Lo stadio del passato, senza né presente e né futuro

granillo600di Paolo Ficara - Il limone è spremuto. Se si trattasse del solo manto erboso, problema che sta comunque diventando atavico, non avremmo cambiato idea su quella che è stata la fortezza della Serie A. Ma lo stadio "Oreste Granillo" è ormai un coacervo di incresciosità, parlando pur sempre di un campo calcato dalle stelle dei bei tempi. Oggi è ridotto al livello di una qualsiasi struttura di provincia: in Serie D ed in Eccellenza c'è sicuramente di peggio, ma c'è anche di meglio.

Per il sindaco della città delle fosse, qualche avvallamento può risultare una bazzecola. Forse Reggio Calabria sta passando da vocazione turistica a vocazione golfistica. Ma il manto erboso del "Granillo", più che per un'eventuale Ryder Cup, nell'immediato deve tornare utile ad una squadra impegnata in un campionato di calcio professionistico. L'ultima partita ufficiale è datata 5 maggio, la prima gara d'appalto (andata deserta, evento più raro di un'eclissi solare) è di inizio agosto! Quanti giorni sono passati? Li contiamo assieme? Comprendiamo che chi ha frequentato il liceo classico possa non essere una cima in matematica, ma...

Di fronte ad un tale ritardo, tacere sarebbe stato buon senso. Chiedere scusa, sarebbe stato arte. Rispondere accampando giustificazioni, è roba da Zelig. A questo punto, ci è andata bene che la Reggina non sia stata rilevata da nessun australiano o arabo. Immaginatevi un investitore del genere, che si sente farfugliare la scusa di una gara d'appalto andata male dopo tre mesi di fondi introvabili, per giustificare il danno di una partita ufficiale rinviata. Sveglia. Vergogna.

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Gradinata chiusa, spogliatoi da ristrutturare, telecamere da ripristinare, manto erboso in cerca di miracolo. E ricordiamoci che veniamo da un campionato iniziato con restrizioni sulla capienza, proseguito con furti nello spogliatoio e concluso con la corrente saltata nel bel mezzo di un match in notturna. Piange il cuore a dover rimangiarci il parere espresso due anni fa, circa l'intoccabilità del "Granillo": l'impianto non è più buono né per la Serie C, né per la Serie A, né per un'amichevole. Abbatterlo per costruirne uno nuovo e polifunzionale, di proprietà della Reggina, è l'unica soluzione logica.

I circa 23.000 posti per il quale sarebbe omologato, curva nord compresa, al giorno d'oggi risulterebbero troppi anche se la Reggina, come per magia, si ritrovasse in Serie A. Non può esserci più quell'effetto novità tale come nei primi anni, quando in via Galilei arrivava gente proveniente dalla Sicilia o dalla zona di Catanzaro. Soprattutto non ci sono più i soldi in tasca al cittadino medio: crisi e disoccupazione diffusa, al di là dell'irrefrenabile voglia di recarsi nei luoghi "alla moda" (come è stato lo stadio ad inizio secolo), influirebbero sempre sul numero di abbonati.

Il problema esiste e va affrontato il prima possibile. Se ristrutturare completamente il "Granillo" presenta dei costi eccessivi, non rimane che concentrare tutti gli sforzi su un impianto di proprietà del club, che crei indotto anche per le casse comunali. O con un nuovo progetto, oppure andando a chiedere il "manuale d'istruzioni" a Lillo Foti dopo un bel bagno d'umiltà, recuperando quindi l'idea della Reggina Calcio prima che venisse spinta in una... fossa. Ma non ci si potrà ricordare quando sarà troppo tardi: l'attuale stadio non ha un futuro (e stando all'evidenza dei fatti, nemmeno un presente), un'eventuale cessione in gestione alla Reggina 1914 sarebbe una soluzione tampone. Serve un rimedio che consenta di stare tranquilli per qualche decennio.

Se stiamo scrivendo eresie, il sindaco ci indichi un'altra idea vincente per consentire alla Reggina di ottenere ricavi e, quindi, di poter porre le basi per tornare nel calcio che conta. Dato che, ormai da qualche anno, si fa fatica a piazzare i propri giocatori a cifre considerevoli. L'importante è che non si faccia suggerire la risposta da qualche amichetto esperto di fallimenti. A proposito: dopo il plauso alla campagna acquisti della passata stagione, nonostante un esborso monstre da parte della proprietà, attendiamo con ansia il giudizio sulle recenti mosse di calciomercato.

Gli scongiuri sono autorizzati, ma considerando il recente crollo di un eucaliptus proprio all'interno del "Granillo" (tra gradinata e curva nord), non vorremmo che un ripetersi dell'episodio possa essere attribuito ad un eccessivo boato per un gol, tale da causare uno scompenso alla temperatura interna di qualche albero. Seriamente: la tribuna, di solito, ospita più gente rispetto al gazebo di Sottozero. Meno presunzione e più manutenzione.

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