Reggina, la sentenza che non arriva: il Tribunale riflette su matricola e Sant'Agata

lamascheradiferrodi Paolo Ficara - Senza via d'uscita. Nel film "La maschera di ferro", D'Artagnan ed i tre (anzianotti) moschettieri sono accusati di cospirazione e presi nel mezzo tra le guardie del re e le nuove leve di moschettieri. Non hanno scampo. Ma decidono di sfidare i loro allievi, più numerosi e più armati di loro oltre che legittimati dal re a sparargli addosso, nella speranza di incutere una sorta di timore reverenziale.

Non è per mancanza di coraggio che tarda ad arrivare la sentenza del Tribunale di Reggio Calabria sul destino della Reggina. Né per romanticismo. Ed anche da parte nostra, quello è un elemento ormai caduto. Negli ultimi mesi, c'è stato il fondato sospetto di rivedere la Reggina Calcio ai nastri di partenza di un qualsiasi campionato. Quel ricorso, vinto, contro gli 8 punti di handicap da scontare a divenire, era un forte indizio. Ormai siamo al 1° giugno. Anche se la sezione fallimentare dovesse attendere un mese prima di pronunciarsi, è impensabile che la Reggina presenti domanda d'iscrizione in qualsiasi categoria. Ci siamo messi l'anima in pace.

La prospettiva sportiva non c'è più, per la società nata nell'aprile del 1986. L'unico capitolo rimasto aperto è quello giudiziario. La mole debitoria è troppo grande per essere coperta da una società di calcio, senza la possibilità di offrire giocatori al panorama calcistico nazionale e trarre quel profitto iniziato ai tempi della cessione di Massimo Orlando alla Juventus, protratto fino al passaggio di Pawel Bochniewicz all'Udinese. Come per D'Artagnan, non c'è via d'uscita.

Solo una vincita al Superenalotto avrebbe consentito alla Reggina, rappresentata dal custode giudiziario Massimo Giordano nell'ultima udienza fallimentare, di arrivare lo scorso 25 maggio al quarto piano del Ce.Dir. con una soluzione positiva. La decisione dei giudici Campagna, Asciutto e Drago arriverà. Ci sono delle istanze fallimentari presenti da oltre un anno, non possono essere ignorate. Ma ci sono anche dei dubbi su cui riflettere prima del provvedimento. Non dopo. Non avrebbe senso.

I crediti della Reggina pendenti in Lega, creano imbarazzo. Sono tanti soldi. L'ultima rata della cessione di Bochniewicz è di circa 400 mila euro. Poi ci sono tanti altri quattrini maturabili nel momento in cui le ultime generazioni di ragazzini cresciuti al Sant'Agata, trasferitisi presso altre società dopo lo svincolo d'ufficio del 23 luglio 2015, avranno la barba e faranno il proprio esordio in un campionato professionistico.

Circa un milione di euro di potenziali crediti. Una cifra che andrebbe in fumo, se la Figc revocasse l'affiliazione alla Reggina Calcio. Addio matricola. E addio ad una somma che tornerebbe molto utile per saldare i creditori. Nel 1986 fu possibile salvare la matricola 41740, trasferendola dalla defunta A.S. Reggina alla Reggina Calcio. A Bari, di recente, non è stato così: 939876, non più la storica 5710. Stesso discorso a Salerno, nonostante Lotito abbia ricomprato il marchio: la matricola 45580 della Salernitana Sport ha cessato di esistere, ora l'Unione Sportiva Salernitana ha la 934410.

Quindi le cose sono due: o a Reggio siamo (eravamo) più bravi, oppure le regole sono cambiate rispetto a 30 anni fa.

La tifoseria ha l'esigenza di andare allo stadio e poter gridare "Forza Reggina": affinché si verifichi ciò la Figc dovrà prendere provvedimenti prima del 5 luglio, previo pronunciamento del Tribunale. Salvare la matricola significherebbe avere una continuità storica. Ma queste valutazioni non incidono sull'operato della sezione fallimentare, la quale ha il dovere di pensare alle conseguenze di un fallimento non ancora decretato, ma inevitabile. Conseguenze di carattere economico, non romantico.

Anche la questione Sant'Agata può avere un peso. La Reggina ha presentato ricorso per il dissequestro. In caso di fallimento, che fine farà il centro sportivo? Come si procederà con quel reclamo? Si rischia di creare un contenzioso che si trascini per anni? La Provincia ha manifestato interesse a risolvere la questione, impegnandosi economicamente. Ancora soldi, governano il mondo. Nel film, D'Artagnan muore da audace: ma pur crepando, riesce a modificare le sorti della Francia.

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