Estorsioni, attentati e droga: i nomi dei tre affiliati alle famiglie Sia, Procopio e Tripodi di Soverato

arrestoSono accusati di essere affiliati alla cosca Sia-Procopio-Tripodi operante nel Soveratese. Ecco i nomi degli arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro insieme a quelli della Compagnia di Soverato, con l'accusa di associazione mafiosa.

Sono Cosimo Zaffino, 36 anni, di Gagliato (Cz); Massimiliano Sestito, 46 anni, residente a Pero, in provincia di Milano; Pietro Catanzariti, 49 anni, di Soverato (Cz).

Le indagini della Dda sono state coordinate dai sostituti Vincenzo Capomolla e Graziella Viscomi, con i procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, mentre il provvedimento di custodia cautelare e' stato firmato dal gip Giovanna Gioia.

L'indagine ha coinvolto anche due collaboratori di giustizia, Francesco Fiorentino e Gianni Cretarola, per i quali non è stata chiesta alcuna misura cautelare. Nonostante due operazioni che avevano gia' smantellato la cosca Sia-Procopio-Tripodi, i soggetti collegati al clan continuavano a delinquere e ad imporre il loro controllo del territorio. Gli arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Soverato. Le attività seguono le due precedenti operazioni denominate "Show down", cui hanno fatto seguito sentenze definitive nei confronti degli appartenenti alla potente cosca che negli anni si e' radicata in tutto il territorio del Soveratese.

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Le nuove indagini hanno permesso di evidenziare il ruolo di Sestito, riconosciuto come capo della cosca di Gagliato, e capace di mettere in piedi attività di estorsioni nella zona anche attraverso attentati nei confronti di imprenditori, attività di traffico di sostanze stupefacenti, interventi sia nell'affiliazione di nuovi 'ndranghetisti sia nella gestione della sanguinosa faida del Soveratese.

Zaffino sarebbe stato, invece, il braccio operativo della cosca e si sarebbe occupato sia delle intimidazioni che del traffico di stupefacenti.

Catanzariti, infine, avrebbe avuto un ruolo attivo nelle intimidazioni, nelle guardianie delle discoteche e nella raccolta di fondi da destinare ai detenuti e alle loro famiglie. Tutti i fatti ricostruiti riguardano il periodo compreso tra il 2003 e il 2015 ed avrebbero interessato il comprensorio del Soveratese, così come confermato anche dai collaboratori di giustizia. Le indagini avrebbero anche evidenziato i contatti tra esponenti della cosca del Soveratese e il boss del Crotonese Nicolino Grande Aracri, evidenziando la capacità del clan di interloquire con l'esponente della 'ndrangheta. Gli incontri avrebbero evidenziato sia la richiesta degli esponenti del Soveratese di effettuare raccolta di denaro per i detenuti, sia la sollecitazione al boss rispetto alla confusione nata nel comprensorio dopo gli arresti per le operazioni "Show down", a conferma della supremazia della cosca del Crotonese.