Reggina: quando non si dice messa, a prescindere se ci siano i soldi

praticostoriadi Paolo Ficara - Il tempo passa, la cera squaglia ed il santo non cammina. Se per alcuni la Reggina rappresenta una fede, più che una squadra di calcio, i paragoni clericali ci possono stare. Ad oggi l'entità è ancora in vita, grazie soprattutto alle mosse del Tribunale di Reggio. Ma i medici che la tengono attaccata alle macchine, sono sempre più stupiti dall'assenza di parenti o amici interessati allo stato di salute.

Al momento non sembra ci siano offerte per la Reggina, intesa nella sua interezza e quindi con una prima squadra da ricostruire e ripresentare. Una manifestazione verbale d'interesse proveniente dall'estero, tale è rimasta e non si è andati oltre. Era questa l'ipotesi che ha spinto la curatela, nei giorni scorsi, a forzare la mano in Federcalcio affinché venisse garantito l'accesso in Lega Pro ad un potenziale compratore. Esistono un paio di proposte per mantenere attivo solo il Sant'Agata, finite al momento nel congelatore.

Nonostante la sentenza del Tribunale sia stata recepita in via Allegri, al momento non c'è nessuna persona fisica o giuridica interessata a cogliere la palla al balzo. Interessata alla storia, nonché alla categoria. È come se i curatori fallimentari, immaginandoceli per un attimo nelle vesti di un sacerdote, avessero predisposto la chiesa per una messa in suffragio della Reggina, invocandone la resurrezione. Disposti a cantarla, questa messa, anche per pochi soldi. Senza che nessuno sia andato oltre la mossa di mettere la mano in tasca.

Un anno fa, nell'estate del 2015, ci sono stati dei soggetti pronti a recarsi dal notaio, per prendere una Reggina Calcio con una mole debitoria non quantificabile. Dai bilanci, almeno una decina di milioni di buco trasparivano eccome. Forse sarebbe stato solo un accanimento terapeutico, la situazione difficilmente si sarebbe sanata nel corso degli anni a venire. "Lo facciamo per salvare il professionismo", è stato affermato. Poi non si è salvato un bel nulla.

Ripensando a quelle settimane, a quella raccolta fondi, a quelle urla rivolte a non si sa chi, al viaggio a Roma per chiedere la finestrella a Tavecchio, è obbligatorio porsi una domanda: se un anno fa è stato detto al popolo di voler tenere in vita un club indebitato fino al collo (oggi scopriamo almeno 20 milioni di perdite), adesso che senso ha voltarsi dall'altro lato nel momento in cui l'esborso massimo sarebbe di un solo milione? Tra l'altro, con costi di iscrizione in Lega Pro (cioè la fideiussione) inferiori a quelli richiesti nel 2015.

Chi per un anno ha preteso che gli restituissero la storia, adesso provi almeno a recuperare un pizzico di memoria.

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Sia chiaro. Ognuno è libero di crearsi la propria squadra, accattivarsi le simpatie di più gente possibile, e soprattutto non dar conto a nessuno se vuole spendere, se non vuole spendere, quanto vuole spendere e per cosa vuole spendere. Allo stesso modo, se ancora esiste qualche tifoso della Reggina vera che pretende l'originale, si stia molto attenti a non mischiare più le due cose.

Sabato sera ci sarà un 'Granillo' da Serie A. Quella Serie A sfiorata da Rosario Sasso e compagni, e poi conquistata dalla squadra guidata per 32 partite da quel genio di Elio Gustinetti, esempio vivente di come la memoria corta e l'ingratitudine cedano sempre il passo di fronte alla storia. In queste ore, diversi tifosi stanno accogliendo come meritano gli eroi della Reggina di fine anni '80, nonché gli artisti del 1999. Sugli spalti, specie in curva, si annuncia un autentico show.

Un'idea: quei soldi lasciati l'anno scorso dai tifosi alla ats 'Salviamo la Reggina', di sicuro alla Reggina non sono serviti. Chi li tiene in cassa, dica a quanto ammontano e doni tutto all'Hospice. Grazie.

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