Falcomatà: "Reggina, no a nuovi Manenti. Ed il 'Granillo' rimane dov'è"

falcomata giuseppeinsediamento1di Paolo Ficara – Chi ti vuol bene, a volte ti fa piangere. Non ha peli sulla lingua Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, quando gli poniamo domande specifiche sulla Reggina. Dopo gli incontri a Palazzo San Giorgio con altri rappresentanti istituzionali, e le note emanate per offrire sostegno ad una squadra di calcio in evidente difficoltà, il primo cittadino esprime posizioni forti. Molto forti.

Il sindaco Falcomatà ha risposto al Dispaccio in maniera netta e senza alcun tipo di titubanze o mezze frasi, sulle varie tematiche societarie della Reggina: dall'ingresso di nuovi investitori, al riverbero della presenza di costruttori di altri continenti sul suolo reggino, passando per il rischio fallimento. Dalla sua mano non sembrano partire carezze verso il presidente Lillo Foti. Anzi, verso la fine dell'intervista, lo schiaffo diventa sonoro.

Signor sindaco, il presidente Foti parla di accoglienza calorosa ricevuta in Australia. In soldoni?
"In soldoni, speriamo si traduca in soldoni. Leggo anch'io dalle cronache, che il presidente Foti è tornato entusiasta dal viaggio in Australia. Non solo per l'accoglienza, anche per i risultati. Adesso aspettiamo che questi risultati e questo entusiasmo si traducano in fatti concreti, che possano portare all'effettiva cessione del club. E quindi, di una salvezza della società. Allo stato attuale, notizie in più non ne ho".

Lei è d'accordo con la demolizione del 'Granillo'? Proposta che parte dalla stessa società che si fece carico, una decina d'anni fa in forma scritta, dei lavori di riqualificazione mai eseguiti.
"No, non siamo d'accordo. In questa città si deve ricostruire, non demolire. Stiamo ricostruendo anche dalle macerie che abbiamo trovato nel nostro comune, dal punto di vista finanziario, ma la città va ricostruita dalle macerie sociali in cui si ritrova ed è sotto gli occhi di tutti. Non si può demolire il tempio dello sport, realizzato con tanta fatica. Qui subentra una considerazione di carattere personale: lo stadio è stato voluto dall'amministrazione Falcomatà. Ricordo quando mio padre tornava dalla commissione romana, che doveva valutare l'impianto: spesso aveva i nervi tesi, dato che il progetto non passava per una minuzia. Questo significava che la città non poteva godere di un impianto sportivo degno di questo nome, e di conseguenza la squadra non poteva ambire ai palcoscenici poi conosciuti. L'impianto è stato realizzato con tenacia: ricordo le prime partite in cui i cittadini reggini sono riusciti a vedere la Serie A, a Reggio Calabria, grazie all'assunzione di responsabilità che Italo Falcomatà si prese per fare disputare le gare senza agibilità completa. Ricordo un Reggina-Fiorentina 2-2, ancora con le travi nella tribuna dello stadio. È diventato teatro di tanti successi per la nostra città, non mi pare il caso di parlare di demolizione. Anzi, sarebbe il caso di recuperare quell'accordo che prevedeva fosse la Reggina a valorizzare lo stadio. È comunque vero che una cosa non esclude l'altra: se la società ha volontà e risorse per realizzare un impianto di proprietà, non è necessario demolire un qualcosa che per la nostra città ha significato tanto e dovrà significare ancora tanto, nelle intenzioni dell'amministrazione comunale".

C'è un'istanza di fallimento nei confronti della Reggina: bisognerà attendere l'udienza, prima che gli australiani prendano una decisione definitiva?
"Mettendomi nei panni degli australiani, io aspetterei. Parlando da tifoso, dico che non è tanto importante la categoria, nel momento in cui si conoscono prospettive e programmi. Penso a quel che ha fatto il Siena, proprio quest'anno: un club fallito è ripartito coi migliori propositi dalla Serie D, adesso mi pare sia già promosso e rientra dunque tra i professionisti dopo un anno di inferno. Cito anche l'esempio della Fiorentina post Cecchi Gori, quando in veste di Florentia Viola disputò un campionato di C2 e poi tornò ad essere la Fiorentina che conosciamo, con un programma che la porta a giocarsi le fasi finali di Europa League. C'è anche il Napoli, assieme a tanti altri esempi del nostro campionato italiano. Se la Reggina non dovesse fallire, vogliamo sapere quando avverrà il cambio di proprietà ed i nuovi programmi a medio e lungo termine di chi subentra. Non ci si può accontentare di un semplice galleggiamento in Lega Pro. Se la Reggina dovesse fallire, si valuterà il piano B: ripartire con un'altra squadra, con un nome diverso, che poi dopo un anno tornerà ad essere la Reggina che sappiamo".

Ci sono in ballo anche una cinquantina di dipendenti, per i quali forse c'è già il problema di uno stipendio non sempre puntuale. È gente che avrebbe l'esperienza per lavorare in una nuova società calcistica a Reggio Calabria.
"Non c'è dubbio, questa è una fase delicata da seguire. A me, come sindaco, non possono non interessare le ripercussioni di carattere sociale ed economico che avvengono in città. Ci sono tante altre famiglie che attendono risposte, penso ai lavoratori delle società comunali: Atam, ex Multiservizi, Recasi. Penso anche alla Sogas o alla Reges. Ci sono già tante emergenze in città, da monitorare giorno dopo giorno: non vorremmo che tra queste ci fossero anche le famiglie che traggono sostentamento dalla Reggina Calcio".

Se si persevera nel voler salvare la Reggina calcio 1986, anziché seguire la più naturale strada della creazione di una nuova società, qualche maligno potrebbe chiedersi se si vuole salvare la Reggina in sé o soprattutto l'attuale proprietà.
"Noi siamo sportivi. Ci interessa che la Reggina, attualmente al punto più basso della sua storia, riparta lasciandosi alle spalle la pagina buia. E parlo da sportivo. Da amministratore, vanno monitorate tutte le situazioni che portino a non lasciare per strada le famiglie che lavorano in questo settore. È lo stesso discorso che il mio collega Pizzarotti fa con le famiglie del Parma".

A proposito di Parma: proprio in quella città, Nick Scali (l'ipotetico australiano) promosse delle iniziative nel 2010, quando il sindaco era Pietro Vignali poi finito agli arresti.
"Non abbiamo bisogno di nuovi Manenti. Chi arriva qui deve avere voglia, passione e spendibilità, sia personale che professionale. Le spalle devono essere coperte, sotto il profilo economico. Deve essere fatto uno screening a 360 gradi, è una sorta di matrimonio che andremmo a fare, e ci si sposa con una persona di cui si possiede conoscenza e fiducia per programmare insieme il futuro. Speriamo che la Reggina ritorni ai fasti di un tempo. Questa è una città che ha vissuto la Serie A, sotto tutti i punti di vista. Deve tornare ad essere di Serie A. Servono persone con la stessa visione e con lo stesso amore per la città, oltre che verso la squadra di calcio maggiormente rappresentativa".