D'Alessandro al Dispaccio: "Confusione, ritiri, tensioni: alla Reggina manca il sorriso"

dalessandrodi Paolo Ficara - Due stagioni in amaranto, qualche rimpianto ma la soddisfazione di aver assaggiato la Serie B. È dolceamaro il ricordo di Matteo D'Alessandro, che la scorsa estate ha interrotto il proprio rapporto con la Reggina. L'attuale terzino del Cuneo, che sta riprendendosi dopo un lungo stop, segue sempre le vicende della sua ex squadra, e da lontano prova a scuotere in maniera energica l'ambiente tramite le colonne del Dispaccio.

La Reggina ha bisogno di tirare fuori il meglio di sé stessa per mantenere la Serie B, non è il momento di fare processi, ma è al tempo stesso importante comprendere come ci si sia potuti ridurre così. Le parole di D'Alessandro servono ad individuare errori che scaturiscono da comportamenti "invisibili", ovvero quegli atteggiamenti societari di cui poco si discute. O se se ne discute, quasi si corre il rischio di passare per visionari.

Dionigi e Pillon hanno appena ritrovato una panchina. Cosa ti hanno dato questi due tecnici?
"Apprendo proprio adesso dell'ingaggio di Pillon a Carpi, sono contento per lui. Non so come parlare di Dionigi. Avevo molta stima nei suoi confronti, per quel che è riuscito a fare da giocatore. Invece come allenatore, con lui ho avuto un percorso complicato. Sono stato messo in discussione sin dal ritiro, dopo aver alternato cose buone e meno buone nel mio primo anno alla Reggina. Con Breda avevo trovato continuità, lui invece voleva Antonazzo e poi non l'ha avuto. Si è parlato tutto l'anno di me come troppo difensivo, e di Melara come troppo offensivo da esterno alto nel 3-5-2. Il suo giocatore ideale era Antonazzo, poi preso a gennaio. Da questa analisi si deduce il mio pensiero su di lui: non mi ha dato serenità, fondamentalmente non ha mai scelto. Io e Fabrizio non abbiamo mai dato quel che voleva lui, ma diciamo che ho avuto allenatori migliori. Invece a Pillon, dal punto di vista umano, do 10 come voto. Allenatore vecchio stampo, non si inventava niente. Con lui ho giocato poco: mi ha messo esterno alto, non lo facevo dalle giovanili e non sono più in grado di svolgere quel ruolo. Però ci ha portati alla salvezza, sembrava complicata per come stavamo. Ha cercato di coinvolgere tutti".

E la Reggina se ne è privata, nonostante una media punti da playoff.
"Infatti. Ma di che parliamo? Non voglio scoprire l'acqua calda. Mi spiace per come è finito il discorso mio personale, mi auguravo di avere una seconda possibilità. Sono finito fuori rosa ed in pratica obbligato a rescindere, per non scendere a compromessi. Però l'impressione è che ci fosse confusione a livello di programmazione. Breda è l'allenatore che mi ha voluto, ed è stato criticato tantissimo. Il suo 3-5-2 era più un 5-3-2, si vinceva soltanto in trasferta e poi si faceva fatica in casa. Avevamo una squadra forte, potevamo fare di più. È stato esonerato quando si era in piena zona playoff, poi ognuno faccia le proprie considerazioni. Sono più dispiaciuto per i ragazzi rimasti lì che per me, nonostante sia tra i bassifondi della C2, col rischio di finire tra i dilettanti nel giro di pochi mesi. Il mio è un pensiero sincero, non parlo da ipocrita. O sono state raccontate tante favole ad inizio stagione, oppure non so cosa pensare".

Di sicuro, c'è un dato di fatto: l'anno scorso, la Reggina si è salvata.
"Sono convinto che la Reggina si salverà anche quest'anno, ma sono preoccupato da una classifica che si sta delineando. La zona playout dista 6 punti. Fino alla vittoria importantissima di Carpi, sembrava che la Reggina avesse lo slancio per procedere a vele spiegate. Invece, la sconfitta col Crotone sa un po' di mazzata. Ora, bisogna vedere la reazione. C'è un ciclo importante di partite, sta per arrivare il momento clou".

L'umoralità porta troppo spesso a rivedere i programmi, sulla scorta di uno o due risultati. E non parlo del pubblico.
"È sempre stato il problema. Una o due partite ti cambiano totalmente l'armonia. L'anno scorso è andata così, ma forse i ragazzi ne stanno soffrendo anche quest'anno. I più esperti devono trascinare, come ha fatto Di Michele nella passata stagione. Può dare ancora tanto. L'augurio è di ripetere il finale della passata stagione. Dispiace ritrovarsi in basso, dopo le promesse del centenario. I progetti e le aspettative create alla gente erano diversi. Adesso è tardi, bisogna entrare nella mentalità della squadra che deve salvarsi. Il gioco non conta più, di riffa o di raffa serve far risultato".

C'è più rammarico da parte dei calciatori scaricati la scorsa estate, oppure da parte della società per non avervi dato continuità?
"Questo non si potrà mai sapere, non c'è la controprova. Io non so quanto sarei felice adesso ad essere a Reggio Calabria, pur giocando in Serie B. Ho vissuto la piazza, sono stato bene, ma so anche che in certi momenti, se la difficoltà percepita è 50, lì diventa 80 o 90. Le settimane di lavoro erano esasperanti: lui era sempre lì, il direttore era sempre lì, si viveva male. L'anno scorso quante volte siamo andati a Roma? Ritiri punitivi, ritiri su ritiri. Parole, tante. Riunioni. Io non so come sia dalle altre parti, ma so che queste cose pesano. Spero di proseguire il mio percorso da calciatore qua a Cuneo, ed auguro alla Reggina di salvarsi, creando meno aspettative ad inizio anno e facendo meglio i conti".

A Cuneo hai trovato un importante ex calciatore della Reggina: Fabio Artico.
"Bravissima persona. Giovane, ambizioso, è al primo anno da direttore sportivo. Magari anche lui ha commesso degli errori, a gennaio, ma li abbiamo fatti anche noi giocatori e ci stiamo assumendo la responsabilità. Pur con una delle migliori rose della categoria, siamo in zona playout. A livello umano è fantastico, è molto vicino a noi calciatori ed ha voglia di imparare. Si merita il meglio".

Ai tuoi ex compagni, cosa ti senti di dire?
"Mi sento spesso con Adejo, Fischnaller e Barillà. Sono ragazzi spettacolari, con loro mi sono trovato benissimo. L'anno scorso sapete tutti come è andata a finire, nonostante l'annata di m**** siamo riusciti a salvarci all'ultima giornata. Due anni fa, in una B più difficile, disputammo una buona stagione. Gli auguro di salvarsi e di sorridere, tornando a divertirsi. Purtroppo a Reggio, da un po', la sensazione è che si vada al campo ad allenarsi con troppa tensione addosso, e poca voglia di sorridere. Da chi deriva la tensione? Sicuramente non dalla tifoseria".