Catanzaro, Riccio: "Bando Giovino, burocrazia comunale chieda scusa"

"Passata la sbornia mediatica sulla questione Giovino, è arrivato il momento di tirare le fila e fare sintesi di ciò che è accaduto in questi giorni. Parto dalla fine. Ottimo il movimento civile che si è creato intorno all'argomento, più contributi riusciremo ad avere meglio sarà per tutti, e soprattutto nessuno potrà mai dire di non sapere cosa davvero vogliono i cittadini. Ma soprattutto a nessuno sarà consentito di strumentalizzare iniziative e contributi democraticamente dati in un esercizio di allenamento di democrazia dal basso, fuori dai social e dentro la vita reale. Chiusa, dunque, la parentesi rispetto alla necessità di essere inclusivi e mai esclusivi, ora però andiamo con ordine rispetto agli eventi". Ad affermarlo il consigliere comunale Eugenio Riccio.

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"Due giorni prima di un Consiglio comunale importantissimo viene pubblicato, nella sezione bandi e avvisi, un documento carente di ogni elemento che lo possa qualificare come atto amministrativo. Qualcuno se ne accorge e chiede spiegazioni pubblicamente. L'amministrazione Abramo ci pensa almeno 24 ore prima di uscire allo scoperto e chiarire. In mezzo a queste 24 ore ci sono confronti febbrili e serrati tra la parte politica e quella burocratica, che possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, è il vero nervo scoperto del Comune, da chiunque sia guidato.

Ventiquattro ore di silenzio e poi due comunicati, il primo dell'assessore all'urbanistica, la quale in un maldestro tentativo di derubricare un fatto, accusa i consiglieri comunali di essere poco informati. Dall'assessore, persona garbata e di cultura, ci saremmo aspettati non una risposta piccata all'evidenziazione di un errore, forse neanche un grazie, ma il silenzio sul ruolo dei consiglieri comunali sarebbe stata cosa gradita per non dire opportuna, laddove non si riescono a dire o a far scrivere cose che non offendano i ruoli di ciascuno.

Mezzora dopo il comunicato dell'assessore, probabilmente dopo uno di quei confronti serrati di cui dicevamo prima, arriva il comunicato del sindaco che, di fatto, maschera l'irritazione (legittima) per quanto accaduto con un'apertura alla concertazione con gli ordini. Benissimo, verrebbe da dire. Se non fosse che vorremmo capire chi rappresenterà gli ordini durante una concertazione, stante che, ed è storia di cui purtroppo questa città porta le ferite, gli ordini professionali non sono mai riusciti ad avere una forza contrattuale tale con le amministrazioni comunali al punto da fermare gli scempi che in questo Capoluogo si sono compiuti. Anzi, sembra che gli ordini sulla questione Giovino si siano svegliati solo adesso dopo le mie denunce. Quindi ben venga la concertazione, ma con chi si concerterà e cosa si concerterà sarebbe più importante sapere prima di sedersi attorno ad un tavolo a parlare di futuro urbanistico della città.

Passato qualche giorno, il sindaco in Consiglio comunale rilascia dichiarazioni importanti sul futuro di Giovino ed ecco che arriva un altro non richiesto scivolone a cui segue il classico ruzzolone che fa chi prova a rialzarsi dopo essere scivolato e cade ancora.

Il vicesindaco Ivan Cardamone, penso anche in maniera legittima, in una prima intervista fa capire che quella pubblicazione del bando in una sezione in cui non doveva essere effettuata, in quanto mancante di tutti gli elementi di un atto amministrativo, è stato atto unilaterale del settore, salvo poi ritrattare su quanto detto e provare a scaricare la colpa su chi materialmente ha caricato i file. Ed è qui che inciampa Cardamone. Se la materia era così delicata come lui dice, se ancora le chiacchiere stavano a zero, se il sindaco, come detto nel comunicato stampa e poi ribadito in Consiglio comunale, ancora non aveva assunto alcuna determinazione sulla pratica, perché inviare ad un impiegato, ultimo anello della catena, un file da pubblicare in una qualsiasi sezione, ma comunque non corrispondente, lo dice il sindaco, alla volontà dell'amministrazione? Evidentemente la burocrazia, il settore urbanistica in questo caso specifico, ha fatto il buono e cattivo tempo, inducendo all'errore anche le altre componenti della macchina comunale.

Eh no, cara amministrazione Abramo, e uso questo termine volutamente per evitare personalizzazioni di qualunque genere, quando si sbaglia si sbaglia tutti, esattamente come quando si vince. Perché se dovesse essere colpa di uno solo o di un gruppo ristretto di persone, allora significherebbe che il problema è ben più grande di quello creato da una pubblicazione che non doveva esserci. C'è un problema di credibilità ed affidabilità di una intera pubblica amministrazione. Una sola cosa resta da fare per chiudere in maniera onorevole la vicenda: chiedere scusa a tutti".