"I canoni demaniali sono profondamente ingiusti: c'è chi paga tantissimo e chi pochissimo. E questo va superato perché non è possibile che si paghi la stessa tariffa a metro quadrato, indipendentemente dall'ubicazione. Ma sui canoni demaniali si è consumata l'ennesima ingiustizia". Lo ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari-Confcommercio a Catanzaro nel corso di una riunione con oltre 150 imprenditori del settore. "E' davvero sconcertante - sottolinea - che nei 90 emendamenti e nei 57 articoli aggiuntivi, che il Governo ha tentato di inserire nel decreto Semplificazioni, da ieri in aula al Senato per la sua approvazione, non si sia trovato posto ad alcun provvedimento in favore dei pertinenziali. Si tratta di alcune centinaia di famiglie che in questo lungo e interminabile decennio sono state costrette a sopportare canoni demaniali ingiusti e insopportabili". "E' - spiega - la parte più sofferente di un mondo, quello degli imprenditori balneari, che merita un rispetto che in questi anni non ha ricevuto, essendo stato stupidamente precarizzato e penalizzato. E' mai possibile che tra le molteplici e variegate problematiche non si è ritenuto di prevedere neppure una semplice sospensione temporanea dei pagamenti e delle decadenze che sono frutto di una scellerata norma del 2006?. E' mai possibile che lo Stato deve continuare ad accanirsi verso queste poche centinaia di famiglie? Il Sib non si rassegna, continuerà nella battaglia intrapresa per la messa in sicurezza giuridica, fisica ed economica di questo settore: senza sosta e senza concedere un attimo di respiro a interlocutori istituzionali per troppo tempo assenti, silenti o inerti".
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"La nuova scadenza delle concessioni è solo un 'piccolo passo' nella giusta direzione di mettere in sicurezza questo importante segmento del nostro made in Italy".
"La messa in sicurezza della balneazione attrezzata italiana - spiega - comporta non solo l'eliminazione dei molteplici fattori di precarietà giuridica, l'adozione di un programma e di un piano nazionale straordinario di contrasto del fenomeno erosivo, ma anche, e soprattutto, la riduzione dell'insostenibile pressione fiscale". "Le aziende balneari - precisa - sono le uniche imprese turistiche alle quali si applica l'aliquota dell'Iva al 22% (rispetto a tutte le altre che è al 10%). In Grecia, nostri diretti competitor, l'aliquota Iva del settore è il 6,5%: meno di un terzo. Per non parlare dell'Imu, pur non essendo proprietari del suolo, o della Tari, anche per aree non produttive di rifiuti, fin dove si trovano le telline". (Lab/Adnkronos)