Oshadogan al Dispaccio: "Foti mi diede il benvenuto nella squadra più forte del mondo"

oshodi Paolo Ficara - Missione non compiuta. Con Dayo Oshadogan abbiamo provato a toccare l'argomento Reggina-Cosenza, ma è stato piacevolmente impossibile. Troppo intense le emozioni vissute in riva allo Stretto dall'ex difensore amaranto, spesso utilizzato da Franco Colomba nelle due prime stagioni disputate in Serie A. La sua cessione del 2001 in terra bruzia rappresentò l'interruzione di un rapporto ricordato come se fosse ieri.

"Ricordo perfettamente la canzone del Chisti Simu (Reggina Rock 'N' Goal, ndr), mentre qualche tempo fa, a Pisa, in stazione sono stato riconosciuto da un gruppo di tifosi che ha intonato quel famoso coro per me". Queste alcune delle frasi dette al telefono dalla Polonia, dove Oshadogan vive con l'attuale compagna. Entrambi meditano il trasferimento proprio a Reggio Calabria, stimolati dalle foto inviate dagli amici Sant'Ambrogio o Speranza. L'italo-nigeriano, ormai ritiratosi dall'attività agonistica, è un agente di calciatori. Queste le sue parole rilasciate al Dispaccio, a pochi giorni dall'incontro fra due delle sue ex squadre:

Cirillo, Giacchetta, Oshadogan, Stovini, Vargas: difficile ricordare una batteria di centrali più forte, nella storia della Reggina.
"Jack è uno dei capitani storici, assieme a Ciccio Cozza ed altri. Non voglio dimenticare qualcuno, ma loro li ho visti da vicino. Erano dei punti di riferimento, assieme ad Ezio Brevi. Il primo siamo andati molto bene, poi male il secondo, in cui siamo partiti male e non siamo riusciti a concretizzare quella lunga rincorsa. Ma nella prima stagione si sono vissute delle parentesi molto belle, sia a livello sportivo che umano. Come fai a scordartelo?".

E per mister Colomba era difficile tener fuori anche solo uno di quei cinque difensori, tant'è che in quel Roma-Reggina vi mise tutti...
"Quella è stata una bella partita vinta, e quel giorno c'erano in calendario molti scontri che potevano esserci sfavorevoli. Invece siamo andati a riscattare la gara dell'andata, episodio negativo. È stato bello l'ambiente, c'erano 12000 tifosi ed all'Olimpico, a fine gara, si sentiva solo la voce di Reggio".

Chi marcasti in quella partita?
"Tutti marcavamo tutti. Una volta acquisito il vantaggio, siamo stati sempre dietro il pallone. È vero che poi Bruno Cirillo segnò in contropiede, ma fu una partita gestita bene e finita meglio. Quando Totti pese il palo, rimanemmo tutti cl fiato sospeso. Se avesse fatto gol sarebbe cambiata la gara, ma è stato l'unico vero pericolo. Vado a memoria, sono trascorsi quasi 15 anni".

Come ti sei sentito al momento dello scambio col Cosenza tra te e Savoldi?
"Non pensavo che passassi dalla prima alla terza stagione... la seconda la saltiamo? È stata quella in cui sono nate un po' di cose. Mi sono infortunato, non si capiva cosa avessi, ho trascinato la cosa per poi essere costretto ad operarmi prima dello spareggio. Il rammarico è che poteva essere la stagione della consacrazione in Serie A, e poi avrei voluto dare una mano in altra maniera. Sarei rimasto volentieri l'anno dopo in B, ma da giovani tante volte non si ha la capacità di vedere quel che, all'epoca, vedeva il presidente. Il bene della società a volte non si incontra coi desiderata personali. E poche settimane dopo il trasferimento, c'è stato il derby. Fu una delle mie prime partite disputate, non l'ho vissuta benissimo. Fino a poco tempo prima stavo a Reggio. Il primo tempo si giocò sotto la curva della Reggina, e recandomi lì non sapevo cosa fare. Se compiere un gesto plateale, o altro. Me la sono vissuta interiormente. Il calcio ti dà anche questo tipo di emozioni. Fu un passaggio veloce, il resto piano piano è rientrato nella normalità.Calcisticamente, Reggio e Cosenza mi hanno dato in dote un Amico con la A maiuscola come Stefano Casale: anche questo mi ha lasciato il Derby. Sono passati tanti anni, ma ho molti amici a Reggio. Cesare Sant'Ambrogio è venuto a battezzare mia figlia in Polonia, mi sento quotidianamente sia con la sua famiglia che con quella di Gianni Speranza. Se non cito Giusva Branca mi rimprovera, per non parlare di Elisa Brancati. Ne potrei nominare tantissimi, farò sicuramente torto a qualcuno".

E Foti cosa ti ha lasciato?
"Per me è stata un'esperienza istruttiva col presidente. Ricordo quando mi venne a prendere all'aeroporto, arrivavo dalla Roma. Al ritiro bagagli, che avveniva quasi fuori dalla struttura, aspettavo la valigia ma mi vedo incontro questo omone con le braccia aperte, che mi fa: 'Benvenuto nella squadra più forte del mondo'. Penso sia stato il suo motore: quell'entusiasmo che riusciva a trasmettere, unito alla personalità. Ci veniva sempre a parlare e a fare battute, ma sentivi anche la sua presenza da presidente. Poche parole, pacate. Mi ha lasciato di positivo l'entusiasmo, una cosa trascinante. Quando si vinceva, attendevamo il suo discorso al martedì. È stato un periodo bello, vissuto con tutti. Oltre a Jack, all'inizio c'erano anche Maurizio Poli e Tonino Martino che non hanno continuato con noi. Ed una serie di giovani di belle speranze, qualcuno ha vinto anche un Mondiale. Baronio, Pirlo, e poi Possanzini: una delle persone con cui sono stato meglio. Un gruppo assortito con metodo, nessuno era scelto a casa. Con Orlandoni avevo giocato a Foggia, prima che arrivasse Taibi fu lui ad inserirmi Poi si perdeva in casa 0-4 con la Roma e ci battevano le mani per 10 minuti, mentre dopo la vittoria del ritorno vennero in almeno 3000 ad accoglierci all'aeroporto. Per arrivare da lì al lungomare, impiegai un'ora e tre quarti. Sono cose che non ti puoi dimenticare. Potei ammirare la festa per la salvezza dalla finestra. È una delle piazze italiane che, quando le cose vanno bene, sa darti oltre ed oltre, ed oltre...".

Dalla Polonia, riesci a seguire anche le attuali vicende della Reggina?
"I campionati li seguo. Purtroppo quando squadre come la Reggina si trovano a scendere di categoria, hanno quelle difficoltà legate all'obbligo di vincere. L'inizio di campionato è la fase più dura da gestire. Da tifoso, mi auguro che risalga subito, pe ricominciare a vedere il calcio che Reggio merita. A qualche mio ex compagno rimasto sotto altra veste, faccio l'in bocca al lupo. Quando ci si incontra, c'è modo di parlare sia del presente che del passato".