"Nella 'ndrangheta le donne caricano gli uomini per uccidere"

Gratteri Nicola nuova 16maggioC'e' un protagonismo delle donne nella 'ndrangheta? "Per parlarne bisogna partire dalle faide, che sono importanti perche' li' vediamo le donne protagoniste. Esse sono il termoregolatore, le molle che caricano gli uomini. C'e' un lavorio psicologico sull'uomo, la donna e' quella che tiene acceso il fuoco della vendetta e che carica gli uomini per andare ad uccidere". Cosi' il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, all'agenzia Sir. L'occasione per l'intervista e' stata la presentazione a Cosenza, del volume "Le 'ndranghetiste dell'Est", del giornalista Arcangelo Badolati, caposervizio della "Gazzetta del Sud". "Questo e' un libro importante perche' evidenzia un'angolazione della 'ndrangheta che ancora non avevamo sviscerato. Infatti viene intercettata questa nicchia che mancava nella bibliografia della 'ndrangheta". Quale rapporto tra associazionismo e 'ndranghetiste? "Per quanto riguarda l'aspetto associativo vediamo sempre piu', soprattutto nel traffico di droga, una partecipazione attiva. Non siamo a livello delle donne sudamericane dove nei cartelli, quando viene ucciso il capo del cartello, la moglie o la compagna o la convivente prende il posto e diventa leader, pero' abbiamo visto dei casi di donne che hanno un controllo e una gestione, ad esempio, nelle estorsioni, magari in quei casi in cui il marito e' detenuto". Un lavoro non troppo oscuro... "Non troppo oscuro: un lavoro evidente e, comunque sia, una maggiore presenza nel panorama criminale". Nei giorni scorsi l'ultima grande operazione contro la 'ndrangheta. A che punto siamo? "Sono a Catanzaro dal 16 maggio 2016 e ho visto un'impennata degli arresti. Siamo riusciti a motivare meglio i colleghi della procura, che sono laboriosi e hanno acquisito sempre piu' coraggio e sicurezza. Questo li ha portati a essere piu' determinati e reattivi e pronti a osare".

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Prosegue l'intervista a Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro. Al di la' del lavoro delle Procure, quale l'impegno di associazioni, movimenti, Chiesa? "Ho visto una Chiesa migliorata. Lo spartiacque lo vedrei con l'arrivo di papa Francesco nella Piana di Sibari. Ho visto una maggiore presa di coscienza da parte dei vescovi e dei preti. Seppur a macchia di leopardo, c'e' una positivita' da parte della Chiesa. Pero' c'e' ancora tanto da fare". Si dice, ad esempio, che una citta' come questa, Cosenza, sia in Calabria un'isola felice. Ma esistono realmente isole felici? "Non penso alle isole felici, penso a un potere criminale diverso, che si estrinseca con meno violenza esterna ma con una maggiore determinazione e soprattutto un migliore inserimento nel tessuto sociale". Come si sta evolvendo la criminalita' nelle altre zone del Mezzogiorno? "Come mafia classica Cosa Nostra la vediamo meno potente e arrogante, pero' si e' trasformata ed e' sempre piu' nei gangli della pubblica amministrazione e del potere. Invece, la camorra e' sempre piu' estrinsecata in criminalita' organizzata, criminalita' comune e gangsterismo e sempre meno mafia".