Arrestati due fratelli per sfruttamento della prostituzione a Catanzaro, la famiglia: "Non possono essere riportate supposizioni e falsità"

letteraIn merito alle notizie divulgate nella giornata di ieri dagli inquirenti di Catanzaro, la famiglia Falsetta specifica quanto segue:

In merito a quanto scritto e divulgato online, e al contenuto lesivo della reputazione e della privacy dei fratelli Falsetta M. e Falsetta F., a partire dal 14/04/14 , si ricorda ai giornalisti l'art. 57, precisa la Corte, si riferisce specificamente all'informazione diffusa attraverso la carta stampata, ed essendo presente nel nostro ordinamento il divieto di analogia in malam partem per le norme penali, dette norme non possono essere estese automaticamente dalla carta stampata ai giornali online.
Fonte: http://www.valigiablu.it/giornalismo-diffamazione-web-e-il-caso-che-non-ce/
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Si ricorda che la diffamazione è un reato comune disciplinato nel codice penale all'articolo 595; pertanto non possono essere riportate supposizioni e falsità in una accusa dove ancora le indagini degli inquirenti sono agli esordi e dove i principali indiziati sono agli arresti domiciliari senza condanna o pena certa.

Per informazione si mette a conoscenza quanti non lo sono sull'art. 27 della nostra Carta suprema, infatti, al secondo comma, si afferma che " L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva".
Pertanto coloro i quali hanno intrapreso la strada della calunnia, della diffamazione e la violazione alla privacy, dovranno rispondere dei loro reati di fronte alla legge, perché la famiglia degli stessi fratelli procederà nel querelare quanti hanno provveduto a diffondere notizie false col solo scopo di arricchirsi notoriamente della propria testata giornalistica.