Lo schiaffo del soldato Praticò

praticodemetriodi Paolo Ficara - Se la storia (della Reggina) non è materia opinabile, la matematica lo è ancor meno. Mai come stavolta, si è scatenato un vespaio di polemiche attorno al presidente della Reggina, Mimmo Praticò, in seguito al suo intervento all'emittente pugliese Antenna Sud: "Si dovrebbe mettere alle spalle il passato, è stato frutto di un insieme di combinazioni che hanno permesso di stare diversi anni in Serie A". Questa, in particolare, la frase ritenuta più infelice e che ha provocato un'inondazione di reazioni sui social network.

Sembra di assistere ad una versione extra dello schiaffo del soldato, quel passatempo da caserma in cui, stando con un palmo della mano vicino alla testa per coprire la visuale, bisogna indovinare chi ha tirato lo schiaffo tra i tanti burloni piazzatisi alle spalle. In questo caso, di schiaffi a Praticò ne stanno arrivando a caterva da tutti. Ma a tirarsi le sberle più sonore è lui stesso, salvo poi voltarsi nell'illusione che sia stato qualcun altro.

Crediamo che l'infelice frase sulla Serie A della Reggina sia solo un concetto espresso male, malissimo. Non è possibile che volesse dire ciò che in tanti hanno recepito come il vilipendio di un invidioso. Nemmeno un acerrimo rivale messinese, catanzarese o cosentino, arriverebbe a tanto.

Non volendo farsi distrarre dalla storia, è bene concentrarsi sulla matematica. Intesa come aspetto finanziario. Qui siamo ben oltre gli esami di riparazione.

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A 26 mesi e mezzo dalla nascita della Asd Reggio Calabria, poi trasformatasi in Reggina col regime di affitto, si reclama ancora l'arrivo di forze fresche, come farebbe con l'acqua un peregrino disperso nel deserto. Dall'aumento di capitale proclamato lo scorso inverno, nell'assetto societario le novità si sono registrate solo in uscita. Nel senso che qualche socio minore ha abbandonato.

Alla famiglia Praticò, tutti dovranno sempre riconoscere una enorme generosità nell'impegnare risorse nel calcio, in questo biennio (circa) di Reggina che sta diventando triennio se si comprende la Serie D da (presunto) erede designato. Una generosità tale da mettere a repentaglio la salute delle proprie aziende. Le eventuali problematiche finanziarie di Praticò, se le dovrà (sempre eventualmente) risolvere Praticò stesso. Ma fin quando le difficoltà di Praticò riguarderanno la Reggina, l'interesse tocca la città.

Non è solo il saldo degli stipendi di prima squadra, senza del quale fioccherebbero penalizzazioni, ad indicarci lo stato di salute di una società. La base deve essere costituita dalle piccole cose. Come la toppa da mettere sull'usurato campo n.3, per consentire alla Berretti di giocarci sopra le gare del proprio campionato. O gli stipendi da poche centinaia di euro ai dipendenti.

Quando verrà promulgato il bando per la vendita definitiva di nome, marchio e matricola della Reggina, più una concessione prolungata del Sant'Agata, per Praticò potrebbe suonare una campana i cui rintocchi sarebbero molto più fragorosi, rispetto agli schiaffi delle ultime ore. E proprio in virtù dell'inoppugnabile generosità fin qui riscontrata, è difficile immaginare l'esistenza di una mattonella dalla quale tirare fuori, al momento necessario, il mezzo milione (base d'asta) per saldare il Tribunale nonché quei creditori che hanno resistito fino all'ultimo, vincendo al 'San Filippo' il 30 maggio 2015, proprio come atto di profondo rispetto verso la Reggina e la sua storia.

Se esiste una notevole difficoltà finanziaria per l'attuale Urbs Reggina 1914, e se c'è la volontà di non ripetere (o amplificare) gli errori del recente passato, lo si dica alla città con chiarezza ma anche con la massima umiltà. Lo si dica prima che sia troppo tardi. Lo si dica, perchè palumba muta non poti essiri sirbuta. Lo si dica senza rianimare lotte fratricide attorno al posto di comando. A quel punto, ci sarà chi dovrà compiere un passo avanti. Ma anche chi dovrà farne più di uno indietro.

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