Reggina: salvarsi è una questione di coraggio

gerryscottidi Paolo Ficara - Chi vuol essere milionario? Tutti, ci mancherebbe. Per svariati anni, la domanda è stata posta nell'omonimo quiz preserale, sulla principale tv privata italiana. È chiaro che la volontà non bastava. Era necessario un ottimo livello di cultura generale, per rispondere a più domande possibili. Poi, dato che per arrivare al milione bisognava mettere in gioco il consistente gruzzolo già racimolato, oltre alla cultura serviva qualcosa in più. "Only the braves", amava ripetere il conduttore Gerry Scotti. Ossia, solo i coraggiosi. Detto in inglese fa più figo.

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Chi vuole retrocedere? Nessuno, risposta scontata. Fatto sta che in ogni girone di Lega Pro, volenti o nolenti, in tre tirano le cuoia a fine campionato. A Reggio Calabria, non conosciamo componenti che desiderino retrocedere. Di sicuro non lo vuole il pubblico, che ha già ingoiato troppi bocconi amari di recente. Mettiamo la mano sul fuoco anche per la proprietà: in Serie D è già stato sperperato un milione e 300 mila euro, quest'anno il prospetto è di scucire molto più di due milioni (sperando non diventino tre). Il tutto tra tasse a fondo perduto per i ripescaggi, emolumenti a calciatori e dipendenti, ritiri prepartita, pranzi, cene, etc...

Tutti soldi che andrebbero in fumo, qualora la Reggina retrocedesse in Serie D.

Torniamo al quiz di Gerry Scotti. Ogni concorrente aveva a disposizione un tris di aiuti, per risolvere eventuali dubbi. Non si è mai malignato che il pubblico, solo per far dispetto al concorrente, potesse suggerire la risposta sbagliata di proposito. Ci saranno state delle occasioni in cui a maggioranza la si è indicata, ma per insipienza. Quindi chi chiedeva la partecipazione della platea, sapeva di potersi e doversi fidare.

L'aiuto più insidioso era quello da casa. Non tutti riuscivano a scegliersi un amico abbastanza scaltro da trovare su Google la risposta in pochi secondi, o particolarmente dotto da indicarla di primo acchitto. Se l'interpellato era un rintronato, le cui nozioni erano rimaste ferme agli anni '90, la telefonata poteva considerarsi sprecata. Anzi, qualora si fosse trattato anche di una persona presuntuosa, in suggerimento sarebbe arrivata la risposta errata.

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La proprietà della Reggina, in questo momento, è come se fosse sul seggiolone del quiz. Non può e non deve sospettare del pubblico, dato che si tratta delle due componenti che sicuramente, oltre ogni ombra di dubbio, desiderano la stessa cosa. Ma deve rispondere. A sé stessa, per sé stessa. Qui da mesi c'è la sensazione che la casa stia crollando, e che prevalga il masochismo nel rimanere fermi a farsi sfondare il cranio dalle macerie. Forse non sapendo quale via d'uscita prendere, o temendo siano tutte ostruite.

Ci rendiamo conto che un lautissimo contratto pluriennale, tra i più munifici per un dirigente in Lega Pro, sia difficile da strappare di punto in bianco. Poi andrebbe pagato a vuoto, come già accaduto alla precedente società. Però il girone d'andata è finito, altre soluzioni non ne sono state trovate. Se il vertice societario ritiene di sapere la risposta giusta ... "accendiamola", per dirla con Gerry Scotti. Prima di iniziare la cura, va rimossa la metastasi. Only the braves.

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