Ascioti: "Ho detto a Praticò che la Reggina non è l'Hinterreggio"

asciotidi Paolo Ficara - Una leggenda tra le leggende. Ugo Ascioti ha presieduto la Reggina dal 1979 in teoria fino al 1983 ("ma Nava e Morace erano miei uomini"), ed ha presenziato sabato scorso all'amichevole a scopo benefico tra le vecchie glorie del 1988 e del 1999. Il commendatore ci ha ricevuti nella sede delle sue lavanderie industriali per parlare delle emozioni che gli ha suscitato la rimpatriata del 'Granillo', toccando tematiche del passato, del presente e del futuro.

La retrocessione del 1983 nonché gli sviluppi che portarono al collasso del 1986, sono ferite rimaste aperte per il presidente: "Non avrei dovuto prendere né Scoglio, né Fedele come direttore. Scoglio rassegnò le dimissioni dopo la partita persa col Taranto, quando il portiere Vettore fece il monello. Disse di essere stato minacciato, preferendo non rilasciare dichiarazioni – ricorda il commendatore Ascioti al Dispaccio – Poi ho messo Sbano, ma ormai era tutto alla deriva. Avevo capito l'intoppo: non mi volevano più. Lasciai a Nava il compito di portare avanti la Reggina. Ho comprato Sciannimanico per 60 milioni, vincemmo tutte le partite ritornando in C1. Dopodichè mi dissero che Morace sarebbe stato l'elemento giusto, lo portai con me al calciomercato. Avevo vergogna quando mi sono recato a Milano. Ho fatto la squadra, poi Morace ha alzato le mani e me l'ha restituita. Per salvare la Reggina, sono andato in banca a pagare una fideiussione di 750 milioni, dopodiché ho chiuso".

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Il commendatore Ascioti descrive le sensazioni provate sabato, sia prima che durante l'amichevole tra Reggina '88 e Reggina '99: "Mi sono commosso. Alfredo Auspici ha capito che ho avuto un momento particolare dentro gli spogliatoi, i calciatori mi conoscevano per nome e mi acclamavano – afferma il Presidentissimo – Sono stato al fianco di Oreste Granillo, all'epoca prendemmo Maestrelli che faceva il secondo al Bari. Se c'è uno che ha la Reggina 1914 nel cuore, sono io".

Uscito dagli spogliatoi, l'ex presidente amaranto ha conferito con l'attuale dirigenza dell'Urbs: "Ho incontrato Praticò prima della partita. Ci eravamo già visti a Roccella, gli avevo riferito di non contare su di me. Non so cosa farò, diverse squadre mi hanno chiamato ma ho detto sempre no. Non mi aspettavo che al fallimento della Reggina, il sindaco non mi interpellasse. Trent'anni fa io riconsegnai la squadra al sindaco, mi sarebbe piaciuto fornire qualche consiglio anche a microfono acceso. A Praticò ho detto che la Reggina è una cosa molto seria, non è il Santa Caterina o l'Hinterreggio. La Reggina è della città, dei tifosi. Serve un allenatore con gli attributi ed un piano triennale".

Chiediamo al commendatore Ascioti se, a suo avviso, esistano due Reggine: "Quella del tribunale lascia il tempo che trova. Cosa si dovrebbe acquistare? I campetti? La Reggina ha bisogno di una squadra. L'identità? - domandiamo al presidente – Al momento attuale c'è Praticò, ma l'idea di raccogliere fondi fra i tifosi è sbagliata in partenza. Ai miei tempi, ci definivano la Juventus del Sud. Oggi non si può uscire con una simile campagna, se si vuol essere la Reggina. Ho detto a Praticò che ha sbagliato, dovrebbe dare la squadra al sindaco. Io potrei essere convocato, al pari di altri industriali. Mi ha guardato, rispondendomi: e a me chi paga le azioni? Io riconsegnai la Reggina pagando 750 milioni, all'epoca pesavano. Da amico, gli dico che rischia di rovinarsi. Non può fare la Reggina".

Ci faccia capire, quindi per lei l'Urbs è la Reggina? "No. Possono farla come vogliono. Quando hanno creato la Reggina Calcio, chiesero l'ingresso di mio figlio per conservare la matricola - spiega Ugo Ascioti - Come abbiano poi fatto, non lo so. La mia famiglia aveva chiuso. La Reggina non è né di Praticò, né di Ascioti. I rami d'azienda della Reggina Calcio? E per farne cosa? Bisogna rifondare tutto con persone che hanno a cuore la Reggina, con il determinante supporto del Comune. Mi starebbe bene ripartire dalla quarta serie, ma con un programma triennale. Altre piazze si sono risollevate dopo la retrocessione. Quando diedi a Nava la squadra appena finita in C2, vincemmo tutte le partite. Lui era il presidente, ma io mettevo i soldi. Ora si parla di indire raccolte. Ma cosa si vuole raccogliere, i funghi? Oggi la gente ha problemi a sfamarsi. Mi sento di dire che l'attuale club non ha dove andare. Se sono pronto a subentrare? Deve chiamarmi il sindaco".

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