Caro Zeman, bisogna saper vincere

zeman600di Paolo Ficara - Più indisponente di chi non sa perdere, può essere solo chi non sa vincere. Karel Zeman ha deciso di ergersi a giudice di sé stesso, nonché censore altrui, a salvezza acquisita da parte della Reggina. Nei mesi precedenti il tecnico italo-ceco non aveva mai lesinato parole poco tenere verso i propri calciatori, verso gli arbitri, finanche verso gli avversari. Lo aveva fatto mantenendo pur sempre stile ed aplomb, dando l'impressione di accettare i giudizi esterni. Sabato scorso, al Sant'Agata, non ha certamente usato i toni che hanno reso celebri Trapattoni in Germania, Malesani in Grecia o Franco Gagliardi presso la stessa ubicazione. Ma ha comunque perso la brocca.

Salvezza miracolosa quella della Reggina in Lega Pro, sostiene Zeman. Fa specie che l'abbia detto proprio prima di affrontare la Paganese, compagine che solo a campionato iniziato ha avuto certezza di parteciparvi, costruita in fretta e furia con quel poco che era rimasto a fine agosto più qualche svincolato a settembre. Dopo aver centrato l'ottavo posto, miglior piazzamento storico, non ci risulta che il suo collega Grassadonia sia stato ricevuto in udienza dal Papa, né che la dirigenza abbia convocato le Frecce Tricolori a Pagani. Ciò onde evitare riferimenti molto più facili alla storia recente della Reggina. Per non parlare della scelta tra mogano e noce per la costruzione del patibolo, qualora non si fosse centrato l'obiettivo.

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Le dichiarazioni del mister sono però utili a comprendere (se lo dice lui, c'è da crederci) l'esistenza di problemi interni al gruppo. Quei problemi negati davanti a quel gruppetto di tifosi, giunti al Sant'Agata a chiedere spiegazioni dopo Vibo. Quei problemi che nessuno si è permesso di tirare fuori a stagione in corso, proprio per evitare di passare per sciacalli o avvoltoi. "Alcune scelte sono state nocive per gruppo e squadra. Va messa in rilievo l'abnegazione e la bravura dei calciatori che non hanno mai saltato un allenamento, correndo per sé e per gli altri. Se si fossero adagiati, domani non potremmo festeggiare": questo lo Zeman-pensiero circa le dinamiche interne al gruppo.

Magari un giorno sarà concesso di prendere un microfono in mano anche ai calciatori che si ritengono punti da queste frasi: solo quel giorno potremo sentire l'altra campana, e farci un'idea sul confine tra atteggiamento lavativo di mezzo organico ed assenza del necessario carisma da parte dell'allenatore. Le parole del tecnico confermano la teoria che abbiamo esposto appena una settimana fa: quella del professore poco portato all'insegnamento, che di fronte all'incapacità di far studiare tutta la classe preferisce mettersi in disparte con i pochi meritevoli. Venendo meno al proprio dovere di far crescere tutti, non solo chi cattura le sue simpatie.

Da qualche annetto seguiamo da vicino la Reggina, abbiamo avuto modo di ammirare le gestioni di allenatori come De Canio, Mazzarri o Pillon, per citare i primi che ci vengono in mente. Solo tenendo la testa sotto la sabbia, avremmo potuto non accorgerci di altri allenatori dall'imburattinamento facile, senza fare nomi. Oggi, qualora volessimo attribuire al cambio di modulo i meriti per la salvezza in Lega Pro, stia tranquillo caro Zeman che sapremmo a chi rivolgere i complimenti. Per carità, sempre di opinioni trattasi: come nel caso in cui si autoincensa nel dichiarare che senza di lui forse non ci saremmo salvati, c'è chi può pensare che la Reggina avrebbe vinto a Taranto anche con l'allenatore dei Pulcini in panchina.

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Almeno sul passaggio relativo all'esistenza di allenatori che pagano per farsi assumere, magari con l'intento di far ingaggiare calciatori utili per la propria tasca, siamo d'accordissimo con Karel Zeman. È un tesserato, se ha le prove si presenti in Procura Federale. Altrimenti non riuscirà nemmeno lui, oltre a noi, a fare pulizia in un contesto che vede la presenza di troppi raccomandati.

Quando pensiamo ad allenatori a spasso in quanto carenti di raccomandazioni, ci viene in mente quel Giacomo Tedesco che al 'San Filippo' mise le mani addosso a tutti i messinesi che stavano provando, nel sottopassaggio, a malmenare i suoi calciatori. Karel Zeman ha caratterizzato il proprio campionato per la vittoria nel derby all'andata e per la striscia di tre successi consecutivi in altrettanti scontri diretti, nella fase cruciale; ma anche per aver buscato sei pappine in casa senza un minimo cambio tattico, nonché per aver "tutelato" i propri uomini nello stesso tunnel peloritano mettendo le mani... sul telefonino! E scegliendo facebook come mezzo per difendersi ed attaccare. Magari nella prossima stagione potrà leggere una lettera agli steward del 'San Filippo', per indurli a più miti consigli.

In buona sostanza, l'intervento del figlio d'arte appare come l'estremo nonché inelegante tentativo di farsi prolungare il contratto. Se già nel dicembre scorso il presidente Praticò si è opposto al rinnovo proposto per Zeman da Martino, può darsi che non si accontenti più di essere definito buono ed integerrimo come persona. Sui motivi che invece inducono il direttore generale ad insistere da mesi per la riconferma del tecnico, preferiamo non dare sfogo alla nostra fervida immaginazione. Nel frattempo, annotiamo un altro caso in cui a soffiare sul fuoco della polemica non sono di certo i giornalisti. Speriamo di non aver sprecato troppo inchiostro virtuale, presto ci concentreremo su argomenti più importanti: come ad esempio le condizioni economiche in cui versa la società Urbs Reggina 1914, dopo le maxispese cui l'ha condotta il proprio infernum ex machina in questa stagione.

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