Il calcio a Reggio: prova di maturità non superata

regginamessina2di Paolo Ficara - Carnevale, tempo di scherzi. Chiacchiere no, grazie, ne abbiamo digerite troppe ultimamente. Da tempo ci si è dimenticati che nel calcio sono i fatti (comunemente definiti risultati) il principale metro di giudizio da parte della gente. L'opinione pubblica ha il compito di partecipare, rendendo noto il proprio pensiero, ma chi sta sul ponte di comando ha il dovere di farsi distrarre o influenzare il meno possibile, tenendo conto dell'idea altrui senza tralasciare di portare avanti i propri progetti. Quasi come fosse una burla, nella Reggio calcistica sembra a tratti che sia l'esatto contrario.

A Reggio Calabria sono due i mestieri soggetti a perenne critica, a prescindere da chi li svolga: il sindaco ed il presidente della squadra di calcio. A chi non digerisce le opinioni altrui, salvo che non siano convergenti con le sue, possiamo dunque fornire un paio di fraterni consigli: evitare di candidarsi alle prossime amministrative; e nel caso in cui si abbiano passione e qualche moneta da riversare nello sport, si tenti col rugby, con la pallavolo o con qualsiasi altra disciplina trattata giornalisticamente con articoletti di plauso se si vince e di rammarico se si perde. Già il basket, considerando la popolarità della Viola, è fuori portata. Figuriamoci il calcio.

Inutile descrivere ipotesi futuribili per il percorso della Reggina, se prima i creditori non esprimeranno l'ultima parola sul concordato. Il dovere di non scimmiottare quanto accaduto in alcune piazze siciliane, con riferimento all'ipotesi di ritrovarsi l'originale ricoperto di polvere ed una copia che non potrà mai assumerne lo stesso fascino, lo abbiamo sottolineato prima che iniziasse l'attuale campionato di Serie D. Rivelandoci ancora una volta, sempre senza volerlo, campioni nell'arte di attirarci antipatie ed etichette. Ora sarebbe dannoso fornire ulteriori contorni, se prima non avvengono dei passaggi tanto formali quanto doverosi.

Intanto constatiamo con piacere che parte della tifoseria si sta riprendendo dalla narcotizzazione mediatica cui, in buona o in malafede, è stata sottoposta negli ultimi mesi. Polemiche di estrema sterilità stanno via via lasciando spazio ad una presa di coscienza, e le reminiscenze dell'utero calciofilo materno diventano sempre più vivide.

C'è comunque stata la possibilità di vivere una annata diversa, che la si volesse definire ripartenza o in altra maniera. A prescindere da un problema di identità che sarebbe rimasto, dato che la Reggina non è defunta e magari ricomparirà più bella di prima, la nascita della Asd Reggio Calabria avrebbe potuto rappresentare un momento di soddisfazione e di rilancio per la vena sportiva del tifoso amaranto, dopo gli ultimi anni in cui la stessa Reggina ha dato solo delusioni alla piazza.

Invece si è addirittura peggiorato l'aspetto ambientale. A Reggio non si è mai stati omogenei nel giudicare alcuna situazione, dagli anni '90 alle retrocessioni in serie dell'ultimo lustro passando per Calciopoli, non c'è mai stato un fronte comune in cui tutti hanno detto "bianco" o "nero". Forse è giusto così, in nome della libertà di pensiero. Adesso si avverte la fastidiosa sensazione del "tutti contro tutti", il tifoso-lettore-ascoltatore viene bombardato al punto da porsi milioni di dubbi non più sui fatti che vengono riportati o commentati, ma sul "colore" del singolo giornalista: se quello scrive in una maniera è alleato di Tizio, se scrive diversamente è compare di Caio e dunque nemico giurato di Sempronio. Non se ne esce più.

Reggio Calabria, o meglio la parte calcistica della città, esce bocciata dall'esame di maturità iniziato con tante speranze mal riposte la scorsa estate. Non c'è da stabilire di chi è la colpa, o chi ha iniziato per primo a spintonare l'altro. Qua ci stiamo spingendo tutti verso un baratro, dato che alla deriva ci eravamo già da un pezzo. È tutto un carnevale che va avanti da luglio, ma lo scherzo sta diventando dannoso oltre che di pessimo gusto.