Reggina, l'art.20 dà ragione al Tribunale. E torto a Praticò

art20noifdi Paolo Ficara - C'è chi capisce senza leggere e c'è chi legge senza capire. Le inesattezze messe in giro circa lo stato dell'arte attorno ad una Reggina Calcio attualmente in esercizio provvisorio, rappresentano fin qui il vero ostacolo alla ripartenza del calcio sulla punta dello Stivale. Qualche potenziale compratore si è allontanato, forse spaventato dalle dicerie su un'affiliazione ormai con le ore contate (errato, non verrà revocata fino a tutta la durata dell'esercizio provvisorio), sull'ammontare del debito sportivo nonché sull'eventuale categoria di ripartenza.

In una nota stampa diramata ieri dall'Urbs, in cui si sintetizza un intervento radiofonico, il consigliere d'amministrazione Giuseppe Praticò afferma: "è impossibile che questa città possa avere due squadre di calcio o che la Reggina Calcio torni in pista. Secondo le norme federali, il titolo sportivo non può essere ceduto". Inoltre, Reggionelpallone riporta un passaggio più ampio sempre dello stesso intervento: "La normativa è chiara, quando l'anno scorso abbiamo versato 300.000 euro a fondo perduto abbiamo usufruito dell'articolo 52 comma 10 delle NOIF a disposizione delle società incaricate di rappresentare una città privata della sua squadra. La Reggina Calcio, malgrado l'affiliazione, non ci pare possa avere i requisiti per avere un titolo e prendere parte ad un campionato".

Se Praticò, con queste affermazioni, intende dire che il Tribunale ha emesso una sentenza non eseguibile, nel mettere in vendita e/o in affitto i rami d'azienda della Reggina Calcio, si sbaglia di grosso. Sarebbe come affermare che non posso vedere mio fratello, avendo io un piede ingessato. Ovviamente, nulla impedisce a mio fratello di venire a farmi visita, né a lui né a qualsiasi mio congiunto. Stesso lapalissiano discorso per il titolo sportivo. È vero che la Reggina non ce l'ha, ma è anche vero che sia l'Urbs, sia tutte le squadre del comune e della provincia di Reggio partecipanti ai tornei di Serie D, Eccellenza, Promozione, eccetera, ne hanno uno.

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Ed uno ne basta e avanza, per applicare la fusione o il conferimento d'azienda ai sensi dell'art.20 delle No.i.f.: "In caso di fusione approvata, rimane affiliata alla F.I.G.C. la società che sorge dalla fusione e ad essa sono attribuiti il titolo sportivo superiore tra quelli riconosciuti alle società che hanno dato luogo alla fusione e l'anzianità di affiliazione della società affiliatasi per prima".

Così si legge al comma 5 del suddetto articolo. Stessa sostanza per il conferimento d'azienda: "In caso di conferimento approvato in conto capitale dell'azienda sportiva da parte di una società affiliata in una società dalla stessa interamente posseduta, è affiliata alla F.I.G.C. unicamente la società cui risulta conferita l'intera azienda sportiva. A detta società sono attribuiti il titolo sportivo e l'anzianità di affiliazione della società conferente". Quindi, titolo sportivo portato in dote dalla società che ce l'ha, ed anzianità di affiliazione ereditata dal club storico.

Una mossa semplice semplice, esattamente quella suggerita dal Tribunale Civile di Reggio Calabria, con sentenza di fallimento sulla Reggina Calcio depositata in data 8 giugno 2016, totalmente riscontrabile nelle normative interne federali. Peccato solo che ci sia tempo fino ad oggi, 5 luglio 2016, per una operazione del genere all'interno delle serie dilettantistiche.

Relativamente all'affermazione sui "requisiti per avere un titolo e prendere parte ad un campionato", più che inesatta è da giudicare fuorviante. La stessa Figc, nel comminare (e poi restituire), qualche mese fa, 8 punti di handicap alla Reggina Calcio, specificava che si sarebbero dovuti scontare "in caso di futura iscrizione ad un qualsiasi campionato". Cosa ovviamente possibile ed attuabile anche da un privato, il quale però dovrebbe andare a transare il milione di debiti sportivi, contando di abbatterlo almeno della metà. Dopodiché, la Figc non andrebbe certo ad inserire la Reggina in terza categoria, specie per i possibili problemi di ordine pubblico.

Quindi Tribunale da un lato, Figc dall'altro. E nel mezzo l'Urbs, convinta di poter dare torto ad entrambi.

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