Reggina: chi fa più danni tra il nemico Palazzi ed il modulo-Foti?

foticentenariodi Paolo Ficara – Ultima spiaggia contro l'Isolaverde. La sfida contro l'Ischia sarà da dentro o fuori per la Reggina, obbligata a vincere mercoledì pomeriggio lo scontro diretto con gli isolani, per non staccarsi né demoralizzarsi ulteriormente dopo le sentenze della giustizia sportiva.

L'obiettività è fondamentale per giudicare i provvedimenti, non si può urlare al complotto soltanto quando sono negativi. Così come era apparsa generosa l'assoluzione per le irregolarità sugli emolumenti della passata stagione (con l'iniziale -4 poi cancellato del tutto), allo stesso modo sono adesso severe, spropositate e stranamente intempestive le forzature del procuratore federale.

Al di là di un maxi-deferimento ancora tutto da giudicare, quello sulle mensilità luglio-dicembre 2014, gli ulteriori due punti inflitti venerdì sera per il contro-ricorso su fidejussione e precedenti mensilità rappresentano un atto severo. Non sappiamo in che maniera la Reggina potrà nuovamente far valere le proprie tesi, rimaniamo dell'opinione che sarebbe servito non mettersi nelle condizioni per essere perseguiti, o perseguitati.

Gli abusi di potere, da parte di chi è rimasto indispettito dai processi sportivi del 2006, arrivano proprio al termine dell'iter penale su Calciopoli. Prima o poi sarebbe bello organizzare un confronto tra il presidente Foti ed il procuratore Palazzi, magari chiudendoli dentro una stanza. Avvalersi dei propri timbri per mettere nei guai una società già moribonda, e relativa tifoseria al seguito, è una pura e semplice vigliaccata che va al di là dei reali torti nella gestione del club di via delle Industrie. Purtroppo però, rientra nei poteri del procuratore federale.

Il popolo amaranto deve reagire stringendosi ancor di più attorno alla squadra, quando mancano 6 gare al termine di un campionato travagliatissimo di Lega Pro. Evitare di retrocedere sul campo può rivelarsi fondamentale a fine stagione, e lo scontro diretto con l'Ischia deve consegnare i tre punti. Per prenderseli, è bene mettersi in testa che bisogna giocare a calcio.

Negli anni, per analizzare e descrivere certe situazioni tattiche, ci siamo macchiati di una grave colpa: quella di usare troppi giri di parole, troppe metafore (modulo all'odor di sigaro e robe del genere), anziché dire le cose semplici, lampanti e risapute così per come sono. Nel 95% dei casi, il modulo 3-5-2 (o 5-3-2 a seconda delle interpretazioni) nella Reggina degli ultimi tre o quattro lustri è stato opera di Lillo Foti. E sarebbe stato giusto scriverlo a chiare lettere sin dall'inizio, in modo che se ne potesse prendere eventuali meriti o demeriti.

Come se non bastassero i danni che ha già combinato nella sua funzione, cioè di presidente, in questo momento storico la Reggina di tutto ha bisogno fuorché che si rimetta a fare da pseudo-allenatore. Se in panchina ci fosse il Nevio Orlandi di turno, chineremmo il capo in segno di resa. Ma mai vorremmo ledere la professionalità di una persona molto intelligente ed a volte sagace, come Roberto Alberti. Non può e non deve assistere a questo suicidio, macchiandosi di omesso soccorso.

Non c'è bisogno di essere Moira Orfei, per capire che durante uno spettacolo circense è logico far salire un uomo sulla schiena di un elefante. Qua, nel grande circo amaranto, i domatori cambiano ininterrottamente da anni (ogni tre o quattro mesi, di media), ma chissà perché continuiamo a vedere l'elefante che monta sulla schiena dell'uomo, con i risultati che ne conseguono. Abbiamo assistito al 5-3-2, di recente, contro Lupa Roma (sconfitta), Vigor Lamezia (sconfitta), Aversa Normanna (vittoria senza tirare in porta), Melfi (parziale di 0-1 finché non si è cambiato modulo) e Salernitana (altra sconfitta).

Dopo aver chiesto il sostegno dell'ambiente, a 6 partite dal termine la Reggina ha il dovere di non prendere in giro nessuno, a partire da sé stessa, mettendosi in testa che non c'è nulla da difendere. La situazione economica del club lascia immaginare quello che sarà l'epilogo di una Reggina Calcio 1986 ormai aziendalmente in coma irreversibile, ma non abbiamo la palla di vetro per sapere di che morte moriremo né soprattutto il momento esatto. La categoria va conservata a qualunque costo, l'obiettivo di poter disputare i playout (magari contro il Messina) deve tenere uniti allenatore, squadra e pubblico. Fino alla fine.