Catanzaro, il dg del S. Anna Hospital: “Nell’area cardiochirurgica emigrazione del 40%, porre rimedio”

Catanzaro- S.Anna Hospital"La recente polemica tra gli organi istituzionali non ci appartiene. Tuttavia, al completamento dei provvedimenti relativi al corrente 2017, dovranno essere posti rimedi a una errata e illogica previsione che potrebbe nuocere gravemente ai cittadini calabresi, provocando una ulteriore impennata dell'emigrazione sanitaria".

Ad affermarlo è Giuseppe Failla, direttore generale del S. Anna Hospital, commentando i dati sulla mobilità passiva in cardiochirurgia, che possono estrapolarsi dal Programma Nazionale Esiti, pubblicato di recente dall'Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali).

"Basta prendere in considerazione gli interventi di by-pass aortocoronarico e valvuloplastica – osserva il DG – e la realtà balza impietosamente agli occhi. Su un totale di 564 calabresi ricoverati per by-pass, il 22,2 % di loro è stato accolto da strutture di altre regioni, mentre la percentuale relativa alla valvuloplastica, su un totale di 1064 ricoveri, schizza addirittura al 48,1%. Mediamente, quindi, possiamo dedurre che circa il 40% delle prestazioni complessive è stato erogato altrove e non qui. Penso – commenta Failla – che il dato sia inaccettabile sul piano generale ma lo sia ancora di più alla luce dei risultati ottenuti dalla nostra cardiochirurgia che, non dimentichiamolo, si interfaccia con tutta l'intera rete cardiologica presente sul territorio calabrese, soprattutto in tema di emergenza urgenza, garantendo un sistema che nel suo complesso si dimostra assolutamente efficace".

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I dati del PNE, in effetti, confermano le buone performance del S. Anna Hospital. Il centro regionale di cardiochirurgia rimane infatti collocato nella parte alta della "classifica" tra le strutture sanitarie italiane, sia per quanto riguarda i volumi di prestazioni erogate e sia per quanto riguarda la qualità delle prestazioni stesse in termini di risultato. Nelle due aree di maggiore rilievo cardiochirurgico, quelle cioè della rivascolarizzazione miocardica e della valvuloplastica, S. Anna rimane tra i centri con bassi indici di mortalità a trenta giorni; un dato ancor più significativo se si pensa che nel 2015, su un totale di 930 procedure maggiori, più del 50% sono state effettuate in regime di urgenza o emergenza, contesti che sono notoriamente gravati da risultati peggiori e da un più alto tasso di complicanze.

I dati del PNE, inoltre, confermano sostanzialmente quelli che erano già emersi dal Report sull'attività cardiochirurgica nel 2015, pubblicato autonomamente, per il secondo anno consecutivo, dal S. Anna. "La sovrapponibilità tra i nostri dati e quelli dell'Agenzia governativa dimostra il rigore e la serietà con cui auto valutiamo il nostro lavoro – commenta il direttore della Cardiochirurgia, Daniele Maselli. Soprattutto, però, quei dati dimostrano complessivamente che i risultati di qualità non si possono ottenere per decreto ma bisogna conquistarli sul campo con competenza, dedizione e professionalità".