Se il tifoso non sa chi chiamare papà...

regginastickersdi Paolo Ficara - Di mamma ce n'è una sola. Ho avuto un sussulto qualche giorno fa, nel girovagare tra le bancarelle durante una festa patronale in provincia di Reggio. Inevitabile posare lo sguardo sugli stickers della Reggina, sparpagliati in mezzo a quelli di Inter e Milan. Certo, ero sulla jonica. Mica a Roma, New York, o Pechino. Ma mi ha fatto un certo effetto, specie perché erano accanto agli storici marchi delle strisciate milanesi, battute al 'Granillo' in quegli anni trascorsi troppo in fretta e non goduti appieno.

Negare la storia, o voltarsi dall'altro lato di fronte ad essa, è sempre un errore. Lo è stato nelle occasioni in cui, involontariamente o no, ci si è dimenticati dei 72 anni che hanno preceduto la fantastica epopea della Reggina Calcio; lo sarebbe adesso, se si volesse ignorare un legame affettivo con un'entità ormai finita sul piano sportivo professionistico, ma esistente su quello giuridico e dell'attività giovanile; lo sarà in futuro se un giorno, dopo i successi che le auguriamo, la nuova A.s.d. Reggio Calabria (e futura AS Reggina) dovesse lasciare il posto ad una società messa in piedi da altri soggetti.

La Reggina, intesa come Reggina Calcio, è la mamma. E nonostante sia in coma vegetativo, non si può pretendere oggi, di fronte all'irreversibilità di una malattia che andava individuata a tempo debito, che il marito le stacchi la spina. Proseguirà finché avrà la forza di farlo. Tutto ciò che ne conseguirà, sarà frutto delle scelte personali di ognuno di noi. Quelle scelte dolorose, ed in questo caso imbarazzanti, che devono scaturire dalla coscienza.

Criticare la gestione societaria fin quando c'era modo di rimediare, a costo di passare per nemico? È stata una scelta. Chiudere gli occhi di fronte alle decisioni sballate degli ultimi anni? È stata una scelta. Saltare giù dal carro di Foti, nel momento in cui l'aria si è fatta pesante? È stata una scelta. Salire sul carro della nuova società a gridare "W il re", continuando ad incensare ed evitando osservazioni e sproni così come è stato fatto con la precedente? È una scelta.

Seguire l'attività giovanile della Reggina Calcio e nulla più, fino all'eventuale fallimento? Sarebbe una scelta sicuramente leale e romantica, figlia dei sentimenti più nobili che può esprimere la città di Reggio Calabria.

Risvegliarsi dal coma vegetativo, per la Reggina Calcio sarebbe quasi un miracolo. Ovviamente nessuno di noi, nemmeno Foti, può prevedere il futuro. Chissà, un arabo potrebbe rilevare la società con annessi debiti e scuola calcio, ricreando la prima squadra. Nemmeno io stesso posso escludere, qualora vincessi al Superenalotto, di mettere in atto tale follia. E se qualcuno mi facesse notare che potrei investire meno denaro per diventare proprietario della A.s.d. Reggio Calabria, magari già in testa alla classifica tra qualche mese, il cuore non sentirebbe ragione.

Siamo sul piano dell'impensabile, più che dell'impossibile.

Anche il presente può entrare a far parte della storia. Se oggi Reggio Calabria ha una squadra di calcio, lo dobbiamo alla passione di chi ha preferito agire in fretta e furia, piuttosto che farci rimanere completamente smarriti per un anno. Il tempo dirà se è stata la scelta migliore. Per arrivare a definirsi Reggina, prima ancora che a livello di nomenclatura o di simboli, la società capeggiata da Mimmo Praticò dovrà accattivarsi il pubblico coi fatti. È così, e sarebbe così anche se lo scorso 25 agosto il club di Lillo Foti avesse chiuso definitivamente i battenti.

I paragoni con realtà come Firenze e Salerno valgono solo per spiegare all'utenza gli inghippi sul nome societario. Altrimenti è bene sottolineare, solo a beneficio di pochi distratti, come Della Valle e Lotito abbiano messo milioni praticamente a fondo perduto, negli anni in cui c'è stato da risalire la china nelle rispettive piazze. A Reggio Calabria ci si è dovuti consociare in circa 20, tra medio-piccoli imprenditori e qualche professionista, per arrivare a mezzo milione.

Dover ripartire da una categoria dilettantistica rischia di rivelarsi molto penalizzante per la A.s.d. Reggio Calabria, nell'ottica della costruzione di un rapporto affettivo con la piazza. Difficile immaginare esultanze fragorose per una vittoria sul Roccella, ci si ritroverà a disputare un torneo in cui c'è quasi tutto da perdere: i successi saranno visti come un atto dovuto, gli eventuali insuccessi produrranno polemiche a cui bisognerà arrivare preparati.

La voglia di calcio a Reggio Calabria è sempre presente. Gli abbonati sono circa la metà di quelli della passata stagione, nonostante si tratti di Serie D ed al momento non si registrino acquisti di particolare grido (tranne Tiboni, con un breve passato in massima serie), né sia stato possibile tastare la squadra in un'amichevole degna di nota. Il pallone che gonfia la rete resta l'elemento di maggiore aggregazione. Ma servirebbe anche un'idea per evitare inutili imbarazzi a quei tifosi che l'abbonamento, fin qui, non l'hanno sottoscritto perché temono di non riuscire a guardarsi allo specchio. Per quei tifosi che non riescono a staccarsi dalla mamma calcistica in coma, che siano cinque, quindici o più, il rispetto deve essere massimo.

Da un lato, c'è la Reggina Calcio senza la prima squadra ma con una scuola calcio già pronta a partire. Dall'altro, la neonata A.s.d. Reggio Calabria ha una prima squadra, iscritta al faticosissimo campionato di Serie D, ma per garantirsi l'attività giovanile ha chiesto l'intervento della Reggio Academy. L'ideale sarebbe unire le forze, far sì che le due entità si vengano incontro a trarre beneficio e linfa l'una dall'altra, in un percorso comune. Per la nuova società, allenarsi nello stesso campo in cui fu possibile ammirare Poli, Pirlo e Perrotta, è diverso che dal prepararsi in una struttura appartenuta all'Hinterreggio. Anche per il club di via delle Industrie, il riverbero sarebbe positivo.

Ovviamente si tratta di un'idea che stiamo lanciando da queste pagine, non ci risulta che i soggetti interessati ne abbiano accennato. Di sicuro ci siamo stancati un po' tutti di dover attuare o assistere a polemiche. Se Reggina Calcio e A.s.d. Reggio Calabria intenderanno unire le forze, la persona che si ritiene dotata del maggior buon senso compia il primo passo. E l'altra, gli vada incontro. Dà enormemente fastidio il solo serpeggiare del pensiero che l'uno possa attendere il fallimento dell'altro, per trarne qualsivoglia beneficio. Non costringete nessun tifoso, nemmeno uno, a non sapere chi dei due chiamare papà.

Se un giorno la Reggina Calcio venisse dichiarata fallita, quel maledetto giorno lasciatemi solo e non rivolgetemi parola.