "Bisogna finirla - ha aggiunto Bubbico - con la logica del 'sono tutti uguali'. I sindaci che sbagliano devono pagare e quelli che si fanno corrompere devono andare in galera, ma i primi cittadini che lavorano per le loro comunità vanno premiati ed esaltati. Il problema, comunque, riguarda anche i cittadini e la cultura che spesso noi esprimiamo e che in certe situazioni diventa subalterna ai poteri mafiosi e ai poteri illegali tanto da sedimentarsi come subcultura dell'indifferenza e della protesta".

"Quando emergono problemi si invocano sempre maggiori presenze in termini di forze di polizia e di attività della magistratura. Trovo, però, che spesso questo sia un alibi". Lo ha detto il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico a Catanzaro dove, in Prefettura, ha presieduto una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia sulla situazione della sicurezza e dell'ordine pubblico nel capoluogo calabrese. All'incontro, presenti il prefetto Luisa Latella, il procuratore della Repubblica Vincenzo Antonio Lombardo, il questore Giuseppe Racca e i vertici delle forze dell'ordine, hanno partecipato il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, e il presidente della Provincia, Enzo Bruno. "Chi subisce un ricatto - ha aggiunto Bubbico - ha il dovere di denunciare e mi sento di poter affermare senza alcun timore di smentita che quando un imprenditore o un cittadino si rivolgono ad una forza di polizia o a un magistrato, non vengono mai lasciati soli. Nei confronti di chi denuncia si è sempre avuto il massimo del sostegno, il massimo della garanzia, il massimo della tutela. Dobbiamo affermare questo principio: quando si verificano atti che limitano la libertà di ciascuno, bisogna avvertire il dovere di denunciare perché si possa esercitare in piena libertà la propria funzione professionale, imprenditoriale o di cittadino". Secondo il viceministro dell'Interno, "i fenomeni estorsivi, i ricatti prodotti da criminalità organizzata, 'ndrangheta o altri soggetti, devono essere contrastati con forza e determinazione. Poi è chiaro che servono poliziotti, carabinieri, finanzieri, guardie forestali, polizia penitenziaria. Ma se noi pensassimo di risolvere i problemi della legalità e di sconfiggere la cultura 'ndranghetista e mafiosa diffondendo nei nostri territori poliziotti e carabinieri, faremmo evidentemente un grosso errore che avvantaggerebbe sicuramente la criminalità organizzata".