L'arcivescovo Bertolone: "Festa dell'Immacolata sia fonte di speranza per tutti"

"La Vergine Immacolata sia 'di speranza fontana vivace' per chi è senza lavoro e per chi rischia di perderlo, per chi è solo ed emarginato, umiliato e disperato; per chi è perfino insidiato dal pensiero che la vita stia diventando un peso insopportabile". Lo ha detto l'arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra, a Catanzaro nell'omelia per la festa dell'Immacolata. Mons. Bertolone ha invocato la Vergine "per la nostra Chiesa, perché l'insegnamento del Concilio Vaticano II sia oggetto del suo agire, del suo servizio, del suo insegnamento, della sua missione; perché si rigeneri attingendo a questa fonte, non ad altre 'cisterne' estranee o avvelenate" e "per chi amministra la nostra città, perché non manchi mai il coraggio di compiere scelte sapienti, il coraggio del bene comune". "Sii 'di speranza fontana vivace' - ha sostenuto ancora il presule - per chi sta soffrendo a causa del terremoto, per le chiese distrutte e per le case rese inospitali. Ottieni il riposo eterno alle vittime e la forza di risorgere a quelle comunità. Sii 'di speranza fontana vivace' per i nostri giovani, perché non si spenga mai nel loro cuore la capacità di pensare e progettare il loro futuro, per gli sposi e le famiglie, perché non venga meno la dolcezza dell'amore vero, la serenità di un lavoro dignitoso, la generosità nel dono della vita". "Se il Signore è con te, o Maria - ha detto ancora l'arcivescovo metropolita di Catanzaro Squillace - tutto è possibile in te, nel tuo corpo immacolato, verginale, casto e purissimo. Di fronte a te, sale dal nostro cuore, ancora avvolto nelle spine del peccato e della colpa, l'invocazione del salmista: Lavami, e sarò più bianco della neve (Sal 51,9). Ma tutto è possibile anche in noi, devoti della diocesi di Catanzaro-Squillace. Tuttavia, perché ciò accada - ha proseguito il presule - bisogna che prepariamo bene la via al Signore, purificando il cuore ed il nostro occhio perché sia idoneo ad incontrare il suo sguardo e riconoscere in ogni cosa un'icona dipinta da Dio stesso, che svela, attraverso il volto della Alma redemptoris Mater, la bellezza e la bontà originaria di ogni cosa voluta dal Padre di tutto e di tutti. Dio, infatti, può entrare in noi solamente se il nostro occhio è puro, accogliente, e solo allora accade in noi il Regno di Dio, Regno che resta accanto a noi, ma più spesso è sconosciuto. È in noi, ma è molto lontano. 'Dio è più intimo a noi di quanto noi non lo siamo a noi stessi', come dice sant'Agostino, ma forse in noi è racchiuso ancora in una gabbia".(ANSA).

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