Il calcio a Reggio: c'è chi si veste da sposa e chi da Napoleone

regginamessina2di Paolo Ficara - Nel mezzo del cammin di nostra vita, ci ritrovammo per una selva oscura. Prosegue la stagione calcistica più paradossale nella storia di Reggio Calabria, che vede una Reggina ancora in vita e con segnali di risveglio niente affatto timidi; una potenziale sostituta che si è fin qui rivelata una bruttissima e presuntuosissima copia dell'originale; ed una tifoseria che rischia di essere mandata definitivamente in confusione.

I cinque mesi intercorsi fra il 30 maggio, giorno del trionfo al San Filippo, ed il 30 ottobre, data del deposito dell'accordo con la Juventus per il Sant'Agata, sono stati a dir poco intensi per la Reggina e lasciano presupporre un 2016 interessante e con tante curiosità da soddisfare. Stringere una partnership col club più titolato d'Italia e farsi spalleggiare dall'organo che gestisce il calcio nel Bel Paese, ovvero la Figc, non è roba per tutti. Solo per riuscire ad entrare negli uffici di Marotta o Tavecchio, serve una buona dose di competenza oltre ad una conoscenza approfondita e sviluppata negli anni. Si tratta evidentemente di un merito.

Difficile però non chiedersi come mai tutto ciò non sia stato possibile realizzarlo qualche mese addietro, quando sinergie del genere avrebbero consentito alla Reggina di iscriversi. La risposta va cercata nelle condizioni di salute di Lillo Foti, costretto a letto già da metà giugno e sollevatosi a fatica un mese dopo. L'impedimento a portare avanti certi discorsi de visu è costato carissimo, e qui va sottolineato un errore che parte da lontano: l'assenza di un equivalente del presidente, capace di farne le veci in tutto e per tutto in caso di necessità.

Un identikit tracciabile, ad esempio, è quello di Armando Calveri, attuale braccio destro alla Lazio di Claudio Lotito, uomo la cui influenza all'interno del palazzo è nota ai più. Giù il cappello di fronte agli sviluppi di carriera per l'ex calciatore della Primavera amaranto, che ha scelto sua sponte di lasciare gli uffici del Sant'Agata nell'estate 2010. La Reggina non fece molto per trattenerlo, e l'assenza di un giovane dirigente capace di confrontarsi a 360 gradi negli alti livelli del calcio, è un grosso rammarico alla luce di quanto (non) è successo in estate.

I discorsi sullo stadio nuovo non sono fin qui stati fatti in maniera aperta, ma traspare l'idea che quel progetto non sia cestinato. Ad oggi rappresenterebbe un paradosso tale ipotesi per la Reggina, alla luce sia della mancata iscrizione di luglio, sia del debito da estinguere con il Credito Sportivo che aveva elargito i fondi per l'acquisizione del terreno a Catona. Allo stesso modo, non si può immaginare che serva a far giocare gli Allievi, o fingere di non capire dove si voglia andare a parare. Se vedessimo una giovane donna intenta a scegliersi un abito bianco con un lungo strascico, difficilmente commenteremmo: "Nooo, ma mica deve sposarsi".

Atteniamoci ai dati di fatto. La Reggina Calcio ad oggi può solo occuparsi di calcio giovanile, gli accordi con Figc e Juventus favoriscono l'approvazione del concordato da presentare in tribunale. La volontà dei creditori inciderà sulla decisione del giudice Campagna, e finché non sarà superato questo step, la Reggina rimane a rischio fallimento. Fino a quel giorno, sarà inutile alimentare illusioni. Il club ha però il dovere di farsi trovare pronto, in caso di risposta positiva, già un minuto dopo l'eventuale approvazione del piano di smaltimento dei debiti.

Se su sponda Sant'Agata ci si impegna ad imprimere una progettualità, nonostante si tratti di una società oberata dai debiti, in zona stadio 'Granillo' si punta su una strana forma di training autogeno. Ripetere 200 volte al giorno la frase "noi siamo la Reggina", non servirà alla Asd Reggio Calabria per trasformarsi da ranocchio a principe azzurro. Né tantomeno per attirare quegli investitori che, chissà perché, non si sono fatti vivi in estate. Una calcolatrice potrebbe essere più utile, per mettere insieme la cifra spesa quest'anno per cavare un ragno dal buco, quella che ci sarebbe da spendere nella prossima stagione (se si desidera veramente un campionato di vertice), e vedere se la somma risulta superiore, inferiore o uguale alla cifra che sarebbe bastata per iscrivere la Reggina (quella vera) nel luglio scorso e mantenere il professionismo.

Non sappiamo quante persone, in giro per il mondo, si alzino al mattino credendo di essere Napoleone. Dubitiamo che gli stessi avvertano però il bisogno di recarsi in Russia o ancor peggio a Waterloo. La Asd Reggio Calabria sta ripetendo solo gli errori e gli orrori della Reggina, e non vorremmo essere facili profeti nell'attenderci qualche difficoltà legata al pagamento degli stipendi, da qui a fine stagione. Di sbagli ne vengono commessi anche nuovi e inediti, per carità. Sta per riaprirsi il calciomercato e ancora non è stata formata la srl. Manca poco, è vero. Ma non si può arrivare a dicembre e proseguire ad andare in guerra senza aver legittimato un generale.

La città e la tifoseria hanno già subito parecchi danni, e di illusioni ne sono state alimentate fin troppe. È doveroso attenersi ai dati di fatto, e provare ad inquadrare gli scenari futuri solo tramite attenta analisi. Senza far condizionare i propri giudizi da simpatie, antipatie o rancori. È la Figc, all'atto di comminare 8 punti di handicap alla Reggina, ad aggiungere che andranno scontati in caso di futura iscrizione ad un qualsiasi campionato. Quella stessa Figc che ad agosto non ha registrato il nome AS Reggina, sapendo che la Reggina esiste ancora ed è affiliata. Il gallo ha già cantato due volte, dunque. Prima di fare funerali e di trasmettere eredità, è doveroso accertarsi che ci sia il morto.

E solitamente, chi non muore si rivede.