Ungaro al Dispaccio: "Reggina, incancellabile il 30 maggio. E su Pasquale Foggia..."

ungaro500di Paolo Ficara - Padrone dello Stretto. La Reggina che sbancò il San Filippo in quel famoso 30 maggio 2015, annoverava in campo diversi elementi con l'amaranto cucito addosso. L'unico gladiatore reggino purosangue, al di là del taurianovese Alessio Viola, era però Gaetano Ungaro. Il Dispaccio ha interpellato l'attuale difensore del Racing Roma nella settimana che conduce a Reggina-Melfi, dato che in Lucania ha collezionato la prima significativa esperienza da professionista nel 2006-07, in prestito, mentre in riva allo Stretto Walter Mazzarri scriveva la storia. C'è stato modo di parlare di passato e presente, ma anche del suo attuale direttore sportivo: Pasquale Foggia, funambolo proprio di quella indimenticabile squadra di due lustri fa.

Nella Capitale Ungaro ci gioca da gennaio, il suo Racing è ultimo ma ancora in corsa per la salvezza nel gruppo A: "Quando mi sono trasferito qui provenendo dal Potenza, evitare la retrocessione sembrava impossibile. Adesso siamo a cinque punti dalla salvezza diretta ed a quattro dai playout. Mancano sette partite. Abbiamo vinto a Siena e a Como, abbiamo battuto il forte Arezzo, ora bisogna vincere gli scontri diretti. La salvezza passa dalle tre partite che avremo in settimana".

La prossima settimana prevderà tre scontri diretti in 9 giorni anche per la Reggina: "Da tifoso mi auguro si possa centrare la salvezza. Lo merita la città. Anzi, la tifoseria non meriterebbe nemmeno di stare nei bassifondi della classifica – evidenzia Ungaro al Dispaccio – La Lega Pro è troppo importante. Bisogna salvarsi, poi fra un anno non si sa mai, si è sempre una sola categoria sotto la B e si può ripartire con altre prospettive. La piazza merita altro, ma al momento è fondamentale garantire il presente".

Ungaro era molto giovane quando indossava la maglia di un Melfi che però, da allora, non ha più mollato la Serie C: "Sono arrivati a 12 stagioni di professionismo. Ogni anno riescono a salvarsi. In Lucania c'è un grosso seguito, se gli levi il calcio è finita. Puntualmente centrano l'obiettivo. È una bella realtà, piccola ma che si sa tenere la categoria. Conosco la realtà anche perché fino a gennaio scorso ho giocato a Potenza, segnando 3 gol in 16 partite".

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Nella passata stagione, in D a Grosseto, Ungaro ha avuto come compagno Libutti terzino del Melfi, e come allenatore Orlandi tenuto in caldo per un eventuale subentro a Reggio: "Libutti è un ottimo giovane, già l'anno scorso era pronto al salto di categoria. È molto bravo sulla fascia, sta trovando spazio e se lo merita. Orlandi è arrivato quando eravamo quinti, per soli quattro punti non abbiamo vinto il campionato. Con lui mi sono trovato bene, ha saputo gestire il gruppo nonostante molti giocatori fossero stati portati dal precedente mister. Ha compattato lo spogliatoio, stavamo per vincere il campionato ma la Viterbese ci è arrivata davanti, purtroppo ci è andato male lo scontro diretto".

Ad inizio stagione c'era da aspettarsi una Reggina così in lotta per la salvezza? "Alla fine è pur sempre una squadra ripescata. Ci sta lottare per la salvezza. Paragoni con due stagioni fa? Quella è stata una salvezza straordinaria, tuttora ricordo i momenti relativi al derby. Quella partita ha cancellato le difficoltà, legate anche ai punti di penalizzazione. Forse qualcuno se l'è dimenticato... Noi ci siamo salvati, il Messina è retrocesso. Per un tifoso, per un reggino come me, quella stagione non si può cancellare. Tedesco poi è stato bravissimo a compattare tutto, arrivando in un momento difficile all'indomani di un pareggio col Savoia. C'è stato l'aiuto di Aronica, Cirillo e Belardi".

Pasquale Foggia è un dirigente da Reggina? "Il direttore è un grande. Al Racing è arrivato a gennaio, avevo firmato da due giorni. La prima cosa di cui parla qui è la Reggina del -15 – ammette subito Ungaro - Lui è stato autore di quella cavalcata che nessuno potrà mai dimenticare a Reggio. È sicuro che ci salveremo. Si tratta della sua prima esperienza da dirigente, quindi perché no. Ci può stare".

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