Sesia al Dispaccio: "Quando rischiai di perdere l'aereo, dopo Reggina-Cosenza..."

Sesiadi Paolo Ficara - Piedi ben collegati col cervello. Questo è stato Marco Sesia da calciatore, un regista sopraffino ammirato per due stagioni con la maglia della Reggina dal 1996 al 1998, in Serie B. Vittima di un grave infortunio dopo l'acquisto dall'Ancona, il piemontese all'epoca 26enne è stato atteso da Vincenzo Guerini (subentrato ad Adriano Buffoni). Il suo ritorno in campo, unito all'arrivo di Totò Criniti in una finestra di riparazione, consentì a quella Reggina di risollevarsi dai bassifondi e salvarsi in carrozza, esprimendo un ottimo calcio.

Adesso, Sesia allena il Barletta e giungerà mercoledì sera in riva allo Stretto, per la prima volta da avversario dopo quel bellissimo biennio. I pugliesi si stanno schierando in maniera analoga, tatticamente, rispetto alla Reggina di Cozza, e si annuncia un match interessante. Alla vigilia, il tecnico ricorda al Dispaccio le annate vissute in Calabria, e parla dell'attuale momento del suo club.

Barletta e Reggina nella stessa categoria: qualche mese fa, se lo aspettavano in pochi.
"Negli ultimi anni, la Reggina ha avuto una serie di vicissitudini che l'hanno trascinata in Lega Pro. Il calcio ti porta dei picchi importanti, altre volte delusioni".

Il Barletta si sta trovando bene, in questo girone meridionale, contro le squadre del profondo sud.
"Abbiamo giocato bene soprattutto col Cosenza nell'ultima gara interna. Tra le mura amiche abbiamo dato il meglio, poi in trasferta abbiamo trovato avversari forti come Lecce e Juve Stabia. Per via di alcune situazioni, non siamo riusciti a raccogliere niente. Mi auguro di farlo mercoledì, ma anche la Reggina ha bisogno di punti. È una buona squadra, ben allenata, e può metterci in difficoltà".

Quello stadio aveva circa la metà della capienza rispetto all'attuale, ma tornare a Reggio a distanza di 16 anni farà comunque effetto.
"Ritorno a distanza di tanto tempo a Reggio Calabria, in una veste diversa e con grandissimo piacere. Ho speso anni importanti della mia carriera e sono stato bene, in una città disponibile. Ho lasciato degli amici, oltre a positivi ricordi calcistici. Anche dopo tanto tempo, l'amaranto mi è rimasto dentro".

Ha mai avuto un compagno di reparto più forte di Simone Perrotta?
"No, a posteriori si è rivelato così. Era mio compagno di camera in ritiro, fu una scelta del presidente. Volle associare la giovane promessa al capitano, in modo da tirarlo su. Ma caratterialmente non ne aveva bisogno, era una persona equilibrata ed autore di una carriera importantissima. Io gli sono stato vicino in quegli anni".

Calcisticamente è stato più soddisfacente il primo anno, con quella brillante salvezza raggiunta dopo il rientro dal suo infortunio, o quello successivo, in cui si lottò nei quartieri alti della classifica pur giocando meno bene?
"Il primo anno è stato bellissimo. Anche se ho subito un infortunio, ho sentito la fiducia della società durante la rieducazione. Addirittura, nella prima partita giocai tutti i 90 minuti, ed eravamo contro il Toro. Poi abbiamo scalato posizioni. Con Criniti, Dionigi e Pasino formammo un ottimo assetto, c'era anche Giacchetta. Poi è cambiato l'allenatore nel secondo anno (da Guerini a Colomba, ndr), ed anche il modulo. Io mi sono un po' adattato come posizione, mentre il primo anno ero nella mia espressione totale. Forse calcisticamente è stato meno soddisfacente, non positivissimo ma positivo, ma la squadra arrivò sesta. Vedendo l'epoca dei playoff, con le attuali regole ci saremmo giocati la Serie A. Ma la promozione arrivò di lì a poco, si vedeva che si stava costruendo qualcosa".

C'è un pizzico di rammarico per non essere rimasto il terzo anno, e partecipare alla prima storica promozione in Serie A?
"Sì, sarebbe stata una soddisfazione importante per la mia carriera. Credo che la mia cessione è arrivata nel momento in cui doveva essere. La Reggina fece cassa, ottenendo una plusvalenza importante. Ciò permise di costruire una squadra importante, ed a me di trovare un'altra soluzione. Dal punto di vista sportivo, quella promozione mi manca. Fossi rimasto, avrei accarezzato quel sogno".

Dei tanti ricordi positivi di quel biennio, quale scegliamo?
"Ho avuto un ottimo rapporto con la piazza, evidenziato da serietà, impegno e professionismo. La gente di Reggio Calabria sa riconoscere l'uomo, prima ancora che il calciatore. Ricordo il derby interno col Cosenza, vinto 1-0 con rigore di Dionigi, assegnato per un fallo su di me. La città era in festa, quando andai a prendere l'aereo rischiai di perderlo, per lo stuolo di tifosi e bandiere in giro. L'allenatore dei silani era la buonanima di Franco Scoglio, ci furono dichiarazioni ad effetto prima della gara. Quella vittoria fu una soddisfazione importante. Un'altra fu quella di Genova, contro il Genoa. L'ultima vittoria ottenuta dalla Reggina a Marassi risale a quella partita, in cui segnai a due minuti dalla fine. L'anno dopo, ricordo una vittoria a Perugia con rete di Pinciarelli al 90': ci permise il salto in alto, e ci giocammo la promozione con una squadra composta da tre o quattro anziani, più tanti giovani, che si esprimeva bene ed aveva avvicinato ulteriormente la città alla Reggina. Quando si giocava in casa era un piacere, si sentiva l'affetto della gente. Quei colori mi sono rimasti dentro, come succede nelle occasioni in cui lasci il segno da protagonista".

Torniamo al presente. Senza Di Michele, che Reggina può essere?
"Una Reggina che avrà un sostituto naturale, con buone qualità sia fisiche che tecniche. La squadra lavora bene quando ha la palla. Questi ragazzi saranno determinati, i punti cominciano a diventare importanti".

Il Barletta quanta rabbia ha, dopo la sconfitta maturata a Castellammare nonostante un'iniziale superiorità numerica?
"Spero che sia una rabbia positiva. Abbiamo pochi giorni per preparare questa partita, sarà un discorso psicologico più che fisico. Domenica il Barletta ha fatto una prestazione importante nel primo tempo, ma insoddisfacente nella ripresa. Vogliamo uscire da Reggio con un risultato positivo. Al di là del risultato finale, sarà un piacere tornare. Vedrò persone che c'erano già ai miei tempi, e rappresentano l'anima di questa società. Le cose cambiano col corso degli anni, ci sono momenti positivi ed altri meno. Ma questi colori continuano ad andare in giro per l'Italia in maniera fiera e dignitosa".

Da parte della Reggina è stato mai rivolto un apprezzamento all'allenatore Sesia?
"Li ho sentiti, ho parlato col presidente di recente per l'operazione De Rose. Spero un giorno di allenare almeno una partita il Torino, che è la mia squadra del cuore, ed almeno una partita la Reggina, che è diventata la mia seconda squadra. Spero di fare un buon campionato e di salvare il Barletta, qui mi trovo bene. Poi mi proporrò per altre situazioni. Il mestiere dell'allenatore è difficile, a volte è meglio vivere di sogni piuttosto che di rimpianti".