La Reggina va a giocarsi tutto a Catanzaro: disfattismo o sostegno?

vigorscoppoladi Paolo Ficara - Anno zero, che più zero non si può. L'incedere della Reggina è quello di un condannato alla pena capitale: passo lento e tremante, tra la folla che di sicuro non esprime gesti o parole di stima. Ormai si possono solo sprecare le constatazioni sull'annata, sulla squadra e soprattutto sulla società. Difficile trovare un appiglio, una speranza di ripresa per l'immediato futuro.

Parlare di tattica, dell'eventualità di schierare un calciatore piuttosto di un altro, di mettere sotto torchio la squadra durante gli allenamenti, non viene naturale perché non sembrano essere queste le fonti dei problemi. Ci si augurerebbe almeno un po' di lucidità per non rinunciare a priori ad elementi validi come Condemi e Maita, mentre il caso Di Michele meriterebbe un capitolo a parte.

Elencare per l'ennesima volta i difetti e gli errori del presidente, è un esercizio stancante e forse improduttivo in questo momento. La figura di Foti rimane da rimuovere il prima possibile, ma aver concentrato su di lui le critiche negli ultimi anni non ha portato a reazioni positive da parte delle altre componenti. Più che assumere un allenatore di carisma, e riaffidarsi ad un talent-scout competente sia per la scelta di eventuali rinforzi che per la gestione dello spogliatoio, allo stato attuale non si può fare.

Alberti e Cerantola (dovrebbe aver sciolto le riserve, assumendosi la responsabilità dell'area tecnica) hanno l'arduo compito di salvare la Reggina, o almeno la parte sportiva di essa. Andranno aiutati concretamente, oggi scade il termine per pagare le mensilità di settembre ed ottobre. Poi toccherà a loro ricompattare l'ambiente durante la settimana, ed operare quelle scelte che andranno ad incidere il giorno della partita.

Difficile dare indicazioni alla tifoseria sull'atteggiamento da tenere. Una squadra dall'età media bassa sta sicuramente risentendo del clima di sfiducia allo stadio, manca il carattere per rispondere con un gol o con una prestazione dignitosa alle critiche. Il problema è che si tratta di critiche meritate, dunque non si può chiedere al pubblico di subire e sopportare in silenzio questo scempio. Però il calendario pone di fronte una sfida dal sapore molto particolare: quella col Catanzaro.

Il derby con la città capoluogo manca da diversi lustri, e per fortuna ha perso i connotati di lotta socio-politica che ha rivestito negli anni '70. La rivalità rimane pur sempre accesa, ed almeno per questa settimana andrebbe concessa una tregua. Affermare che debbano andare tutti a casa, presidente e calciatori, è uno sfogo legittimo ma si avvicina al disfattismo. Interrompere la serie di sconfitte con un risultato positivo a Catanzaro sarebbe invece motivo di grossa soddisfazione, e forse rappresenta l'ultima fiammella, l'unico spartiacque possibile tra un campionato salvabile tramite interventi sul calciomercato ed aggancio alla zona playout, ed un lento spegnersi tra mille polemiche e qualche specchietto per le allodole.

A prescindere dall'eventuale sostegno che qualche decina o centinaio di tifosi veramente "malati" ed irriducibili potrà o vorrà concedere a Catanzaro, la squadra non si azzardi a ripetere al 'Ceravolo' la stessa prova vista a Lamezia. Esistono città in cui ci si accontenta anche di retrocedere, a patto almeno di vincere un derby. Reggio non è ancora combinata così, ma se proprio dobbiamo assistere ad un crollo verticale è legittimo pretendere ardore ed impegno nei match più sentiti.

Il derby di domenica prossima può rappresentare una svolta. Per tanti motivi. La risposta della squadra deve arrivare prima, rispetto a quella della tifoseria. Da parte del pubblico serve l'ultimo atto d'amore di questo orribile 2014. Una mano tesa verso questo gruppo di ragazzi impauriti. Una pacca sulla spalla a Roberto Alberti, chiamato a compiere un miracolo. Poi la palla passerà di nuovo alla società.