Lamezia Terme: lettera aperta dell'associazione Graziella Riga al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sulla vicenda De Sarro

Onorevole Ministro,

La vicenda che riguarda il padre del consigliere comunale ed ex presidente del Consiglio comunale De Sarro, coinvolto in un'indagine per presunta compravendita di voti a favore del figlio in occasione delle ultime elezioni comunali a Lamezia Terme e rinviato a giudizio nel settembre 2016, rischia fortemente di rimanere l'ennesimo "buco nero" per questa città.

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Per tre anni, a causa del muro di gomma del sindaco Mascaro e della sua maggioranza, non si è potuto discutere in consiglio comunale di una vicenda che, a prescindere dagli esiti processuali che si decideranno nei tribunali, ha implicazioni politiche ed etiche di estrema rilevanza su cui era dovere della politica confrontarsi pubblicamente. Oggi c'è il rischio concreto che nemmeno dalla giustizia arrivi una parola di chiarezza definitiva sulla vicenda. Bastino alcuni dati per riflettere. Sono trascorsi quattro anni dai fatti contestati, due anni e mezzo dalla citazione diretta a giudizio, oltre due anni dalla prima udienza. Anche l'udienza prevista per lo scorso 15 febbraio, è stata rinviata. La prossima udienza è prevista per il 25 marzo. Ad oggi il processo nei fatti non è ancora iniziato. Sembrerebbe, per quanto è dato sapere dalle cronache giornalistiche, per mancate notifiche di alcuni atti processuali.

E' inammissibile che tutto ciò accada nell'Italia del 2019, su una questione dirimente come quella su presunti fenomeni di corruzione elettorale. E' ingiustificabile che, per difetti di notifica e cambi di giudici, il processo venga continuamente rinviato, dilatando così i tempi e creando le premesse per una quasi certa prescrizione. E' in gioco la credibilità dello Stato. Il messaggio che si manda è quello che, quando ad essere coinvolti sono esponenti politici, la macchina della giustizia appare ancora più lenta del solito In una città come Lamezia, dove i fatti dimostrano la resistenza di logiche e meccanismi di consenso elettorale deviato, su una vicenda in cui si parla di presunta compravendita di voti e corruzione elettorale, non si può restare nel limbo. Sono in gioco questioni vitali per la democrazia nella nostra città. I cittadini lametini hanno il diritto di conoscere la verità. Stiamo parlando di eventi che, oltre che nel procedimento specifico, sono venuti fuori e pubblicati sulla stampa anche negli atti dell'operazione "Crisalide" coordinata della DDA di Catanzaro. E si fa pure riferimento a queste vicende negli atti dello scioglimento del Comune: fatti incontrovertibili che rimangono tali anche dopo la recente sentenza del Tar.

Sarebbe un bene per tutti che dalla giustizia venisse una parola di chiarezza, non confuse lungaggini che avviano alla prescrizione. Vale per chi è imputato, affinchè possa eventualmente dimostrare la propria estraneità ai fatti; vale per la comunità lametina, che ha il diritto di sapere se ci sono stati o no fatti che hanno inquinato il voto alle ultime elezioni comunali. Il tribunale avrebbe il dovere di concludere almeno il primo grado di processo. Parlare di moralità della politica, selezione della classe dirigente, questioni vitali per una città come la nostra, rischia di rimanere retorica da pura convegnistica se dallo Stato, su certi fatti, non giungono certezze e chiarezza nei tempi giusti e con pronunce definitive.

Associazione di cultura e politica"Graziella Riga"