Agricoltori calabresi manifestano a Catanzaro, in 2000 sotto gli uffici della Regione

agricoltori protesta0505Circa 2.000 persone hanno raggiunto a Catanzaro, riunendosi davanti agli uffici della Regione Calabria. La manifestazione e' stata promossa a livello nazionale dalle associazioni degli agricoltori Cia, Confagricoltura e Copagri e si svolge contemporaneamente anche a Roma e Bologna. Le associazioni di categoria chiedono il pagamento dei contributi Pac 2015, la risoluzione dei contenziosi 2014 e piu' attenzione verso i problemi della categoria legati a burocrazia, prezzi e consumo del suolo. I manifestanti hanno raggiunto Catanzaro da diverse regioni del Sud Italia, con la Questura che segnala l'arrivo di 33 pullman. Il presidio si svolge senza alcun problema di ordine pubblico e senza particolari disagi. "Le aziende agricole sono al collasso - ha dichiarato all'Agi uno dei manifestanti - e sono ormai tantissime quelle che hanno chiuso a causa della crisi economica e delle ristrette che stanno colpendo il comparto anche a causa della mancata attenzione delle istituzioni su un settore cosi' importante per l'economia". 

Vogliamo produrre cibo di qualità e non carte in quantità". E ancora: "Agricoltori zero euro" e "Le vacche non mangiano chiacchiere". Con cartelli come questi migliaia di agricoltori sono scesi in piazza per sottolineare lo stallo istituzionale e ottenere interventi per fronteggiare l'emergenza del settore. Hanno aderito anche gli agricoltori di Alpaa, Uci, Ugc e Aic "armati" di bandiere e palloncini, per lanciare un grido d'allarme: dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario.
Un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi "in campo": i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all'origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell'embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del "made in Italy", la cementificazione del suolo, l'abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica.

"Siamo qui - afferma Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale della CIA -per denunciare una situazione non più tollerabile non solo per in settore ma per il Paese. L'agricoltura, infatti, ha un valore inestimabile a livello produttivo, culturale e di salvaguardia dell'ambiente che deve essere sostenuto e non lasciato, appunto, nell'immobilità".
"Le aziende agricole sono al collasso - dichiarano i manifestanti - e sono ormai tantissime quelle che hanno chiuso a causa della crisi economica e delle ristrette che stanno colpendo il comparto anche a causa della mancata attenzione delle istituzioni su un settore così importante per l'economia".

I crediti degli agricoltori
Gli agricoltori, quindi, sono in credito. E non solo dei 600 milioni di euro circa che ancora aspettano a liquidazione della Pac 2015 e dei contenziosi del 2014, ma soprattutto di una mancata attenzione del governo verso un settore vitale del Paese che impegna oltre 2 milioni di lavoratori, fattura con l'indotto oltre 300 miliardi di euro e sui mercati stranieri macina esportazioni da record con quasi 37 miliardi realizzati solo nell'ultimo anno.
Eppure, oggi come quindici anni fa, il comparto continua a scontare questioni non risolte, dalla burocrazia ai prezzi sul campo, che schiacciano inesorabilmente il reddito, impedendo innovazione e sviluppo. Basti pensare che solo la macchina amministrativa -tra ritardi, lungaggini, disservizi e inefficienze - sottrae all'agricoltura 4 miliardi di euro. Ogni azienda è costretta a produrre ogni anno 4 chilometri di materiale cartaceo per rispondere agli obblighi burocratici, "bruciando" oltre 100 giornate di lavoro. Per non parlare del crollo vertiginoso dei prezzi alla produzione e della forbice esorbitante nella filiera tra i listini all'origine e quelli al consumo, dove in media per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino.
Solo per fare alcuni esempi -spiegano Cia, Confagricoltura e Copagri - le arance sono pagate agli agricoltori il 40% in meno di un anno fa: ovvero 18 centesimi al chilo, contro i 2 euro al supermercato, con un rincaro che dal campo alla tavola tocca il 1111%. O ancora un agricoltore, per pagarsi il biglietto del cinema, deve vendere 30 chili di melanzane che oggi "valgono" 26 centesimi al kg (-61% in un anno), mentre al consumatore vengono proposte a 1,90 euro con un ricarico del 731%.

Esportazioni dimezzate e cementificazione
A problemi annosi come questi, si somma la vicenda dell'embargo russo: tra frutta, verdura, carni e prodotti lattieri, il blocco di Mosca alle nostre produzioni agricole è costato finora 355 milioni di euro, con esportazioni "made in Italy" dimezzate in quasi due anni. Senza dimenticare il dato relativo al consumo di suolo agricolo, che negli ultimi decenni è cresciuto dal 3% al 7,3% erodendo 56 ettari di terra al giorno, convertiti in cemento, con effetti preoccupanti per la tenuta idrogeologica del Paese.
Per tutti questi motivi, Cia, Confagricoltura e Copagri sono scese in piazza. Per sensibilizzare l'opinione pubblica, la politica e le istituzioni a cui è stato consegnato un "documento-piattaforma" di proposte chiare e concrete a sostegno del settore. Per le organizzazioni agricole, occorre innanzitutto modificare la Pac nella riforma di medio periodo e ripensare radicalmente al suo futuro: accrescere i pagamenti accoppiati ai settori in crisi, ripensare il greening, semplificare radicalmente gli strumenti di gestione del rischio, anche a tutela del crollo dei prezzi.

Lanciare subito le azioni del PSR
Poi, bisogna favorire un'economia contrattuale più equa e trasparente, anche sviluppando gli organismi interprofessionali, perché la filiera torni a essere un luogo di creazione di valore, distribuito equamente tra tutte le sue componenti. In più, è necessario lanciare immediatamente le azioni del Psr, ma anche i vari interventi nazionali discussi da tempo, come le varie misure del piano latte o di quello olivicolo. E' altresì importante condurre una completa valutazione di impatto sugli effetti delle concessioni su alcuni mercati e applicare idonee misure di salvaguardia nonché il principio di reciprocità negli scambi commerciali con i Paesi terzi. Questo anche per evitare di importare materiali di propagazione infetti e soprattutto per bloccare l'import di alimenti prodotti con fitofarmaci vietati in Italia e in Europa.

Approvare il "collegato agricolo" per ridurre la burocrazia
Quanto al rapporto con la Pubblica amministrazione, bisogna riavviare il dibattito e rilanciare il progetto del Ministero dell'Agroalimentare, che unisca le competenze delle Politiche agricole e delle Politiche industriali dell'agro-food, e affrettare l'approvazione del "Collegato agricolo" con i necessari provvedimenti sulla semplificazione burocratica. Inoltre è necessario riformare radicalmente il sistema Agea e degli altri Enti Pagatori, superando i ritardi inaccettabili nei pagamenti degli anni scorsi e la totale incertezza sui valori e sui tempi di quelli futuri. Infine, occorre emanare al più presto una legislazione e una programmazione a difesa del suolo per ridurre il suo consumo e assicurare stabilità idrogeologica, salvaguardando e valorizzando il ruolo delle imprese agricole.